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MOTO GP
GARA A PHILLIP ISLAND
Stefano Semeraro
Un giro e mezzo e poi splash!, Dani Pedro-
sa si è squagliato sul cemento del tornan-
tino di Philipp Island e il Mondiale si è
chiuso come in fondo era più giusto: con
Casey Stoner vincitore dell’ultima gara di
casa della sua carriera e Jorge Lorenzo
campione del mondo, secondo davanti a
Carl Crutchlow e a un deluso Andrea Dovi-
zioso. «Forse avrei dovuto aspettare che le
gomme entrassero in temperatura – ha
ammesso Pedrosa – però non ho rimpian-
ti, ho fatto quello che dovevo e durante la
stagione sono migliorato. Jorge ha avuto
un po’ più di fortuna di me, ma merita il
titolo e i miei complimenti». Un titolo arri-
vato per Lorenzo in una stagione scissa,
prima sei vittorie da dominatore e poi die-
ci secondi posti amministrati con il bilan-
cino sulla sua Yamaha, portati a casa con
cautela e maturità, sapendo che c’era da
amministrare un vantaggio sufficiente e
che era inutile lanciarsi in troppe battaglie
contro i mulini a vento di fronte ad una
Honda ormai superiore. «E’ stato un anno
duro, ho dovuto lottare contro Pedrosa,
Stoner e la Honda, ho dovuto essere
costante, non sbagliaremai. Ora finalmen-
te mi sono liberato di un peso, posso
godermi questa felicità, perché vincere
contro avversari così forti è una grande
soddisfazione. A Valencia, chiudere con
una vittoria sarebbe bello, ma anche un
altro secondo posto andrà bene». E giù con
una bella bevuta, come aveva preannun-
ciato, ricordando però, da bravo ragazzo,
che si può bere solo quando non si guida e
che la sicurezza è quello che conta. E’ il suo
secondo Mondiale in Moto Gp dopo quel-
lo del 2010, l’anno prossimo si ritroverà
nel box a fianco Valentino Rossi, che in
Australia non è mai entrato nemmeno in
battaglia («ho cercato di avvicinare le
Honda, ma non c’era nulla da fare»), e sarà
una sensazione nuova, magari strana,
quella di partire da prima guida avendo in
squadra il Dottore. Ma domani è un altro
giorno, ci saranno nuove sfide, anche se
non ci sarà più come avversario Casey Sto-
ner. L’australiano a casa sua ha ammesso
–
ma guarda…–di aver provato delle emo-
zioni, delle tensioni, ma sicuramente non
ha dimostrato nessuna comprensione e
simpatia umana per il suo compagno di
squadra Pedrosa. L’idea di aiutarlo nella
rincorsa disperata al titolo neanche gli ha
sfiorato il casco, e lo scivolone di Dani è
sicuramente dovuto anche alla pressione
che il Canguro gli ha messo addosso.
«
Dani è stato molto bravo, ma Lorenzo
merita il titolo – ha detto alla fine Casey –
io volevo chiudere la carriera con una vit-
toria, è stato importante raggiungerla qui,
dopo una stagione difficile. Sono partito
male e mi sono fatto passare da Jorge e
Dani, poi una volta in testa sono riuscito a
tenere il mio ritmo. Vedere come la gente
ha tifato per me è stato speciale, mi sono
sentito orgoglioso di essere australiano. Se
mi pentirò del ritiro? No, è stata una scel-
ta meditata, avessi dei rimpianti non
l’avrei presa, non ci saranno né ripensa-
menti né ritorni». Peccato, anche perché
un talento come il suo (“il più grande che
io abbia mai visto”, ha detto Lorenzo con
un filo di malizia anti-Valentino) non è
facile trovarlo. Ma si sa, i cas(e)i della vita
sono imprevedibili, e chissà che quella
convinzione granitica non si sciolga doma-
ni in un filo di nostalgia per quel mondo
delle corse che oggi Stoner non sente più
sue, ma che in Australia ha dimostrato di
saper ancora padroneggiare.