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IL RICORDO
GILLES VILLENEUVE
Stefano Semeraro
foto: Actualfoto
De Andrè aveva torto, quello che oggi non abbia-
mo più – nelle corse - è quello che più ci manca.
Gilles Villeneuve, il piccolo uomo delle grandi cor-
se, il canadese volante che l’8 maggio di trent’an-
ni fa a Zolder decollò una volta di troppo, sopra la
March di Jochen Mass, in un pomeriggio di pro-
ve spezzato dalla tragedia. Villeneuve l’erede di
Nuvolari, perché era fatto dello stesso concentra-
to di grinta, nervi, muscoli, talento e coraggio. «La
prima volta che lo incontrai – raccontava Enzo
Ferrari – rividi in lui il fisico di Nuvolari e mi dis-
si: diamogli una chance». Nuvolaneuve, oppure
semplicemente Gilles, un soffio, un taglio di silla-
be che ancora oggi non ha bisogna di un’anagra-
fe più completa: basta il nome, basta il ricordo, un
lampo rosso Ferrari che si apre su un’epoca che
non c’è più eppure sta lì, accostata all’anima. Pro-
vi a spiegare a un ragazzino chi era Villeneuve e
ci riesci. Perché è facile, come incantarsi davanti
ad una canzone dei Beatles. «Gilles incarnava uno
spirito: la voglia di essere il più veloce, di andare
avanti a qualunque costo. E credo che visitando
la mostra di Modena (“Gilles Villeneuve e il suo
tempo”, al Foro Boario di Modena, dall’8 maggio
al 10 giugno, ndr), anche i giovani possano com-
prenderlo». Joanna Villeneuve è la moglie di
quello che per Jody Sheckter, campione del mon-
do con la Ferrari nel 1979, resta «una specie di
diavolo, il più veloce pilota della storia della F.1».
La custode della memoria, la madre di Melanie e
Jacques, la donna a cui prima di ogni gara Gilles
affidava il suo bene più prezioso: il tempo. «Veni-
va da me, mi dava il suo orologio, mi baciava e
diceva: “aspettami, non ci metterò molto”».
Villeneuve non ci mettevamai molto. Con le drag-
ster, con le motoslitte, poi con la monoposto di
Formula Atlantic con cui impressionò James
Hunt, a Trois Rivieres, dove aveva sverniciato tut-
ti, Alan Jones, Patrick Tambay, Keke Rosberg,
Hunt stesso. Un ex-meccanico che modificava la
sua moto-slitta da solo, senza l’aiuto degli inge-
gneri, inventandosene una versione rivoluziona-
ria a doppio-ponte. Un malato di corse che per
correre in Formula Atlantic arrivò a vendersi la
casa – ovviamente senza informare prima la
moglie Joanna. La sua F.1 sta chiusa nel giro di
sei anni, dal debutto con la McLaren, agli anni
entusiasmanti e drammatici con la Rossa. Forse
l’unico appuntamento a cui Gilles arrivò in ritar-
do fu proprio quello con la F.1, e allora decise di
togliersi due anni, l’unico vezzo di una carriera
vissuta col vento in faccia.
«Il bello di mio marito – dice oggi Joanna - è che
diceva sempre quello pensava, senza compromes-
si. Una bella persona con cui stare».
“
Plus vite papà, plus vite
(Più veloce papà, più veloce)
”
Parole di Jacques Villeneuve
che seduto sulle ginocchia del padre,
reggeva il volante dell’auto in marcia
“
Sulle prime, prendendo in mano il ricevitore, pensai che si
trattasse di uno scherzo. Per me la Ferrari era il sogno e a dire il vero
non sapevo neppure dove si trovasse la fabbrica
”
Racconto di Gilles, della prima telefonata ricevuta
da Enrico Mortara dell’ufficio stampa Ferrari, che gli propone
di recarsi a Maranello per un test sulla rossa