International Rally Cup

10 È È una persona solare Gabriele Romei che diverte e si diverte. Ma è anche molto professionale, appena indossa il casco e, per qualche ora o qualche giorno, si dimentica il suo lavoro “vero”, quello che lo tiene parecchio impegnato: “È difficile – spiega – conciliarlo con i rally: ho un’azienda metalmeccanica e devo seguire un po’ tutto... Ma lavorando fino a tardi la sera e a volte anche nei fine settimana riesco a ritagliarmi il tempo per correre. La passione è più forte di tutto”. - Quante gare hai disputato sino ad ora? “Veramente non le ho mai contate, ma hanno fatto un articolo qualche tempo fa su Tuttorally ed ero arrivato a duecento... Aggiungendo quanto fatto dopo, penso si arrivi intorno a quota trecento. Ma bisogna anche dire che ho iniziato a correre nel 1995, per cui tanto tempo fa...”. - Quando è iniziata la tua passione per i rally? “Ero un bambino, avevo circa otto o nove anni e in paese c’era un piccolo team che faceva correre Giuliano Maioli, prima con la Stratos, la 037, la Porsche e poi con la Delta. Allora mio padre quando poteva oppure mio zio mi portavano come “piccolo meccanico” alle gare. Io ero sempre in mezzo ai piedi e così trovavano sempre qualche piccola cosa da farmi fare e da lì non sono più uscito da questo ambiente. Ho avuto modo di conoscere diverse vetture che hanno fatto la storia dei rally e ne sono stato affascinato. Anni dopo, appena presa la patente, volevo subito iniziare a correre, ma c’è voluto qualche anno per poterlo fare. Alla fine ho iniziato con Bernardelli, nel ’95 appunto, e poi ho disputato qualche altra sporadica L’intervista Gabriele Romei Lui gliele canta, le note

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