Page 57 - Italiaracing

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INARO
NTE
Alfredo Filippone
Diciamolo onestamente: quando la Peugeot,
a metà gennaio, ha cancellato il programma
Sport, nessunoavrebbepotutoprevedere che
Marc Gené, uno dei piloti più veterani del
team francese, si sarebbe ritrovato tre mesi
dopo sul gradino più alto della 6 Ore di Spa,
infilato dentro una tuta Audi... Velatamente
criticato in seno alla Peugeot lo scorso anno
per un presunto calo di performance veloci-
stiche, lo spagnolo, ormai 38enne, sembrava
avviato verso un destino di “company man”,
simile a quello che svolge tuttora per la Fer-
rari, un ruolo che si addice alla perfezione a
un ragazzo preparato ed impeccabile come
lui, che vanta per di più un background di
economista e parla uno svariato numero di
lingue. Ma quando si è piloti nell’anima, la
decisione di appendere il casco al chiodo non
la si lascia volentieri agli eventi...
E invece, ecco che l’ultimo arrivato in casa
Audi, ripescato come riserva, un destino che
conosce bene dai tempi della F.1, si è rivela-
to lo stratega vincente alla primissima occa-
sione. C’è un’espressione popolare spagnola,
“llegar y besar el santo”, che si usa per i vin-
centi subito, per quelli, appunto, che arriva-
no per ultimi alla processione ma sono i pri-
mi a baciare il santo. Quando incontriamo
Marc dopo il podio di Spa , ancora fradicio di
champagne e con la coppa in mano, e gli
ricordiamo la boutade, ride di gusto: “Sì, è
vero, la vita è piena di sorprese...”
Buone e cattive, ovviamente. Non doveva
avere la stessa faccia il 18 gennaio, quando
l’annunciodellaPeugeot ha raggelato ilmon-
do dell’endurance. “E’ stato uno choc per tut-
ti”, racconta, “non c’era stata nessuna avvisa-
glia e piloti e dirigenti del team lo abbiamo
saputo appena qualche ora prima del comu-
nicato ufficiale. Per molti, un colpo durissi-
mo. Io per lo meno avevo ancora un lavoro
con la Ferrari e come commentatore TV di
F.1, ma come pilota mi sono ritrovato a pie-
di come gli altri e senzanessunaprospettiva.”
Un mese per smaltire la botta e riflettere, e
poi tenta il colpo: “Ho deciso di offrirmi
all’Audi come pilota di riserva, sono stato io
a contattare il Dr. Ulrich a fine febbraio.” Il
manager tedesco, che tutto è fuorché uno
sprovveduto, aveva già la formazione piloti
fatta, ma ha capito subito che uno come
Marc, con la sua lunga esperienza di pilota e
di uomo-marca, non andava lasciato a casa.
Al resto ci ha pensato il caso. L’incidente di
Timo Bernhard nelle prove post-Sebring e al
“panchinaro” tocca salire in macchina subi-
to, senza tanti preparativi. “Prima di Spa ho
partecipato ad una sola giornata di prove”,
raccontaMarc, “duranteun test endurance al
Ricard,maventi girimi sonobastati peraccli-
matarmi con la macchina, l’abitudine delle
sport non l’ho persa e ho una certa dimesti-
chezza con i grandi team ufficiali.”
Inevitabile chiedergli un confronto fra la
R18 e la 908, fra il team tedesco e quello
francese, ma qui prevale il professionista
serio e compassato: “I confronti li tengo
per me e non esprimo giudizi di valore, non
mi sembra corretto. Il paragone fra le mac-
chine non sarebbe giusto, perché la R18 è
una vettura di generazione posteriore alla
908 e perché non ho conosciuto l’Audi pre-
cedente. Ci sono troppe evoluzioni tecnolo-
giche recentissime, nell’erogazione della
potenza, nell’aerodinamica, nell’ergono-
mia, per poter fare paragoni. Sui team, pos-
so solo dire che entrambi sono due grandi
team e che in Audi c’è una bellissima atmo-
sfera, migliore di quello che si può avverti-
re quando non si è dentro”.
Sulla sua azzeccatissima scelta delle gomme
alla fine del primo stint, che ha dato la vitto-
ria a Spa alla R18 ultra numero 3, ha parole
sobrie: “Mi sono accorto che la traiettoria si
stava asciugando, ma sentivo che montare le
slick era rischioso. La Michelin aveva porta-
to due tipi di intermedie, uno scolpito da ‘più
bagnato’ e uno da ‘meno bagnato’, slick ma
con la mescola delle intermedie. Mi sono
velocemente consultato con il mio ingegnere
via radio e abbiamo scelto queste.” E’ stato
un gratta-e-vinci, con Duval che recupera 45
secondi nello stint successivo. Gené, ovvia-
mente, è felicissimo: “Sì,molto, ancheperchè
prima del via pensavo che le nostre chance di
vittoria erano nulle, visto che in prova aveva-
mo avuto grosse difficoltà, forse perché le
gomme non andavano in temperatura.Poi in
gara, è andato tutto alla perfezione e nel pri-
mo stint, fra gli spruzzi d’acqua, mi sono tro-
vato bene. Alcuni dei miei compagni si sono
lamentati della scarsa visibilità, ma io sono
abituato alle sport chiuse, ho corso solo su
quelle.”Ecosì, terzavittoriaaSpa, dopoquel-
le del 2008 e del 2011 con la Peugeot, “ma
questa è forse la più bella, perché imprevedi-
bile.”
E’ di colpo ridiventato pilota, Marc Gené, ma
continuerà a fare anche altro, comenegli ulti-
mi anni, anche per la Ferrari, alla quale è
ancora legato. “Mi chiamanoper qualche test
aero, per operazioni di PR con gli sponsor o
per assistere allegare”, spiega, “ene sono feli-
ce. Sul simulatore, che ho sviluppato io
durante cinque anni, ci vado di rado invece.
E’ normale, daquando il simulatoreèaMara-
nello, hanno piloti sul posto, come Bertolini
o Rigon, più vicini di me che sto in Spagna.”
Del suo destino di eterno “panchinaro” non
si lamenta: “E’ vero, mi è toccato spesso fare
da riserva, alla BMWe alla Ferrari in F.1, ora
con l’Audi,maspessomi èandatabeneesono
riuscito a correre, come capitato due volte
con la Williams BMW, e poi ora con l’Audi.
Ma nella mia vita in panchina, non ho mai
augurato del male a nessuno.”
E sul futuro immediato, cioè se correrà o no
alla 24 Ore di LeMans, il catalano non si sbi-
lancia: “Non lo so e non lo chiedo nemmeno,
perché nondipende dame. Dipende da come
starà Timo Bernhard e io gli auguro sincera-
mente che si rimetta a posto completamente
e possa correre. Mi è stato chiesto di parteci-
pare al pre-test del 3 giugno e ci sarò, poi a
decidere saranno il Dr. Ulrich, i medici e
Timo stesso. Il mio obiettivo è il 2013, esse-
re titolare l’anno prossimo. All’Audi interes-
sa la mia esperienza e uno che ci sappia fare.
Credo che lo sto dimostrando...”