Fastlane Magazine - page 4

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Dopo la gara inaugurale di Imola, la Formula
Renault 2.0 ALPS ha inanellato una serie di
tre appuntamenti ravvicinati che hanno
cominciato a delineare i tratti della classifica.
Pau, Spielberg e Spa-Francorchamps sono
le piste sulle quali la categoria propedeutica
per eccellenza, ha cominciato ad avere un
elenco di nomi che andranno a giocarsi il
titolo. Tre circuiti prestigiosi che, grazie alle
loro caratteristiche selettive, hanno messo in
evidenza chi ha mostrato capacità superiori
agli altri. Spa e Spielberg sono due nomi che
hanno fatto la storia della F.1. Sui loro nastri
di asfalto i più grandi piloti del motorsport
hanno scritto pagine memorabili proprio
perché le difficoltà intrinseche hanno reso
possibili imprese epiche. Per i giovani
correre su questi circuiti ha significato
accumulare esperienze che saranno utili per
il futuro, ovvero quando torneranno a
correrci con monoposto più potenti e
contesti più complessi. Spa ha fatto venire i
brividi con la salita dell'Eau Rouge e la
sequenza di curve in discesa che culmina a
Puhon dove è necessario saper trovare il
ritmo giusto ed avere una buona dose di
coraggio. Spielberg invece, con le sue
continue variazioni di pendenza non è stata
da meno. Una serie di allunghi e ripartenze
che hanno imposto ai piloti inventiva se
volevano passare l'avversario. Anche per il
circuito austriaco non sono mancati i punti
da brivido. Le vecchie curve intitolate a
Jochen Rindt, oggi divenute la curva otto e
la curva nove, ovvero due pieghe in discesa
raccordate fra loro che in pratica
costituiscono una unica virata, hanno messo
a dura prova le capacità dei piloti che
dovevano percorrerle nella maniera più
veloce possibile rispettando i limiti della
pista. Una cosa che non è riuscita a tutti,
tanto che in molti sono poi dovuti passare
dalla direzione gara per ricevere ufficialmente
la penalizzazione.
Ma prima di questi due circuiti della F.1
attuale, l'ALPS è passata da Pau. Un circuito
cittadino che impone la massima
concentrazione visto l'altissimo grado di
difficoltà. Uscire di traiettoria significa quasi
sicuramente sbattere e compromettere il
risultato. Senza contare gli imprevisti e le
continue e snervanti neutralizzazioni con
safety-car che fanno perdere il ritmo.
Insomma ai piloti viene chiesto uno sforzo
psico-fisico non indifferente. Un po' le
condizioni che un giorno potrebbero ritrovare
a Monaco che, pur essendo diverso, offre
difficoltà per certi aspetti similari.
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