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MONDIALE RALLY
ARGENTINA
di Guido Rancati
Il buongiorno non si vede dal mattino. Ma tutto è bene quel
che finisce bene e Sébastien Loeb può festeggiare l’ennesima
vittoria. Non la più esaltante delle sette collezionate sulla ter-
ra argentina e delle settanta rastrellate sulle strade del mon-
diale in una carriera già leggendaria e tuttavia preziosa. Impor-
tante nell’economia di una stagione ancora lunga. L’Extrater-
restre archivia la trasferta latino-americana con in cassaforte
altri venticinque punti che gli permettono di consolidare il suo
primato nella classifica iridata, che lo avvicinano di un altro
po’ a quel nono titolo che resta il suo unico, vero obiettivo.
“Ci voleva”, dice senza enfasi ripensando a come era finita la
sua esibizione portoghese. Poi ripete il suo gradimento per una
gara che offre a protagonisti e comprimari la possibilità di bat-
tersi davanti a moltitudini di appassionati: “Vincere qui –
osserva – è sempre un onore”. Già, lo è davvero. Anche se il
podio, questa volta, l’ha scalato facendo il ragioniere. Battuto
sonoramente nel primo dei diciannove tratti cronometrati –
ottavo tempo dietro persino a Sébastien Ogier e a dieci secon-
di e due da Petter Solberg – ha solo tentato di reagire. Ma alla
pausa dopo le due piesse successive s’era ritrovato quarto, a
più di mezzo minuto dal norvegese fordista. Colpa di un ecces-
sivo sovrasterzo, aveva spiegato giusto prima di approfittare
dell’ennesimo eccesso di foga di Hollywood. Sistemata in qual-
che modo la DS3, ha tirato quanto bastava per scavalcare Mik-
ko Hirvonen e tenerlo dietro in attesa dell’inevitabile cessate
le ostilità ordinato da Yves Matton per mettere fine a un duel-
lo fratricida. E quando la comunicazione di servizio è arrivata,
ha fatto quello che non avevamai fatto: s’è accontentato di tira-
re avanti senza neppure provare a impedire a Solberg di fare
incetta di successi parziali. Accettando di lasciargli quasi un
minuto nell’interminabile prova che ha aperto le danze la
domenica. Evitando persino di provare a chiudere in bellezza
per raccattare qualcosina nella Power Stage.
Il tempo dirà se a frenarlo è stata solo la voglia di riscattare il
passo falso portoghese con un risultato prezioso. Intanto s’ha
da prendere atto che la strada verso la nona corona, per lui, è
già in discesa.
UNA GARA DAL
SAPORE ANTICO
La fortuna aiuta gli audaci, si sa, E una certa audacia, gli argen-
tini, hannomostrato di averla proponendo un rally lungo (qua-
si) come quelli di una volta. E una prova da oltre sessanta chi-
lometri, metro piùmetromeno la metà di una delle garette del
Trofeo Terra della Csai. Ridare dignità anche chilometrica agli
appuntamenti del mondiale è uno dei cardini del progetto che
Jean Todt e Michele Mouton stanno portando avanti. Malgra-
do le resistenze dei costruttori che, al solito, faticano a guarda-
re oltre l’immediato. Malgrado la dichiarata avversione di
Antonio Turitto, il direttore generale del Rally d’Italia, forte
dell’esperienza accumulata sulle spiagge di Lagonissi ai tempi
in cui seguiva Adolfo Rava all’Acropoli.