Stefano Semeraro
«Sono deluso da me stesso». Gli altri lo erano da tempo, ora a Felipe Massa
inizia a mancare anche uno degli ultimi difensori: se stesso. Dopo il grigio-
re malmostoso di Melbourne, a Sepang è arrivato lo sprofondo rosso: 15esi-
mo nel giorno in cui il suo compagno raccoglieva una vittoria esaltante. Per
tentare di dargli una mano, dopo le consuete lamentele emesse dal bra-
siliano inAustralia, in Ferrari gli avevano regalato anche un telaio tut-
to nuovo. In qualifica ha ridotto il distacco di Alonso a tre decimi, in
gara si è riaperto un abisso. E ormai tutto il paddock della F.1 o qua-
si lo segna a mano, gli mormora dietro le spalle. Di rinnovare il con-
tratto con la Ferrari, che scade quest’anno, non parla più nessuno,
nemmeno i suoi amici più cari; il rischio, dopo il disastro malese, è
diventato di finire appiedato in corsa. E il secondo posto di Sergio
Perez, uno che in Ferrari ha già qualche falange, se non un piede inte-
ro, non fa che complicare le cose. «Non fatico a dire che Fernando ha
lavoratomeglio di me. Complimenti a lui e al team. Per quanto riguar-
da Sergio, il suo podio mi disturba zero, sono contento per lui». Soli-
darietà sudamericana o maschera per nascondere la fifa di licenzia-
mento? La Scuderia ufficialmente gli sta vicino, se lo coccola speran-
do che il pilota che fu quasi campione del mondo prima o poi si ripi-
gli, torni ad essere il driver veloce e affidabile che era.
«Attaccare Felipe è inutile – ha detto Stefano Domenicali –
L’importante è che lui stia tranquillo e che noi lo aiutiamo
ad adattarsi alla macchina. In qualifica abbiamo notato dei
passi in avanti, dobbiamo invece capire cosa è capitato in
gara». A spiegarlo, con candore sconfortante, in realtà ci ha
già pensato Felipe stesso. «Una gara difficile, che pure era
iniziata bene. Quando è stata fermata ero ottavo e me la gio-
cavo con il gruppetto intorno a me, poi ho iniziato a faticare
per il degradodelle ruoteanteriori.Rosbergaveva ilmiostes-
so problema ed è rientrato ai box, così ho pensato di fare lo
stesso e ho chiesto ai meccanici di rientrare anch’io. Un
errore, perché quando la pista si è asciugata ho
dovuto fare un pit-stop supplementare. La scelta
è stata mia, ora vorrei capire perché c’è stato un ren-
dimentocosì diverso fra lamiamacchinaequelladi Alon-
so». Anche qui la risposta probabilmente c’è già, e sarebbe
crudele ripeterla. Quello che veramente è un mistero è
come Massa sia finito dentro un tunnel così oscuro. L’in-
cidente di Budapest e i suoi strascichi possono contare
qualcosina, ma non sembrano il fattore determinante;
piuttosto Felipe patisce il ruolo di prima guida asso-
luta di Fernando, il modo in cui lo spagnolo si è
impadronito della squadra. Ai tempi in cui
divideva il box con Kimi Raikkonen il Fer-
rarista di riferimento per team e mecca-
nici era lui, con Alonso i ruoli si sono
invertiti. E dopo Hockenheim2010, quan-
do Felipe ha capito che a Maranello, come ai
tempi di Michael Schumacher e Rubens Barri-
chello, nessuno esita a sacrificare le ambizioni
del “numero 2” per favorire l’uomo di punta,
le cose sono andate sempre peggiorando.
Probabilmente Massa, a meno di ulterio-
ri sfaceli, non sarà sostituito quest’anno,
ancheperchéPereznonèSennae ingiro
di altri piloti capaci di fare la differen-
za al volante della Rossa e pronti alla
bisogna non è che se ne vedano tan-
ti: Adrian Sutil è veloce ma la sua
condanna giudiziaria pesa come
un macigno, Robert Kubica è un
enigma, Jarno Trulli non è un
investimento sul futuro, i gio-
vani faticano a emergere. Però
èveroche i giorni diMassaalla
Rossa sembrano ormai desti-
nati a finire. Con tanti rim-
pianti e rammarichi, non solo
dalla parte di Felipe.