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Luca Orlandi
“Libertà e autonomia: il motorsport
ti fa crescere professionalmente”
Luca Orlandi, laureato in Ingegneria
Meccanica presso la Facoltà di Ingegneria di
Brescia, ha avuto come mentore l’Ingegner
Gadola. In Tatuus, spiega sorridendo, «mi
occupo della progettazione di qualsiasi cosa si
pensi di realizzare, dalle vetture
all’installazione di componenti come il cambio
elettrico Magneti Marelli, alla progettazione di
modellini per la galleria del vento. Seguo
magari meno la pista. In pratica opero da
supervisore: vedo cosa succede alle macchine,
intervisto i team, cerco di capire le loro
esigenze, le rielaboro e offro soluzioni. Non
offro aiuto diretto al team ma cerco di capire il
problema, di interpretare. Intervengo sul
progetto solo se necessario».
Come è arrivato in Tatuus?
«Occuparmi di macchine da corsa in realtà
non era mio obiettivo. Sono sempre stato
appassionato di motociclette, il mio sogno era
progettare moto. Mi è stata però offerta la
possibilità di lavorare in Tatuus alla fine del
mio percorso di studi, e oggi farei fatica adesso
a cercare altro. La cosa bella di questo lavoro è
la libertà che ti offre, l’autonomia nelle scelte».
Anche lei è convinto nel programma che
riguarda il Prototipo?
Il progetto della Sport mi “prende” parecchio
perché la mia tesi di laurea
riguardava su un piccolo Cn,
quindi sul progetto sto
riversando tutta l’esperienza fatta
durante la tesi. Le gare non sprint
ma di durata del campionato
VdeV e Speed sono stimolanti
anche dal punto di vista della
progettazione. C’è qualcosa in più
rispetto alla Formula, che deve
durare mezz’ora e nell’arco del
weekend gira al massimo 2‐3 ore
di pista, un complessità che
riguarda anche l’organizzazione
pre‐gara e la strategia della pista.
E’ quello che mi attira di più al momento».
Le corse possono ancora avere una ricaduta
tecnologica sulle vetture di tutti i giorni?
«In Tatuus, a partire dalla progettazione della
macchina nella galleria del vento, abbiamo
studiato anche una piccola city‐car ibrida: da
questo punto di vista è un ottimo lavoro
perché offre la possibilità di crescere e di far
esperienza, anche se per ora
la city car è rimasta un
progetto. Abbiamo
realizzato un prototipo con
motorizzazione elettrica a
cui ha collaborato l’Ingegner
Giancarlo Bruno».
L’esperienza nel motorsport
può aprire orizzonti
professionali anche al di
fuori delle corse?
«Il budget di conoscenze che
mettiamo da parte mi ha
fatto crescere da un punto di
vista sia personale sia culturale. Credo mi
possa servire anche al di fuori dell’ambito
racing, o dell’automobile in generale».
Brandon Maisano con il Prototipo a Magione nel 2012