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Stefano Semeraro
Un team sull’orlo di una crisi di nervi. Trattasi della Red Bull, la domina-
trice degli ultimi tre mondiali, che dalla Cina se ne torna ammaccata. Vet-
tel è finito quarto, è vero, e avrebbe anche potuto arrivare terzo con un giro
di più; e comunque resta in testa al mondiale.
Ma a guardarla bene la lattina sembra più mezza vuota che mezza piena,
e forse, probabilmente, a incidere sulla deludente trasferta di Shanghai è
stata anche la prova di forza (meglio: di furbizia) di Vettel a Sepang. Dal-
la Malesia baby-face se ne era andato a capo chino, chiedendo venia a tut-
ti. A Shanghai è arrivato spruzzando arroganza da tutti gli scarichi. «Non
devo scusarmi per la vittoria, non mi scuso certo con Webber che non ha
mai fatto niente per me e il team, ecc, ecc, bla, bla ». Insomma, il capito-
lo primo del manuale Come Spaccare Una Squadra. Risultato, nella Red
Bull a Shanghai c’era più elettricità che in mezzo ad un temporale, e come
si sa i nervi tesi non aiutano quasi mai a prendere le decisioni migliori.
Infatti i bibitari hanno deciso (sventatamente) di sacrificare le qualifiche
per conservare le gomme per la gara, poi hanno sbagliato il timing dell’ul-
tima sosta di Vettel. In compenso, dopo essersi vantati di essere vicini ai
due secondi netti per un pit-stop, hanno mandato in pista Webber con tre
chili di carburante in meno e una gomma svitata. Crocodile Mark di con-
to suo ci ha messo un tentativo di sorpasso come non se ne vedono nean-
che in Formula Abarth. Ma qualcuno, dopo il mobbing più o meno palese
di cui l’australiano, reo di aver messo in discussione il principino Vettel, è
stato vittima dopo l’ultimo GP, qualcuno forse dovrebbe chiedersi se non
si ammazzano così anche i piloti.
Ora si parla addirittura di una sua sostituzione in corsa, e sicuramente alla
Red Bull non si respira l’aria migliore. Intendiamoci: quella di Mateschitz
e Horner è una grande squadra, con tutte le chance di vincere anche que-
st’anno il mondiale - che però spesso nasconde un filo di arroganza e di
ipocrisia di troppo sotto il velo di un’apparente spregiudicatezza. Pronun-
ciarsi contro i giochi di squadra, pur praticandoli ad ogni pie’ sospinto; poi
utilizzarli in maniera goffa solo per smentirli, di nuovo ipocritamente,
appena qualcosa va storto (leggi: ne beneficia il pilota “sbagliato”); o anco-
ra confermare Webber per poi scaricarlo alla prima occasione, non sono
grandi operazioni di immagine, ammettiamolo. E neanche la strategia
migliore per compattare una squadra. Ferrari e Mercedes hanno coeren-
temente sostenuto la legittimità dei giochi di squadra e visto che in fondo
di scuderie, di team, di squadre appunto è fatta la F.1, la loro sembra la
posizione se non più nobile, almeno più onesta e realista. Lo ammettano
anche quelli della Red Bull, e smettano di sentirsi un po’ troppo gli unti
del signore. In fondo si tratta di dire le cose come stanno. Perché chi par-
la male, con lingua biforcuta, spesso pensa anche male. E corre male.
Mark Webber
rimane in un cono d’ombra.
Riuscira a portare
a termine la stagione
alla Red Bull?
Il futuro di Webber
è targato Porsche
La carriera in F.1 di Mark Webber si chiuderà con il 2013. Più che un anticipazione si tratta di
una mezza sicurezza, vista la condizione di separato in casa dell’australiano alla Red Bull e le
non tantissime opzioni che, alla sua età, gli resteranno al di fuori della scuderia anglo-
austriaca a fine stagione. Il futuro di Webber, stando alle indiscrezioni di Radio Le Mans,
sarebbe nei prototipi, con un contratto di cinque anni per correre con la Porsche
partecipando alla 24 Ore di cui è già stato protagonista con la Mercedes in passato. Per ora la
Porsche non ha confermato nulla, ma neanche smentito con convinzione la possibilità.