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Stefano Semeraro
Tutti a cantare in fretta (troppa fret-
ta): la Red Bull è morta, viva la Red
Bull. Invece, la Red Bull è viva, risor-
ta, riportata al successodalla sua cop-
piadimaghi, quello che disegna come
un pilota e quello che guida come un
progettista. Adrian Newey ha corret-
to in corsa alcuni dettagli della della
RB8, ripulendo la zona degli scarichi
troppo “barocchi” usati da Sebastian
Vettel in Cina, e con la versione usata
nei test di Barcellona e nei primi due
GP (che piaceva di più anche a Mark
Webber), ma riveduta e corretta, Seb
ha fatto il resto. Alla sua maniera:
pole e fuga alla tedesca, da front run-
ner quale è e gli piace essere. Unmar-
tello nei tempi, e una porta chiusa
senza diplomazia, ma senza neanche
troppo sudore in faccia, a Kimi Raik-
konen, nel momento più complicato
del weekend. Nelle prime tre gare,
come aveva ammesso Helmut Marko
«Seb era un po’ spaventato dalle rea-
zioni dellamacchina, e alloranon riu-
sciva ad andare veloce come avrebbe
voluto». Newey ha capito il messag-
gio. Con davanti la pista libera e l’aria
pulita anche la Red Bull fatica meno
a evitare il deterioramentodelle gom-
me, e quando si tratta di attaccare lo
spazio (vuoto), Sebastian è meglio di
Cristiano Ronaldo.
Webber è rimasto indietro, a 38
secondi, l’oltraggiodi Shanghai è ven-
dicato, la testa della classifica è di
nuovo sua. «Ma non è stato affatto
facile!», haprotestatoSebastiandopo
la gara. «La qualifica non era andata
benissimo se pensiamo all’usura
delle gomme, perché Raikkonen e
Grosjean in gara potevano disporre
di pneumatici nuovi, sapevamo che
ogni giro in cui saremmo potuti
rimanere fuori di più sarebbe stato
vitale. Ci aspettavamo che a metà
gara Kimi avrebbe avuto un vantag-
gio, riuscire a tenerlo a bada è stato
molto importante, poi l’ultimo pit-
stop è stato fantastico». Lì i mecca-
nici Red Bull si sono superati,
rimandando in pista Seb un secondo
prima di Raikkonen. «Ho cercato
solo di arrivare nella posizione per-
fetta per i meccanici, e siccome sia-
mo un team ben collaudato tutto è
stato sincronizzato alla perfezione.
E siccome niente è andato storto, era
logico che la vittoria fosse nostra».
Logico, ma non scontato. Come la
scelta delle gomme, dure alla fine,
soft ametà. «All’inizio avevamo pen-
sato di fare il pit un giro prima, ma
visto che riuscivo a stare davanti a
Kimi si è deciso di restare fuori un
giro in più. Alla fine però, l’usura si
è fatta sentire, meno male che la
gara non durava 58 o 59 giri, perché
i tempi hanno iniziato a peggiorare
drasticamente. Sono momenti in cui
se esageri con i freni, e su quella
pista i freni servonomolto, puoi dav-
vero rovinare tutto». La Red Bull
non è ancora l’astronave degli ultimi
due anni, i margini sono risicati.
Newey ha ancora del lavoro da fare
e Seb sa benissimo che il 2012 non
sarà una passeggiata per nessuno,
nemmeno per lui. «Ci sono 20 GP in
quest’anno, è una faccenda ancora
molto lunga. Per il momento abbia-
mo capito che sono piccole cose che
possono fare una grande differenza.
Pensate a Kimi: è partito 11esimo e
quasi vinceva. Sarà una stagione
combattutissima, quello che posso
dire è che in questo weekend final-
mente mi sono sentito a mio agio con
la macchina, ho sentito che potevo
farci affidamento. Quindi questa è
una vittoria di tutti».
Vettel ai ferri corti
con Kimi Raikkonen