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FORMULA 1
JAIME ALGUERSUARI
Stefano Semeraro
«
La formula uno è diventata un’asta». Povero Jaime
Alguersuari. Sembra Geoff Rush nella scena finale
dell’ultimo film di Giuseppe Tornatore, “La migliore
offerta”. Seduto ad un caffè, attorniato da orologi che
scandiscono beffardamente il tempo, in attesa che
qualcuno venga a salvarlo da una rumorosissima soli-
tudine. Il driver spagnolo a fine 2011 era stato – come
dire? – eiettato dal suo abitacolo alla Toro Rosso
insieme a Sebastien Buemi per volontà del terribile
truppenfuhrer della scuderia, Helmut Marko. «Non
è un vincente», era stata la lapidaria condanna. Più
che altro, Jaime in almeno un’occasione aveva avuto
l’ardire di non smaterializzarsi dalla pista al passag-
gio di SebastianVettel, e aveva pagato caro anche quel
peccato di superbia: voler stare in pista con gli stessi
diritti di tutti i suoi colleghi. Ragazzo intelligente e
abile disc-jockey, Jaime si era rassegnato ad un anno
di purgatorio tra consolle, test per la Pirelli F.1, alle-
namenti in kart e vacanze, in attesa di rientrare in cor-
sa nella giostra del Circus. Sono giovane, bravo, si era
detto. Quello della Toro Rosso è solo un incidente di
percorso. Invece… La crisi economica anziché atte-
nuarsi morde ancora più ferocemente e la F.1 non è
certo immune dal danno. Con tanti, anzi quasi tutti i
team in sofferenza, i sedili più ambiti di tutto l’auto-
mobilismo da corsa finiscono inevitabilmente sotto i
glutei più danarosi, prima ancora che sotto i più abi-
li. E’ la F.1, sciocchini, verrebbe da dire, ma Alguer-
suari ci è rimasto malissimo. Si è fidato delle promes-
se di qualcuno – l’inguaiatissimo Vijay Mallya, ad
esempio -, ha sperato che le sue doti di giovane
conoisseur di circuiti e gomme Pirelli fossero suffi-
cienti. Ma ora che si stanno tirando i conti per una
stagione che si preannuncia tribolatissima sotto il
profilo economico, Jaime l’idealista si è ritrovato la
casa svuotata di tutte le speranze. «Per tutto il 2012
sono stato convinto di avere un posto sicuro in un
team che di solito lotta per i punti mondiali – ha fat-
to sapere attraverso un comunicato –ma non è anda-
ta così. La formula 1 è diventata una vendita all’in-
canto». Molto vero, un po’ triste. Ma non lo sapeva
già dall’inizio, il giovane catalano? Le favole dei pilo-
tini poveri, ma bravi, che riescono a emergere nono-
stante i pochi mezzi sono sempre state rare, nell’au-
tomobilismo, e ora minacciano di scomparire. Lo
stesso Alguersuari è figlio d’arte (il padre ex motoci-
clista è poi stato organizzatore della World Series),
nel Circus in fondo ci era arrivato meritatamente, ma
anche grazie all’influenza di Jaime senior.
La risposta più brusca ai suoi lamenti l’ha fornita
Martin Brundle, uno che la F.1 la conosce bene (158
GP corsi), anche quella dei piani bassi. «Il fatto che
per correre in F.1 occorrano degli sponsor è sempli-
cemente la natura del business delle corse – ha det-
to l’attuale commentatore del mondiale per Sky in
Gran Bretagna - Forse potrà sembrare brutale, ma
tutti i piloti che ne sono usciti hanno avuto la loro
chance di brillare, di farsi notare», ha aggiunto rife-
rendosi soprattutto a Glock, Kovalainen e Kobayashi.
Ma non solo a loro: «E’ capitato anche a me, quando
mi hanno buttato fuori. Non è che ci siano tante ragio-
ni, semplicemente la F.1 è assetata di sangue fresco.
Quest’anno toccherà a Gutierrez, e tutti siamo curio-
si di vedere come se la caverà. Ci fosse stato ancora
Kobayashi avremmo già saputo cosa aspettarci: qual-
che grande gara, un paio di sorpassi spettacolari, e
poi sarebbe scomparso nell’ombra per il resto della
stagione». Kobayashi per rimanere incollato al Cir-
cus le ha provate tutte, anche una colletta fra i suoi
sostenitori. Poi si è rassegnato. Alguersuari, digerita
anche la delusione BMW che pareva averlo scelto per
il DTMpoi ha sterzato repentinamente su Glock, pro-
seguirà la strada del tester per la Pirelli, come un altro
escluso da qualche anno, Lucas Di Grassi. «Ho 22
anni, so quanto valgo, non posso credere che la mia
carriera in F.1 sia già finita». L’unico sponsor spagno-
lo in grado di sostenere realisticamente un sogno in
F.1 al momento è il Banco Santander, che peraltro ha
i suoi capitali già impegnati su Alonso e la Ferrari. Ad
Alguersuari, per ora, non resta che masticare amaro,
e non perdere la fiducia. Accontentarsi di un posto da
tester al caffè del paddock, e sperare che qualcuno al
prossimo giro di giostra lo noti, e decida di giocarsi
su di lui la migliore offerta.
La F.1 è assetata di sangue fresco. Quest’anno toccherà
a Gutierrez, e tutti siamo curiosi di vedere come se la caverà.
Ci fosse stato ancora Kobayashi avremmo già saputo cosa aspettarci:
qualche grande gara, un paio di sorpassi spettacolari, e poi sarebbe
scomparso nell’ombra per il resto della stagione
MARTIN BRUNDLE, EX PILOTA F.1,
COMMENTATORE TV PER SKY INGLESE