Pagina 72 - Italiaracing.net Magazine

72
WTCC
ROBERT HUFF
Dario Sala
Chiedo scusa a tutti quelli a cui ho
rischiato di far venire un infarto dopo
la prima gara”. Il messaggio è apparso
su Twitter un paio di ore dopo la fine di
gara due a Macao. Robert Huff aveva
già in tasca il titolo di Campione del
Mondo WTCC e stava smaltendo la sua
paura dopo aver rischiato di buttare
tutto alle ortiche con un errore stupido.
Quello che è successo dopo è storia
nota. Huff, archiviata la cavolata e
ristabilito un sistema nervoso decente,
ha conquistato la piazza d'onore nella
seconda frazione, conquistando i pun-
ti necessari a diventare campione. Un
titolo meritato quello del ragazzo di
Newmarket, cittadina a 13 miglia da
Cambridge, nato il giorno di Natale (25
dicembre 1979) e arrivato dopo anni
nei quali si è migliorato come pilota di
vetture Turismo e probabilmente come
uomo. Dopo la trafila delle formule,
Huff ha investito subito nelle ruote
coperte vincendo il Trofeo Clio Renault
britannico nel 2002, la Seat Cupra nel
2003
e due gare nel BTCC nel 2004 al
suo primo anno da professionista. Nel
2005
è arrivata la chiamata di RayMal-
lock a cui la Chevrolet aveva dato inca-
rico di sviluppare la Lacetti per affron-
tare il neonato Campionato del Mondo
per vetture Turismo, ovvero il WTCC.
L'inizio non fu affatto facile. Huff dove-
va confrontarsi con un ambiente del
tutto nuovo, fatto di piloti professioni-
sti che non lasciavano nulla a nessuno.
C'era una squadra completamente al
debutto, una macchina che non aveva
mai messo le ruote in pista e dei
compagni (Nicola Larini
e Alain Menu)
considerati
d e i
mostri sacri del Turismo. C'erano tutti
gli ingredienti per un fallimento e,
all'inizio, ci si andò vicino. In molti
additavano l'inglese per la sua irruenza
e i suoi tanti, troppi, errori. Come ogni
giovane, badava solamente a primeg-
giare nei confronti dei compagni di
squadra e così esigeva le gomme nuove
anche nelle prove libere anziché lavo-
rare per la squadra ed in ottica delle
gare. Insomma un giovane come tanti.
Il cambiamento però, era in atto, e,
anche se molto lentamente, Huff ha
cominciato a migliorare. Nel 2005 finì
ventesimo in classifica generale, ma nel
2006
arrivò già la prima vittoria a
Brno. Un trionfo segnò anche il 2007
mentre nel 2008 le vittorie furono due
e ci furono piazzamenti sufficienti a far-
lo arrivare terzo in campionato. I suc-
cessi aumentarono di numero nel 2009
e nel 2010, ma non la posizione in clas-
sifica. Qualche errore nelle fasi crucia-
li del campionato gli avevano sempre
fatto perdere l'attimo buono. La stessa
cosa accadde nel 2011 nonostante le sei
vittorie e il fatto che la Chevrolet fosse
diventata un armata senza rivali. Tutti
nel paddock davano credito ad Huff se
si parlava di vittorie di tappa, ma in
pochi vedevano in lui un Campione del
Mondo. Anche il 2012 stava rispettan-
do queste previsioni e tutti pensavano
che alla fine Yvan Muller avrebbe
prevalso ancora. Invece, pro-
prio l'alsaziano ha infi-
lato una serie di
errori cla-
morosi, consentendo ad Huff di anda-
re a Macao in testa alla classifica con
ampio margine. E' vero che il francese
ha fornito all'inglese dei veri e propri
assist, ma a canestro l'inglese ci è anda-
to da solo, vincendo in maniera meri-
tata. Sarebbe davvero grossolano pen-
sare che la sua vittoria sia solo il frutto
degli errori altrui. Huff ha guidato bene
ed in maniera efficace riuscendo
comunque a restare a contatto dei suoi
compagni di squadra. Certo anche la
fortuna ha avuto un ruolo in tutto ciò,
ma chi non ne ha avuta per vincere un
campionato del mondo? Adesso per lui
arriverà il difficile: confermarsi ad alti
livelli. Andy Priaulx, Gabriele Tarquini,
Muller lo hanno fatto anche con mac-
chine inferiori e a questo è chiamato
Huff. Convincere il paddock di essere
un campione di razza che ha meritato
l'alloro iridato. Il prossimo anno la
RML dovrebbe far correre ancora que-
ste Cruze seppur in forma privata.
Saranno macchine competitive in gra-
do di vincere. Se Huff, come sembra,
sarà della partita avrà questa grande
chance. Compito difficile, ma se ci
si riesce si va nell'Olimpo
assieme ai più bravi.