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FORMULA 1
McLAREN
Massimo Costa
Lei il naso alla Martin Feldman non ce l’ha. Per la
MP4/27, i progettisti inglesi della McLaren hanno
preferito conferire alla monoposto che Jenson Button
e Lewis Hamilton guideranno a partire da questa set-
timana sul circuito di Jerez (ma il tester Oliver Tur-
vey li ha anticipati nel weekend provandola sul trac-
ciato test spagnolo di Idiada, in pratica due rettifili
uniti da due curve), un muso decisamente gradevole
che si unisce alla linea aggraziata delle fiancate e del-
la zona posteriore. La McLaren non vuole più partire
svantaggiata rispetto alla concorrenza. Nelle ultime
due stagioni ha dovuto rincorrere, apportando sem-
pre pesanti modifiche alle macchine del 2010 e 2011,
causa scelte a volte un po’ troppo spinte. Paddy Lowe,
direttore tecnico, è dunque partito dalla precedente
MP4/26 limitandosi a non cambiare troppo l’aspetto
esteriore (aerodinamicamente lo scorso anno non
aveva molto da invidiare alla Red Bull RB7), ma inter-
venendo non poco sotto il vestito argentato. Ma per-
ché la McLaren ha mantenuto un muso tradizionale?
La vettura 2011 proponeva un telaio anteriore già
piuttosto basso; l’altezza massima nella zona della
centina deve essere di 62,5 ma la McLaren era già al
di sotto di questo limite. Di conseguenza, il muso può
avere una discesa graduale e lineare ospitando nella
parte inferiore appendici aerodinamiche che devie-
ranno l’aria al meglio verso le fiancate e la parte infe-
riore. Le pance sono alte presentano due enormi boc-
che, quasi rettangolari come nel 2008, però poi verso
il retrotreno si restringono notevolmente e finiscono
con l’ospitare gli scarichi. Il motore è sempre il Mer-
cedes e al proposito, Martin Whitmarsh, team princi-
pal, ha voluto specificare che non c’è proprio alcuna
intenzione di costruirsi unpropulsore in casa. Ha inol-
tre fatto sapere che con Pure, il futuro motorista che
intende affacciarsi in F.1 e che ha Craig Pollock (ex
BAR) al timone di comando, non c’è alcun possibile
accordo in vista, come alcuni sostenevano. L’uscita di
scena della Mercedes come azionista della McLaren
non ha procurato particolari terremoti. Il cinquanta
per cento è in mano a una finanziaria del Bahrain di
proprietà della famiglia reale Al Khalifa (sì, proprio
quella accusata di violare i diritti umani per i ripetuti
atti di violenza nei confronti dei cittadini che prote-
stano contro le politiche locali), poi Ron Dennis detie-
ne un venticinque per cento al pari del francese, di ori-
gini arabe, Mansour Ojjeh, storico partner.
Abbiamo perso ingegneri? Finiti alla Ferrari?
Su duecento tecnici, ogni anno abbiamo un movimento
del cinque per cento. Tanti vanno e tanti arrivano
JONATHAN NEAL, DIRETTORE ESECUTIVO MCLAREN