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Massimo Costa
Diciamo la verità: i suoi circuiti non sono proprio male, ma questo di
Austin gli è riuscito veramente bene. HermannTilke sta firmando tut-
te le recenti piste costruite per ospitare gare di F.1, ma non solo. Per-
ché suoi sono il Motorland Aragon di Alcaniz, in Spagna, dove lemac-
chine del mondiale non ci andrannomai se non per degli show (ci cor-
re però il motomondiale), e suo è anche il Moscow Raceway, risulta-
to però troppo corto per ospitare GP di F.1. Austin è unmisto delle sue
variecreazioniedhaoffertovaripuntiveramentespettacolariedimpe-
gnativi che sono piaciuti parecchio ai piloti. La tanto temuta prima
curva non ha prodotto gli effetti devastanti che le solite cassandre pre-
vedevano, ed anzi, quella salita così ripida subito dopo la partenza è
parsa veramente bizzarra e curiosa, se non unica: “Ci hanno messo a
disposizione un terreno lungo e stretto, leggermente collinare”, ha
spiegato Tilke, “così ho pensato di sfruttare a fondo queste caratteri-
stiche. La pendenza massima in salita è del 14,6 per cento, in discesa
del 12,4 per cento. Non ricordo circuiti con simili dislivelli, tra quelli
di una volta citerei Brands Hatch, Spa nel punto della Eau Rouge e il
vecchio Nurburgring”. Tilke ha ragione, aggiungiamo però la discesa
che segue il rettifilo di arrivo di San Paolo, con quella esse sinistra-
destra da fare tutta d’un fiato e che proprio domenica prossima deci-
derà il mondiale. E anche l’autodromo di Istanbul, molto bello e pur-
troppo abbandonato, progettato da Tilke, presentava un notevole
dislivello dopo il via. Tilke prosegue: “L’unica zona piatta è quella del
rettilineo del traguardo, ma già alla fine dei box la pista inizia a salire
e la prima curva è molto impegnativa in quanto dentro la macchina
gli occhi del pilota punteranno per un attimo il cielo e non è stato faci-
le trovare la traiettoria corretta. Credo sia uno dei circuiti più difficili
del mondiale, con diversi tranelli e punti dove è facile commettere
errori”. Austinmisura 5.5 chilometri, il rettilineo lungomisura 1,1 chi-
lometri. C’è di tutto. Curve veloci, come la famosa 8 di Istanbul, e cur-
vemolto lente, come Tilke ha realizzato al MoscowRaceway. Il circui-
to ha avuto in Mario Andretti, campione del mondo nel 1978 con la
Lotus, il grande mentore: “L’America ha sempre avuto un rapporto
stranocon laF.1”, hadichiaratoallaGazzettadelloSport, “maallo stes-
so tempo la base dei tifosi è più ampia di quel che si crede. Indiana-
polis è sempre stato un equivoco, non si può creare una pista strada-
le dentro un ovale, mancava l’ambiente. Invece il Texas ha scelto di
fare una pista specifica, investendo nel tempo. Il circuito è molto tec-
nico, il futuro è qui”, ha sentenziato Andretti. Qualcun altro ha detto
che quella di Austin è la prima vera pistamai costruita negli Stati Uni-
ti. Senza sbagliare. Gli attuali tracciati permanenti, comeLagunaSeca,
Sonoma, Lexington, Elkhart Lake, Sebring, sono privi delle necessa-
rie misure di sicurezza, vecchi, con vie di fuga brevi. Austin traccia un
solco netto con tutte le altre piste americane, questo è fuor di dubbio.
La risposta del pubblico poi è stata quasi scioccante. Tribune assolu-
tamente piene il sabato e la domenica, gran tifo, gran divertimento
grazie ad una gara veramente spettacolare. Gli USA avranno scoper-
to che non c’è solo la Nascar…