Sebastian
Vettel
Velocità
9
Grinta
9,5
Tenuta mentale 8
Esperienza
9
Sviluppo
8
Motivazioni
9,5
10
FORMULA 1
ANTEPRIMA MELBOURNE
Stefano Semeraro
Il più bravo contro il più vincente. Il quasi veterano contro il
non più tanto giovane, il rosso contro il blu, lo spagnolo con-
tro il tedesco, il trascinatore contro il purosangue, il finto cal-
do conto l’apparentemente freddo. Con buona pace di quel
talento assoluto di Lewis Hamilton, la vera polarità negli ulti-
mi anni in F.1 è stata quella fra Fernando Alonso e Sebastian
Vettel. Due poli che si respingono, in un corto-circuito elettri-
co che divide opinionisti e tifosi. E anche nel 2013, ameno che
davvero la Mercedes non si riveli davvero il missile argento
che a Stoccarda invocano da anni, la storia si ripeterà.
Alonso ormai ha 31 anni, i due Mondiali che ha vinto con la
Renault riposano nella sua bacheca, ma sono un po’ impolve-
rati. E’ stato in McLaren, corre con la Ferrari, ma fino ad ora
il terzo titolo, quello del suggello definitivo, del passaporto per
l’Immortalità, ancora gli sfugge. Alla McLaren ha scontato la
presenza ingombrante di Hamilton, a Maranello a volte tutto
dà l’impressione di girare attorno a lui, ma hai voglia ad esal-
tare le sue qualità di trascinatore, di motivatore, di leader indi-
scusso e indiscutibile, di pilota adattabile a tutte le gare e tut-
te le situazioni: finché non avrà sotto il sedere una monopo-
sto in grado di arrivare almeno a tiro dellamigliore, i suoi sfor-
zi sapranno sempre un po’ di velleitario. Alla fine il suo desi-
derio, che è lo stesso di Hamilton, è sempre lo stesso: correre
ad armi pari contro Vettel. Che è un talento innato e strepito-
so, non inferiore in quanto a prestazioni a quello dell’asturia-
no, ma che negli ultimi anni ha sempre avuto a disposizione
un mezzo capace di fare la differenza. Sebastian, va detto, da
quando è arrivato in F.1 è maturato, come era anche ovvio che
fosse. Ha 25 anni, sempre un’età verdissima per un pilota, ma
è diventato più equilibrato, più riflessivo; ha perso qualche
spigolo di ingenuità e soprattutto ha dimostrato di saper tira-
re fuori le unghie quando serve. Non sempre, ma spesso.
All’apparenza resta sempre più fragile sotto il punto di vista
mentale: quando la Red Bull ha segnato il passo, baby face
qualche momento di nervosismo lo ha accusato.
Alonso i suoi mugugni sa tenerli più privati, tranne rarissime
occasioni non critica mai la squadra in pubblico. Fino all’an-
no scorso sapeva di non poterselo neanche permettere, di
dover evitare che la squadra cadesse in depressione dopo i GP
ciccati, le aspettative deluse. Sapeva che tutti guardavano a
lui, e lui ha continuato a tirare la carretta. Sbagliando poco,
quasi nulla. Vettel è probabilmente un front-runner ancora
più continuo, ma Nando ha una tempra agonistica e una capa-
cità “maradonesca” di alzare da solo il livello di tutto il team,
che Seb ancora non possiede, e forse non possiederàmai. Nel-
la gestione tattica di unGP– gomme, pit-stop, tempismo negli
attacchi – la maggiore esperienza dello spagnolo si fa sentire,
ma Vettel non va sottovalutato: i tre titoli vinti gli hanno dato
sicurezza, fiducia. Se la Red Bull e la Ferrari saranno vetture
più equilibrate nelle prestazioni, le condizioni che hanno reso
sempre un po’ scalena, squilibrata la loro rivalità potrebbero
scomparire. E per la prima volta, forse, potremo giudicarli
come piloti, l’uno contro l’altro, senza dover fare troppa tara
alla tecnologia. Vederli combattere alla pari, in fondo, non è
il sogno di tutti gli appassionati?