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MOTO GP
GARA A VALENCIA
Stefano Semeraro
L’atto più emozionante del finale di stagio-
ne, diciamolo, non è stato il GP di Valencia.
Per carità, in pista le emozioni non sono
mancate con la vittoria di Pedrosa che così
da secondo in campionato può vantarsi di
avere più vittorie (7 contro 6) del campeon
Jorge Lorenzo, il volo spettacolare ma per
fortuna senza danni proprio di Jorge, o
l’ennesimo e deprimente sprofondo di
Valentino, doppiato con la Ducati dei rim-
pianti in attesa di risalire sulla Yamaha dei
sogni. Però già lo si sapeva che stavolta
sarebbe stata questione di addii, prima che
di arrivi.
I due addii gemelli di Max Biaggi e Casey
Stoner, il primo annunciato in settimana,
con il titolo di SuperBike ancora fresco in
tasca, il secondo annunciato da tempo ma
realizzatosi proprio a Valencia, con quel-
l’ultimo giro che il Canguro Mannaro ha
percorso con la lacrima nascosta dalla
visiera, prima di salire sull’ultimo podio
della sua carriera. Una carriera lunga – 12
anni – ma che a 26 anni dà l’idea di un filo
tagliato precocemente. «Non vi dirò cosa
ho provato in quell’ultimo giro – ha detto
alla fine Casey – ho cercato solo di guardar-
mi attorno, ma forse ci vorrà del tempo, pri-
ma che capisca veramente cosa è succes-
so». In sala stampa gli hanno fatto un
applauso di cuore, infinito, mentre Dani
Pedrosa fischiava, un dito in bocca, come
un fan allo stadio. Il suo è stato un anno dif-
ficile, per via dell’infortunio alla caviglia, la
lunga pausa, come del resto è stata diffici-
le tutta la sa carriera, sospesa fra grandi
trionfi e grandi sofferenze. Lo Stoner delle
cadute e lo Stoner più veloce di tutti, anche
di Barry Sheene o di Valentino secondo gli
storici dello sport, lo Stoner guerriro e quel-
lo fragile, il campione che non si è mai sen-
tito abbastanza amato, che ha sofferto da
cani la rivalità con Valentino. Lo Stoner
ducatista capace di far vincere la Rossa
come al Dottore non mai riuscito nemme-
no in sogno, ma a volte incapace di essere
qualcosa di più che il più veloce. Lo Stoner
dei sassolini nelle scarpe: «Dopo quello che
ho fatto negli ultimi due anni penso che alla
Ducati avranno una considerazione diver-
sa di me...», si è fatto sfuggire a Valencia.
Un veleno a cui Valentino ha aggiunto una
dose in una intervista alla rivista australia-
na Rider « Stoner è stato l’unico ad essere
veloce con la Ducati, tutti quelli che ci han-
no provato si sono distrutti la carriera,
anche a livello mentale. Io no, ho un’altra
possibilità, ma solo adesso capisco il valo-
re di Casey».
Forse Casey il fenomeno si è già pentito di
aver annunciato il ritiro a Le Mans, quan-
do era ancora in battaglia con Lorenzo per
il titolo, forse questo finale di stagione
avrebbe potuto convincerlo a continuare
ancora un anno. A non “andare a pescare”,
come gli hanno suggerito scherzosamente
dai box nel finale a Valencia. Da quando ha
debuttato inMotoGPCasey ha vinto 38Gp,
contro i soli 26 di Valentino, ma del Doctor
ha sempre subìto il carisma, soprattutto
dopo quel leggendario duello a Laguna
Seca. Ritirarsi a 26 anni è un segno di disa-
gio, verso quel campionato che Casey
sostiene di non amare più, ma anche un
peccato perché nei prossimi anni sarebbe
stato fantastico vederlo battersi con Loren-
zo, Pedrosa, e soprattutto con il nuovo
Valentino tornato “giapponese”. «Un gior-
no spiegherò i motivi del mio abbandono»,
ha detto sibillino. E chissà che di andare a
pescare, di stare nel suo bush australiano a
guardare le stelle prima o poi non si stan-
chi. E non decida di venircelo a spiegare di
nuovo in pista, a muso duro, quello che
pensa veramente delle corse e dei suoi
avversari.
Da un rivale di ossi all’altro, da un caratte-
re spigoloso a uno che si è appena un po’
addolcito negli anni. Max Biaggi è stato il
primo, grande antagonista di Valentino, il
“
cattivo” dell’epoca d’oro, dei duelli aspri
contro il Rossi giovane, delle risse sfiorate
nel dopo gara. Max il duro, Max lo scontro-
so, anche se poi a conoscerlo un po’ di più
ci si ricredeva, si conosceva un uomomaga-
ri non facile, non adatto ai sorrisi di circo-
stanza, al buonismo a poco prezzo, ma
genuino, vero. Un campione che il titolo in
MotoGp l’ha solo sfiorato e che ha poi deci-
so di andarsi a prendere gli ultimi duemon-
diali della carriera in SuperBike, fra i duri
e i puri, nel cuore delle gare ma forse più
lontano dalla politica. «Mi ritiro adesso
perché sono al massimo, ed è bello andar-
sene da vincenti», ha detto Biaggi, che sem-