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INDYCAR
RUBENS BARRICHELLO
Stefano Semeraro
Dalla F.1 alla Indycar. Per non smettere di accumu-
lare sogni in pista, per non accumulare troppi rim-
pianti in testa. Una scelta imposta dalle circostan-
ze, da un Circus che ha più bisogno di soldi freschi
che di esperienza consolidata, ma anche da una
giornata passata a Sebring che ha aperto nuovi
orizzonti, suggerito nuove sfide. Esempio: un cam-
pionato da correre con la KVRacing: «A farmi deci-
dere è stato proprio quello che ho visto a Sebring
– ha spiegato Rubens in una lunga intervista con-
cessa a Racer – era cominciata come una semplice
visita, poi è arrivato un invito, e alla fine si è tra-
sformato nel modo giusto di correre». Una questio-
ne che, come spesso nel motorsport, hamolto a che
fare con i soldi. Con il modo di gestire un budget,
di destinarlo a nuovi progetti. «Avevo un accordo
con il mio sponsor BMC per correre in F.1 e quan-
do ho spiegato loro che con gli stessi soldi avrei
potuto avere l’intera IndyCar, sono stati molto feli-
ci. Ci siamo accordati in modo che possa avere una
sorta di stipendio, e tutto si è concluso in maniera
soddisfacente». Anche a costo di rinnegare il vec-
chio giudizio – negativo – sugli ovali. Vero Rubin-
ho? «Sono un pilota, dopo tutto. Mi piacciono le
sfide e ho pensato che quest’anno avrei potuto
ritrovarmi in salotto a guardare in tv qualcun altro
che faceva girare la mia macchina. Mi sono detto
‘che succede, perché non vuoi continuare a corre-
re?’. E non sapevo darmi una risposta. Così ho
riflettuto che avrei potuto anche provarci, sugli
ovali, proprio per il gusto di vedere come andava a
finire, nel bene o nel male, e ho accettato. Alla fine
sarò un rookie, dovrò passare i miei esami. Non ho
grandi aspettative su cosa riuscirò a fare su certi
tracciati, perché per me saranno tutte novità. Non
ho mai guidato su piste del genere e se mi chiede-
te se mi spaventano vi rispondo di no. Non vedo
l’ora di provarci e di divertirmi, ma per vedere se
ci riuscirò devo prima aspettare di esserci sopra».
Messi da parte casi di coscienza, dubbi e inquietu-
dini assortite, aver passato 19 anni in F.1, con tan-
ti cambi di regolamenti e di vetture, non può che
essere un vantaggio. «Sì e no, correre per tanto
tempo con macchine diverse non può che aiutarti
nel processo di adattamento, ma d’altro canto non
ho mai provato niente di simile alle monoposto di
IndyCar. C’è il turbo e un peso diverso della vettu-
ra. Avrò tre sessioni di test per provare ad abituar-
mi, non mi aspetto di essere perfetto sotto tutti gli
aspetti già dall’inizio, ma conto che tutto vada bene
prima o poi. Fra l’altro anche nella IndyCar molto
è cambiato, e quindi questo per un certo verso è il
momento giusto per un nuovo arrivato. Un moto-
re è un motore, alla fine, ed essere creativo e tecni-
co nello sviluppare il motore è un lato del mio lavo-
ro che amo molto, quindi spero di portare cose
positive al team». Un pilota, ma anche un consu-
lente esperto e, a quanto sostiene Barrichello, non
troppo lento ad imparare come vanno le cose dal-
l’altra parte dell’Atlantico: «Devono essere gli inge-
gneri e Tony Kanaan a dirlo, ma dopo i primi 20
giri ero già veloce abbastanza e in grado di dare dei
suggerimenti diversi rispetto a quelli di Tony e
degli altri piloti, proprio perché vengo da un altro
mondo». Un mondo dove la pressione è superiore,
lo stress enorme, quasi insopportabile, e dove
rispetto alla IndyCar c’è molto meno spazio per i
fan. «Credo che questo sia un aspetto positivo del-
la IndyCar, poter avere tanta gente attorno. Dovrò
abituarmi anche a questo, ma dopo essere stato
così a lungo un personaggio pubblico non credo che
sarà difficile. Obiettivi per la prima stagione? Be’,
è ancora un po’ presto, ma penso che Tony abbia
portato la KV Racing su un altro livello, ora si sen-
tono più competitivi. Io spero di poter far salire
ancora il livello. Cerco però di tenere i piedi per ter-
ra, perché come ho detto, tutto è nuovo perme: non
importa se sono stato 19 anni in F.1, qui parto da
zero. Sono un tipo molto competitivo, ovviamente
voglio far bene. Dovrò adattarmi anche a strategie
di gara diverse, a un modo differente di usare le
bandiere gialle e cose di questo tipo, ma non voglio
fare un paragone fra F.1 e IndyCar: sono cose diver-
se e ciascuna divertente a suo modo”. Il contratto
di Rubens per ora è di un solo anno, ma il brasilia-
no, se tutto andrà bene, potrebbe restare nella
IndyCar anche più a lungo: «Assolutamente sì!».
In bocca al lupo, vecchio ragazzo.