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Stefano Semeraro
Siamo arrivati al punto che la cosa peggiore
nonèneppurepiù laprestazionedi FelipeMas-
sa, il capro espiatorio made in Brasil, che dopo
tre gare è ancora lì, mourinianamente a zero
punti, 13esimo e inghiottito nel gruppone dei
peones con pocamacchina e nessuna ambizio-
ne. Il problema verodi questaFerrari è che non
va proprio, non la si riesce a correggere, e
soprattutto non si ha neppure idea di chi pos-
sa farlo. I 37 punti agguantati finora li ha por-
tati tutti Fernando Alonso, che pure in Cina ha
pagato con un errore suo la chance di insegui-
re il quarto posto, ma da soli non basteranno a
continuare la triste serie degli anni finiti con
zero “tituli”. Dopo il trionfo di Kimi Raikkonen
nel 2007 e l’urlo rimasto strozzato dentro il
casco di Massa l’anno dopo, a Maranello si è
come smarrita un’identità, una tradizione, la
capacità di reagire e trovare in qualche modo
una strada verso la vittoria. Anche la F2012,
come le sue quattro sorelle maggiori, non è il
messia meccanico che ci si attendeva, ma una
vettura lenta e complessa, che non riesce a far
funzionare tutte le sue componenti davvero
comeunorganismounico, non ingradodi dare
battaglia alla concorrenza inglese e tedesca.
«Non sono affatto contento di come andata la
nostra macchina». Ha ammesso Stefano
Domenicali, l’ammiraglio di una corazzata che
rischia di trasformarsi in una armata Branca-
leone. «Mi aspetto che i miei tecnici reagisca-
no in fretta, ai piloti dobbiamo dare unamono-
posto competitiva». Servirebbe uno scatto
d’orgoglio, un colpettino di genio, almeno
un’idea di sviluppo per sperare di correggere,
dopo i test al Mugello che seguiranno al
Bahrain, la rotta di una stagione che nonostan-
te l’inopinata vittoria in Malesia punta in dire-
zione sbagliata.
«Non credo che gli ingegneri siano diventati
tutti dei…. Non fatemi dire la parola», ha but-
tato lì con preoccupato sarcasmo Domenicali.
Un dubbio orrendo, ma che la storia dell’ulti-
mo quadriennio di Maranello autorizza a sfio-
rare. L’anno scorso fu giubilatoAldoCosta, che
oggi se la ride alla Mercedes, in sella al proget-
to rimangono Pat Fry e Nick Tombazis, che
nonostante la svolta “creativa” auspicata da
tutti anche quest’anno non sono riusciti a pro-
durre la macchina della rinascita. «Per ora il
problema non è la classifica – puntualizza
Alonso, l’anti-panico di Maranello che sta però
esaurendo le riserve di pazienza – sono terzo a
otto punti da Hamilton. E neanche il lavoro in
pista. Il problema è lamacchina. E’ lenta in ret-
tilineo, non riesco a superare, quando mi tro-
vo nel traffico devo tentare di farlo in posti
impossibili. E’ frustrante». Mica un problema
da poco. Fry spiega che «occorre un nuovo
metodo di lavoro», ma gli si può replicare che
il metodo di lavoro dovrebbe stare alla base di
una stagione vincente, non essere un’appendi-
ce. Possibile, davvero, che la Ferrari, stia tutta
in questa storia lamentosa, fatta di errori che si
ripetono, di attori chehannodimenticato come
si recita il copione della vittoria, e di registi che
non sanno più fare un cast?
UNA REGIA
SENZA CASTING