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31 Ago [1:22]

INTERVISTA ESCLUSIVA
AL PRESIDENTE CSAI MACALUSO

di Valerio Faccini

Nella pausa pranzo della giornata di qualificazioni delle gare dei campionati italiani che si stavano disputando a Magione lo scorso 23 luglio, una Bmw M5 stradale ha compiuto alcuni giri di pista. Fermatasi in corsia box, il conducente ne è sceso per trasferirsi nell’abitacolo di una F.Azzurra con cui ha percorso qualche tornata con passo via via meno timido. Non si è trattato del test svolto da un pilota in procinto di partecipare al Trofeo Alboreto, ma di una presa di contatto nientemeno che del presidente della CSAI Luigi Macaluso.

Fa piacere vederla in pista presidente Macaluso

”Son venuto per vedere dal vivo la F.Azzurra e mi sembrava bello star vicino ai ragazzi che vi partecipano

- Parliamo degli altri campionati di velocità in circuito?

”Anche se non sono presente fisicamente, li seguo molto”.

- Le riferiscono anche i problemi e le lamentele che provengono dall’ambiente?

”Sono aggiornato in continuazione della presenza di problemi ma, mi dica, a che genere di lamentele si riferisce?”

- Trascuratezza nell’organizzazione dei weekend di gara, eccessivo affollamento di categorie, allungamento da due a tre giorni dei fine settimana, spazio esiguo nei paddock degli autodromi più piccoli...

”Guardi, io ho sentito gente molto contenta; il paddock di Magione, dove ci troviamo ora, offre un colpo d’occhio bellissimo. Quella che vedo vuota è la tribuna, ma d’altronde lo erano anche quelle di Hockenheim, come s’è visto in tv per la gara della GP2, e non è certo una novità. Bisognerebbe trovare delle soluzioni”.

- Dunque è un problema irrisolvibile?

”E’ una tendenza difficile da decodificare. Credo sia anche una questione socio-culturale legata non solo all’economia ma agli stili di vita. Nei paesi latini i fine settimana sono dedicati ad altri tipi di svaghi, a maggior ragione in piena estate. In Germania il DTM fa e faceva molto pubblico, anche grazie alle Case che regalano molti biglietti, la F.1 no. Ma d’altronde anche nel calcio vi sono situazioni poco decifrabili, col Milan che totalizza 40mila abbonati e la Juventus che invece fatica a riempire lo stadio in occasione della Champions League”

- Ci sono però realtà che funzionano: la World Series by Renault a Bilbao ha fatto il pienone e anche negli autodromi tradizionali attira molte decine di migliaia di persone.

”Bilbao, essendo una pista cittadina, è un caso a parte. E’ un esempio interessante da studiare, ma credo che se organizzassimo una corsa nel centro di Milano avrebbe un successo incredibile. Per quanto riguarda le altre gare delle World Series non saprei, non ho dati in proposito, ma Renault ha fatto dello sport la propria bandiera, da sempre. Poi bisognerebbe distinguere se il pubblico di quelle gare è formato da spettatori o da concessionari coi relativi ospiti... c’è molta differenza”.

- Paganti o meno, non si dovrebbe fare in modo di riempire le tribune a prescindere?

”D’accordo, ma non semplificherei così la questione. Tornando in casa nostra, bisognerebbe fare studi molto approfonditi in proposito. Innanzitutto bisogna partire dall’appetibilità dei campionati. Credo che il tricolore GT sia ottimo. Ha un alto numero di auto magnifiche, molte guidate bene. Per portare il pubblico fuori da casa verso gli autodromi ci vuole un ritorno alle emozioni. Bisognerebbe creare l’evento, ma farlo avrebbe dei costi molto alti e noi dobbiamo stare attenti al rapporto costi-ricavi. Tralasciando per un momento il pubblico, trovo significativo che in un momento poco favorevole per l’economia come l’attuale, avere una serie GT così florida si spieghi col fatto che quelle auto sono emozionanti, fanno sognare. Sono un prodotto coerente con le attese di chi investe somme importanti per farle correre. E la cosa funziona, al contrario di altre categorie, meno costose, che languono. Tornando al pubblico, lo scorso anno ho partecipato ad una gara per autostoriche a Spa ed alla 24 Ore di Le Mans storica, e sulle tribune non c’era nessuno, mentre due settimane fa al Festival Of Speed di Goodwood in Inghilterra c’erano 150.000 persone. Mio figlio, che mi accompagnava per la prima volta, è rimasto impressionato dal vedere coppie di ottantenni curiosare tra le auto da corsa. E’ un problema culturale. Anche i rally italiani, lo so per conoscenza diretta, perdono appassionati. Lì c’entra il fatto che, contrariamente al passato, le auto sono molto veloci, ma poco emozionanti. In ogni caso il pubblico è un aspetto sul quale la Csai dovrà darsi da fare. Non rientra strettamente nei miei compiti di presidente ma dico: diamoci da fare, abbiamo campionati appetibili, molti piloti...”

- Ecco un’altra questione: molti piloti suddivisi in molte, forse troppe, categorie.

”C’è un’offerta molto ampia, è vero, ma non si può far nulla per impedirla, siamo in regime di libera iniziativa. Quando si rispettano i criteri di sicurezza e le norme FIA, in base a quale principio si può impedire ad un organizzatore di fare il proprio mestiere? Magari non tutte le serie potranno ottenere la titolarità di campionato italiano, ma devono potersi svolgere. Poi ci penserà il mercato a decretare il successo o meno di un’iniziativa. La federazione ha il compito di sorvegliare l’attività sportiva e di favorirla con investimenti ed iniziative ad essa connesse. Ad esempio con la Scuola Federale, il progetto giovani, la formazione dei piloti della F. Azzurra”

- A proposito di formazione, una Formula non dovrebbe avere solo il compito di segnalare i piloti più talentuosi? Insegnando a tutti le stesse cose, non si rischia d’avere tanti piloti con caratteristiche simili come, mi permetta il paragone, tanti polli di batteria?

”Prodotti perfetti non ne esisitono e comunque non bisogna guardare l’aspetto negativo in ogni cosa. Abbiamo voluto creare una formula molto sicura, relativamente poco costosa, anche se dovremo monitorarla perchè potrebbe accadere come nel Mondiale Junior di rally, in cui inizialmente le auto col prezzo calmierato costavano 100 mila dollari mentre oggi siamo al doppio, che accompagni i piloti provenienti dal kart, dia loro delle basi di professionalità utili nelle categorie superiori. Purtroppo in Italia, nonostante una tradizione di altissimo livello, non siamo nelle condizioni di creare qualcosa come in Francia ha fatto la Filière Renault e non abbiamo nemmeno i soldi che ogni anno stanzia il loro governo tramite il Ministero della Jeunesse. Però, per converso, in F.1 ci sono due piloti italiani e nessun francese. Il caso di Loeb è differente. Sebastien, prima di essere assunto dalla Citroen, corse con i fondi ministeriali. I trasferimenti del Coni alla Csai sono di entità molto modesta, mi creda”>

- Ai tempi della prima nomina disse che la federazione aveva dei doveri di immagine nei confronti dei propri licenziati, schierandosi dalla parte di piloti e organizzatori. Dopo tre anni è soddisfatto di quanto è riuscito a fare?

”No, per carattere non lo sono mai. Si può far meglio, sempre. Se fossi contento, vorrebbe dire che mi sono adagiato. Sicuramente in questi anni abbiamo fatto delle cose. Non ho mai provato ad elencarle, non sono un uomo di comunicazione, non ho un approccio politico al sistema. Preferisco lavorare e fare. Oggi c’è uno stato d’animo in ACI molto positivo nei confronti dello sport, predisposto agli investimenti. In CSAI si ragiona in termini di progetti, rivolti anche all’automobilismo del 2010, del 2014, mentre un tempo si badava più alla gestione dell’esistente, del contingente. Ho trovato all’interno della commissione persone volonterose e con qualità al di sopra delle mie aspettative ed un buon grado di correttezza. Tenga presente che una federazione come la nostra, da gestire, è molto più complessa di tutte le altre. Le attività cui sovrintendiamo sono quasi dei mondi a sè e sono molto numerose: corse in circuito, rally, salite, corse di camion, gare per veicoli ad energie alternative, eccetera. Diverso è il caso delle federazioni di altri sport, sto pensando al tennis, allo sci ma anche al calcio, per esempio. Nel nostro caso bisogna avere una visione globale e poi una capacità di indirizzo coerente. Non si può pretendere di essere competenti in tutto, sarei arrogante”.

- Provi ad elencare le cose fatte…

”La Scuola Federale s’è trasformata. Abbiamo fatto degli investimenti a Vallelunga. La F.Azzurra, fortemente voluta, è partita. Il Progetto Giovani sta andando avanti. Le gare valide per i campionati mondiali che altri cercano sistematicamente di soffiarci da sotto il naso, siamo riusciti a mantenerle in maniera decorosa. Le relazioni con le federazioni degli altri paesi che un tempo s’erano un po’ perse, oggi sono molto fitte. Io credo che il livello di soddisfazione generale non sia così male; poi sa, ci sono trentamila tesserati e rendere contenti tutti è complicato. Quello che dobbiamo fare è ascoltare tutti con le orecchie non aperte, ma spalancate, per avere delle impressioni realistiche, accettando le critiche. Il mio primo mandato è scaduto e mi hanno chiesto di proseguire. Ho accettato perchè non sono riuscito ad affinare il ciclo di lavoro che mi ero imposto ed intendo farlo nel futuro. Se non sarò in grado di completarlo, sarò io stesso a lasciare il posto a qualcun altro. Io mi reco molto spesso all’estero e posso dire che la qualità delle nostre gare è elevatissima. Mi riferisco ai rally, ma anche al paddock che vedo oggi a Magione. Fuori dall’Italia è raro trovare esempi allo stesso livello”
gdlracing