Page 99 - Italiaracing

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Antonio Caruccio
Stephane Richelmi ha ritrovato il sorriso dopo i test di
Jerez e Barcellona disputati con Trident. Dopo un diffi-
cile 2011 in World Series Renault, il monegasco torna a
sperare in una stagione ad alto livello come quella che lo
portò a laurearsi vicecampione nel 2010 nel Formula 3
Italia.
Come valuti i test di Jerez e Barcellona?
“Sono andato piuttosto bene. Prima di partire non ci era-
vamo prefissati un obiettivo, solo l’intento di lavorare
bene sul passo gara, senza ambire ad un risultato crono-
metrico, ma siamo stati molto veloci sin dall’inizio.
Abbiamo fatto forse un po’ di fatica con le gomme Option,
ma la macchina lavora molto bene sui long-run e sul giro
veloce”.
Perché hai deciso di correre in GP2?
“Dopo l’esordio, con Trident, nella gara finale di Monza,
avvenuto quasi per caso, mi sono trovato bene. La corsa
ha avuto un risultato secondo me positivo, e da subito c’è
stato un buon feeling. Seppur il budget sia quasi il dop-
pio rispetto a quello della World Series Renault, c’è gran-
de seguito e abbiamo raddoppiato il contributo degli
sponsor, che godono di una visibilità maggiore”.
Cosa non è andato nel 2011?
“Con Draco era andata bene, ma è stato un anno diffici-
le dove non ho raggiunto quello che volevo. Non so cosa
sia andato storto. Nei test andavamo forte, abbiamo lavo-
rato e fatto esperienza potendo sempre lottare per i pri-
mi dieci. Abbiamo poi avuto qualche problema ai freni in
qualifica-1 di Alcaniz, nella seconda ero a ridosso della
Top-10. In gara ho accusato qualche problema in parten-
za, ma da Spa in poi non siamo più riusciti a trovare il
giusto feeling. Dopo c’è stato forse un blocco psicologico
da parte mia, che sicuramente non mi ha aiutato, anche
nel confronto con Andrè Negrao. Eravamo molto vicini
in prova, ma in qualifica mi finiva sempre davanti. A Bar-
cellona nelle ultime qualifiche sono stato veloce, ma face-
vamo fatica a capire quali motivi c’erano per giustificare
le performance, sia positive che negative”.
Negli ultimi tre anni hai sempre lavorato con
team Italiani. È solo una casualità o ti piace il
modo di lavorare?
“Trovo gradevole lavorare con gli italiani e mi è piaciuto
il campionato F.3 Italia, tralasciando la polemica sui
motori. Ho scelto sempre le migliori squadre del vostro
Paese, prima avevo lavorato con belgi e francesi, ma pre-
ferisco nettamente il modo di lavorare italiano. Seppur la
mia lingua sia quella francese ho origini italiane, il cogno-
me di mia madre è Mareschi e Richelmi è di chiare radi-
ci tricolori. Sono finito da Draco perché Cyrille Sauvage
che si occupa della mia carriera aveva corso con loro, ma
mi piace il feeling che si crea con voi ”.
Cosa pensi della decisione di fermarsi da parte di
Gabriele Lucidi, la tua ex squadra nella F.3 Ita-
lia?
“È un lavoro molto duro il suo, era sempre stressato,
fuma troppo! Scherzi a parte, penso che abbia fatto bene
a prendere questa decisione, meritandosi un po’ di pau-
sa. Ci siamo sentiti e chissà se tornerà ancora in pista.
Spero di sì anche perché per me è stato un ottimo team
manager”.
Sei l’unico pilota presente nei campionati ad alto
livello uscito da una serie italiana. Pensi che la
scuola Formula 3 ti abbia aiutato, o avresti
comunque raggiunto questo obiettivo?
“Non direi che ho perso un anno quando sono andato in
Inghilterra, ma quasi. Per me la F.3 Italia è stato un vero
e proprio trampolino di lancio, anche se c’erano sicura-
mente tante cose da migliorare nella gestione del cam-
pionato. Penso sia una scuola decisamente migliore del-
la GP3,dato che la F.3 ti offre la possibilità di lavorare
tanto sulla macchina. C’è tanta passione in Italia per il
motorsport, che dalle altre parti invece non c’è”.
Che rapporto hai col tuo compagno Leal?
“Molto buono. Lui viene dalla Colombia, ma siamo simi-
li. Entrambi riservati e ci troviamo bene insieme. È un
sudamericano e per certi aspetti mi ricorda Negrao”.
C’è un altro monegasco in GP2, Stefano Coletti.
Com’è il rapporto tra voi? Chi è più seguito a
Monaco?
“Non siamo molto seguiti, come anche Stefano ha detto
in una precedente intervista con Italiaracing. Montecar-
lo è un posto conosciuto per tante cose, quindi il motor-
sport finisce in secondo piano. Forse lui ha qualche atten-
zione in più, anche perché ha iniziato a correre e vincere
prima di me ed ha un palmarès migliore. Abbiamo già
corso insieme in Formula Renault 2.0 nel 2007, lui era
già al secondo anno, io invece all’esordio”.
Come ti trovi in Trident?
“Molto bene ho un gran feeling. I ragazzi lavorano dura-
mente e sono persone simpatiche che ci mettono tanta
passione, ricetta perfetta per una buona macchina”.
Che obiettivo ti sei prefissato per questa stagio-
ne?
“Quest’anno ci sono tanti esordienti, ed essere uno dei
primi cinque debuttanti sarebbe un bell’obiettivo. Fare
previsioni per la classifica assoluta è invece difficile. Se
guardo Coletti ad esempio, lo scorso anno ha fatto una
grande stagione, ma è arrivato indietro, quindi non saprei
cosa aspettarmi. Vorrei poter stare nella prima metà di
classifica, per poi ambire a fare un altro anno nel 2013”.
Tuo papà è stato un rallista, ti aiuta con qualche
consiglio?
“Lui mi ha trasmesso la passione, mettendomi sul kart a
dieci anni, incoraggiandomi poi a dodici nelle gare.
Quando era giovane lui non era riuscito a iniziare dal kart,
e ha dato quindi a me questa opportunità. Dalla prima
gara infatti non ho più smesso perché mi è piaciuto mol-
to. Non è un genitore invadente, anzi ha sempre cercato
di trovare persone che venissero dalla pista per aiutarmi
e darmi consigli anche perché lui veniva dal mondo dei
rally”.