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Stefano Semeraro
Guai a parlare del Bahrain a Bernie Ecclestone: l’idea
di cancellare per il secondo anno consecutivo il GP
programmato fra meno di tre settimane nel tormen-
tato paese del Golfo lo fa imbufalire, specie perché è
da un anno che i media picchiano sulla ferita. Per il
medio oriente passa la strategia di de-europeizzazio-
ne della F.1 che il Supremo persegue da tempo, il timo-
re di vedersi saltare di nuovo un tassello del suo puz-
zle lo irrita fortemente. «Nessun problema, la gara si
correrà normalmente», ha dichiarato anche di recen-
te Ecclestone. «Non capisco tutti i commenti negativi
che sono stati fatti, e che la gente riprende di continuo.
Parlano tutti di cose che non capiscono. La gente del
Bahrain è stata abbastanza coraggiosa da lanciare un
evento del genere, e noi saremo con loro fino a quan-
do ci vorranno». Anche la FIA per ora ha confermato
la data, ma la verità è che nonostante le rassicurazio-
ni delle autorità locali e i proclami di Ecclestone, mol-
ti team non sono per nulla convinti di correre in un
Paese dove la rivolta è ancora in corso e dove anche
venerdì ci sono stati scontri fra gli oppositori del regi-
me e la polizia che sono costati una nuova vita uma-
na, la prima dopo l’inizio della rivolta anti-gorverna-
tiva del 14 febbraio 2011. Secondo il periodico tedesco
“Auto Moto un Sport” molti team avrebbero già pre-
notato i voli di ritorno per lo staff dalla Cina in Euro-
pa, prevedendo di imbarcare per il vecchio continen-
te le vetture che la prossima settimana correranno a
Shanghai via Dubai invece di trasferirle dalla Cina al
Bahrain, dove si dovrebbe fare tappa la settimana suc-
cessiva, nel weekend del 20-22 aprile.
«So che tutti oggi guardano al Bahrain – ha dichiara-
to Abdullah bin Isa Al Khalifa, il presidente della fede-
razione automobilistica del regno – ed è vero che
abbiamo avuto la nostra parte di guai. La nostra gen-
te ha commesso degli errori, ma ora è il momento di
stare uniti, ed è proprio questo il messaggio che voglio
inviare alla F.1: aiutateci a unificare il nostro Paese.
Ci sono dei giovani che stanno creando dei disturbi,
ma devono essere aiutati a capire che non possono
ottenere quello che vogliono rovinando le vite delle
loro famiglie, dei loro vicini, e di chi visita il Paese».
Una tranquillità ostentata e molto di facciata, visto
che un portavoce del ministro della giustizia ha con-
fermato l’arresto di Nabeel Rajab, il presidente del
centro per il rispetto dei diritti umani del Bahrain che
la settimana scorsa aveva dichiarato: «Useremo la
chance di avere qui tanti giornalisti per il GP, e pro-
testeremo ovunque. Non siamo d’accordo sull’oppor-
tunità di organizzare una gara che ignora i sacrifici
dei nostri bambini e ignora i dolori e le ferite del Pae-
se». Per i più cinici la soluzione sarebbe già pronta,
sotto forma di una sostituzione dell’ultima ora della
gara di Shakir con una in Turchia, concordata già da
tempo fra autorità del Bahrain, Fia e Fom. Ma non
ditelo a Bernie…
BAHRAIN
I TEAM PENSANO
AL PIANO B