36
FORMULA 1
LA TECNICA - LOTUS
Testi, foto, e disegni
di Paolo D’Alessio
Nell’imprevedibile Formula 1 del 2012 la
Lotus, exRenault, ha rischiato di fare la fine
della bella Maria dei detti popolari, che tut-
ti vogliono, ma nessuno se la prende. Lo
stesso, prima di Abu Dhabi, stava accaden-
do alla funerea monoposto di Kimi Raikko-
nen e Romain Grosjean, che per mesi era
stata definita la monoposto più veloce e più
rispettosa delle gomme del lotto, senza
però riuscire a salire sul gradino più alto del
podio. Colpa di piloti troppo irruenti o del-
la sua idiosincrasia ad andare bene in pro-
va? Probabilmente si, ma anche di un a
gestione tecnica non esente da errori nel
corso della stagione, e basta dare un’oc-
chiata ai risultarti conseguiti dal team, pri-
ma della gara di Abu Dhabi, per renderse-
ne conto. Partiamo dalla vettura 2012: a
differenza di altri suoi colleghi, che aveva-
no cercato di estremizzare determinate
soluzioni tecniche (effetto Coanda, F-duct)
James Allison, il coordinatore del progetto
E20, aveva invece puntato tutto sulla sem-
plicità costruttiva e sulla funzionalità. Ban-
do agli scarichi avanzati della passata sta-
gione (che facevano perdere troppi cavalli)
o alla ricerca del carico posteriore a tutti i
costi, e spazio invece alla grande efficienza
aerodinamica, ottenuta con un disegno
minimalista delle fiancate e la miniaturiz-
zazione degli organi interni (vedi foto alle-
gata), che consentivano alla Lotus di vola-
re tanto in rettilineo, come sulle curve velo-
ci.
Per esaltare queste doti, la conformazione
aerodinamica della E20 era stata studiata
per sfruttare al meglio l’ala posteriore e il
cosiddetto “effetto switch” dell’alettone
mobile, ma proprio quella che doveva rap-
presentare la caratteristica peculiare del
progetto 2012, ha finito per frenarne lo svi-
luppo. Per massimizzarne la resa, i tecnici
della Lotus si sono infatti impantanati nel-
lo sviluppo del “doppioDRS”, che ha debut-
tato all’inizio dell’estate, ma solo dopomol-
ti tentativi ha garantito apprezzabili
miglioramenti. Come si vede nel disegno, il
concetto espiratore è lo stesso della Merce-
des (migliorare le prestazioni della mono-
posto sul dritto), ma funziona in maniera
assai diversa. Il condotto F-duct della Lotus
interessa infatti l’ala posteriore e viene ali-
mentato dalla presa d’aria motore e da due
“
orecchie” ubicate ai lati della medesima,
che incanalano il flusso verso il posteriore:
una parte va a lambire il profilo alare bas-
so, la restante viene sparata, attraverso una
specifica carenatura a periscopio, verso il
profilo principale e di qui verso le paratie
laterali, per ridurre i vortici che si creano in
loco. Una soluzione certamente geniale,
che non ha però consentito alla Lotus quel-
l’incremento di prestazioni che i tecnici si
attendevano e ha fatto perdere tanto, trop-
po tempo, ad un team che in alcune circo-
stanza (Spa e Hungaroring) avrebbe inve-
ce potuto puntare al gradino più alto del
podio. Per fortuna, per gli uomini di Ensto-
ne, a riequilibrare le cose ci ha pensato la
gara di Abu Dhabi, la più imprevedibile e
pazza della stagione, che ci ha restituito una
Lotus nelle posizioni che le competono e ci
ha riportato indietro di alcuni anni, quan-
do le vetture di Enstone, che allora si chia-
mavano Renault, spadroneggiavano nel
mondiale, con un certo Fernando Alonso...