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WTCC
CHEVROLET STORY
Alfredo Filippone
Con la premiazione FIA a Istanbul, dove la
Chevrolet e i suoi han portato via tutti i tro-
fei WTCC in palio, si è concluso il cammino
della Casa americana nel Mondiale Turismo.
Otto anni di presenza, ufficiale, dapprima
partendo con la Lacetti, poi con la Cruze, in
un crescendo dal fondo griglia sino alle tre
ultime esaltanti stagioni, firmate con tredop-
pi titoli consecutivi, costruttori e piloti. Tut-
toerainiziatonel2004,quandoilgruppoGM
ha iniziato a sondare la possibilità di un pro-
gramma sportivo per la Daewoo, il suo mar-
chio coreano, ben impiantato sui mercati
internazionali, ma privo di immagine. La
missione di esplorazione viene affidata ad
Eric Nève, il manager franco-belga che in
precedenza si eraoccupatodiDTMe cheavrà
un ruolo determinante nell’avventura Che-
vrolet. Già, perché proprio nel corso del
2004,
la GMdecide un rebrand della gamma
Daewoo con il più noto e prestigiosomarchio
Chevrolet destinato a diventare lamarca glo-
bale del gruppo. Altro sviluppo inatteso
durante quel fatidico 2004, l’Europeo Turi-
smo, cheNèveaveva individuatocome lo sce-
nario ideale, è destinato a diventare unMon-
diale FIA. Due ragioni in più, dunque, per
varare il programma WTCC.
La vetturaprescelta è laLacetti, una tranquil-
la familiare tre volumi non proprio nata per
correre. Ma a farne una vettura da corsa ci
pensa la RML, il partner tecnico prescelto.
L’azienda di Ray Mallock è uno dei prepara-
tori più quotati del settore, forte di tanti suc-
cessi nel BTCC e nel Mondiale Sport. Il gran
debutto è aMonza2005, primissima garadel
neonato WTCC, ma il cronometro avverte
subito che la strada sarà lunga: in qualifica,
la prima Lacetti è a 3 secondi e mezzo dalla
pole, nonostante laChevrolet abbia ingaggia-
to due esperti campionissimi della specialità
come Nicola Larini ed Alain Menu, cui viene
affiancato un giovane inglese, Rob Huff.
C’era persino troppo ottimismo nel team
dopo i test privati. Lamia esperienzami face-
va essere molto più prudente”, ammette
AlainMenu, “Quel giorno aMonza sono ridi-
scesi tutti coi piedi per terra, ma la scossa è
stata positiva, ci ha dato l’impulso per lavo-
rare sodo e con modestia.” Cosa che la RML,
con la sua perfetta organizzazione, sapeva
certamente fare. E’ rivelatore un dettaglio
raccontato da Eric Nève: “Solitamente, dopo
ogni week-end di gara, si compila una lista di
punti tecnici da rivedere. In genere, sono una
trentina. Dopo il debutto a Monza, la lista
aveva 160 voci.”
Nel corsodellaprima stagione, arrivano i pri-
mi punticini eaMacao,Menuconsegue il pri-
mo podio, anche se il terzo posto viene per-
so in sede di verifica perché nel serbatoio del-
la Lacetti non ci sono i tre litri minimi di ben-
zina richiesti dal regolamento. Il 2006 vede
il primo successo, alla terza gara, quando
Menu s’impone in gara 2, nel nubifragio.
Una vittoria emozionante e una delle poche
volte che ho pianto di gioia”, ammette il gine-
vrino, che col tempo diventerà l’ambasciato-
re migliore di una marca fondata da un’altro
elvetico, Louis Chevrolet, e porterà spesso il
numero 8 che Louis usava in gara. Sempre
nel 2006 arriva un secondo successo, con
Huff a Brno.
Il 2007èun’annata fasta, con laLacetti ormai
competitiva, che s’impone in 7 occasioni e su
tutti i circuiti cittadini, e consegue anche la
prima pole, la prima vittoria in gara-1, a Zan-
dvoort, la prima doppietta e la prima triplet-
ta, a Oporto. Ma la sorte è invece parca con
Nicola Larini, spesso sul podio ma ancora a
secco di successi. Sembra fatta ad Ander-
storp, ma all’ultima curva viene superato da
Rickard Rydell. Lo svedese è stato assunto
una tantum, come “idolo di casa”, per guida-
re la quarta Chevy ma incurante degli ordini
di squadra, ha fregato Menu e Larini nell’ul-
timissimo giro (giocandosi di fatto un posto
in squadra per l’anno successivo). Ancor
oggi, quel tradimento è ricordato nel team
come il momento più nero degli otto anni di
WTCC. Il dopo-gara fu surreale: tifosi svede-
si in tripudio per il successo del loro benia-
mino, Rydell interdetto una volta capito che
l’aveva combinata grossa, gli inglesi della
RML impietriti dallo stupore, Nève che cer-
cava di far buon viso a cattivo gioco (era pur
sempre una tripletta!) e Larini imbufalito e
pronto a scazzottare il ‘compagno’. “Fu un
vero furto, che mi fece meditare di abbando-
nare le corse” diceoggi il toscano, che aggiun-
ge: “Quell’anno si poteva già puntare alMon-
diale,ma il teamnon ci credette abbastanza.”
Tripletta con polemica nel 2007
ad Anderstop in Svezia