Stefano Semeraro
Pole da sogno, gara tutta in testa. Fino
al 25° giro. Poi - puff! – il cambio della
McLaren si è volatilizzato in una nuvo-
letta di fumo puzzolente di olio e Lewis
Hamilton è rimasto lì, a spingere sui
comandi come un ragazzino sul video-
game che non funziona più, con il
display che gli mostrava beffardo le sue
chance di vittoria: 0. Un’ingiustizia,
diciamola tutta. Se c’era qualcuno che
meritava la vittoria, domenica scorsa,
era lui. Ma le corse sono così, e come
Lewis ha ammesso citando uno dei suoi
idoli, dopo essersene tornato ai box con
la rabbia nascosta dal casco, “il valore
delle persone si giudica nei momenti
difficili, non quando tutto va bene”.
Augh. Però, adesso per Hamilton si fa
davvero dura. Negli ultimi sette GP è
stato l’ultimo a vincere due volte, a Sin-
gapore aveva una grossa chance di
ridurre il gap da Alonso e fargli sentire
il fiato sul collo, invece eccolo precipi-
tato a 52 punti di distacco, in pratica a
2
GP di distanza. Il titolo sta diventan-
do una chimera e se correre per il
secondo o il terzo posto non piace a nes-
suno, per piloti come Lewis è una beffa,
una maledizione. Un inferno. Aggiun-
geteci che da settimane, mesi ormai è
anche a bagnomaria con la McLaren,
incerto se rinnovare o no con la scude-
ria del cuore o farsi definitivamente
tentare dalla avances della Mercedes, e
avrete il quadro dello scontento sempre
più intenso di Lewis.
Possibile, starà iniziando a pensare,
che uno comeme in tutta la carriera rie-
sca a vincere “solo “ un titolo mondia-
le? L’unico iride che ha inbacheca a Ste-
venage è quello del 2008, e ora che
anche per questa stagione le chance ini-
ziano a ridursi drasticamente, Hamil-
ton deve essere in preda al furore. Nel-
la seconda parte del Mondiale fino ad
ora ha sì vinto due GP; ma è anche l’uni-
co che per quattro volte è andatodel tut-
to in bianco, 0 punti al traguardo, e nel-
le ultime sette prove del mondiale ha
portato a casa 54 punti, lametà di Alon-
so. Che pure corre con una macchina
oggi decisamente meno performante
della sua. «Perdere così ti spezza il cuo-
re – ha ammesso Lewis –Ma non voglio
mollare. Già due o tre giri prima che il
cambio si fermasse avevo capito che
c’erano dei problemi, ma dal box mi
avevano risposto che tutto era ok. Inve-
ce ho perso la terza marcia, poi il cam-
bio è andato in folle e addio, non c’è sta-
to più nulla da fare. Io ero tranquillo,
controllavoVettel, pazienza, si vede che
era destino. Se Sebastian e Fernando
continuano a finire le gare e io no sarà
durissima, ma io continuerò a lottare.
Restano ancora sei gare, devo vincerle
tutte». Ammirevole atteggiamento,
segno (forse) di una maturità faticosa-
mente raggiunta a 27 anni. Per aggiun-
gere una citazione a quella di Martin
Luther King dell’inizio, si potrebbe dire
che quello che vali non si vede da come
vinci, ma da come ti rialzi dopo essere
stato abbattuto (Vince Lombardi, gran-
de
allenatore
di
football
americano).Ma le belle citazioni riem-
piono la bocca per un minuto, le delu-
sioni rischiano di allagarti il cuore per
sempre. Per scongiurarle occorre agire
in fretta. Dopo Singapore è previsto un
incontro fra Lewis e i vertici McLaren,
in ballo ci sarà un contratto da firmare
o da rifiutare. La McLaren è la scuderia
che ha vinto più GP negli ultimi anni,
ma Hamilton forse si sente tradito da
una vettura che al momento è sì la più
veloce del lotto, ma che non abbastan-
za affidabile per nutrire i suoi sogni di
vittoria. Una parte di lui crede, o si illu-
de, di poter ottenere di più alla Merce-
des. “Prima dell’estate Lewis era deciso
a lasciare la McLaren – ha dichiarato
Bernie Ecclestone – Poi è tornato a vin-
cere e forse qualcosa è cambiato, ma
non lo so. Anzi, non credo che a questo
punto neppure Lewis sappia bene cosa
fare”.
Di sicuro vuole vincere. Ma non essere
padrone del proprio destino, per uno
come lui, è davvero un inferno.
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“
Perdere così ti spezza il cuore. Già due o tre giri prima
che il cambio si fermasse avevo capito che c’erano
dei problemi, ma dal box mi avevano risposto che tutto era ok.
Invece ho perso la terza marcia, poi il cambio è andato in folle
e addio, non c’è stato più nulla da fare
LEWIS HAMILTON