Ad un primo approccio, è decisamente singolare capire come possa un circuito cittadino asiatico, ad un’ora di aliscafo da Hong Kong, essere stato il crocevia di tante carriere di giovani piloti che hanno poi scritto un’importante fetta della storia dell’automobilismo sportivo. Perché il Gran Premio di Macao è l’evento per eccellenza per i piloti che militano nelle categorie propedeutiche? I motivi sono diversi. Primo: il circuito è un tracciato unico al mondo, con un rettilineo lunghissimo, inframezzato da due curve veloci tra cui la nota Mandarin, da fare in pieno. Poi, la grande frenata della Lisboa, dove inizia il tratto cittadino, quasi tre chilometri di budello tra saliscendi e staccate che fanno sembrare Montecarlo un’autostrada. E per di più i piloti devono guidare senza poter contare sul carico aerodinamico, che viene sacrificato a favore della velocità di punta sul dritto.
Secondo: a Macao non si bluffa. Non si possono ovviamente fare test, ed è ben noto alla vigilia chi conosce o no il tracciato. Nell’era delle carriere programmate....
Nella foto, Hamilton seguito da Kubica e Rosberg (Photo Pellegrini)
L'articolo completo è consultabile all'interno del magazine al seguente indirizzo:
Magazine Italiaracing n. 12