Pagina 16 - Italiaracing.net Magazine

16
GP BAHRAIN
RED BULL
Stefano Semeraro
«
Addiomia cara pole. Ci siamo tanto amati, ma ormai nonmi servi più.
O almeno non servi più a tanto, visto che le gare le vinco lo stesso. Ti
lascio ai tuoi nuovi corteggiatori, meno veloci di me ma illusi di poter-
mi battere perché sono riusciti a sedurti una volta tanto. Io, come hai
visto a Sepang, ti sono sempre affezionato, ma non posso più giurarti
fedeltà eterna. Siamo stati bene insieme, e se ricapiterà l’occasione un
giretto veloce con te me lo farò molto volentieri. Ma tu sentiti pure libe-
ra, non aspettarmi. E ricorda, se vuoi, gli attimi fuggevoli in cui siamo
stati felici insieme. Firmato, tuo carissimo Sebastian».
La letterina alla pole perduta senza troppi rammarichi Sebastian Vettel
avrebbe potuto firmala domenica sera, e appiccicarci sopra un bel fran-
cobollo del Bahrain. In Cina la scelta di sacrificare le qualifiche alla gara
non aveva pagato, per vari motivi, ma la cavalcata vincente a Sakhir è
una prova che con queste gomme la corsa senza se e seza ma alla pri-
ma posizione in griglia ormai non è più così necessaria. Conta molto di
più azzeccare il sudoku delle mescole, sfruttare la strategia più astuta,
che puntare tutto sul Risiko del sabato. Vi ricordate Jacky Ickx che ai
tempi della partenza lanciata alla 24 Ore di Le Mans si avvia con flem-
ma assoluta verso la macchina mentre tutti si dannano per partire un
secondo prima, e poi li ripassa sereno vincendo la gara? Ecco, mutatis
mutandis, una roba del genere.
Certo, domenica pomeriggio il tri-campeon in partenza ha dovuto
sudarsi la testa della gara, prima incassando un sorpasso felino di Fer-
nando Alonso, poi restituendogli l’unghiata poche curve dopo, di pre-
potenza. E se un colpo della strega non avesse bloccato il DRS a Fer-
nando (anche i componenti aerodinamici soffrono di lombalgia?) pro-
babilmente la sua gara sarebbe stata molto più faticosa. Ma la facilità
con cui baby-face ha controllato il resto degli inseguitori dà da pensare.
«
All’iniziomi sono divertito – ha detto dopo l’arrivo – abbiamo fatto un
po’ a sportellate, e del resto sapevo che era fondamentale sfruttare le
gomme medie e il potenziale della macchina. Ho passato Rosberg e
Alonso, che non aveva ancora il problema al DRS, usando bene il Kers,
senza giocarmelo tutto sul rettilineo principale, con Fernando alla cur-
va 6, con Nico alla 4. Da lì in poi ho semplicemente gestito la gara. Sen-
za il problema alla Ferrari di Alonso non so come sarebbe finita, però
l’anno scorso Raikkonen mi era arrivato più vicino, mentre stavolta mi
sono anche rilassato chiacchierando alla radio con il box. Vorrei che
andasse sempre così…».
E’ vero che la pole varia d’importanza a secondo di chi se la prende: non
a caso il mago del sabato è stato finora l’unico, in Malesia, a conferma-
re la domenica in gara il risultato ottenuto nelle qualifiche. Rosberg in
Bahrain si è esibito in una riuscita imitazione del gambero, e questo sol-
lecita dubbi sia sulla sua condotta di gara sia sul potenziale reale della
Mercedes. Ma è anche vero che vent’anni fa chi partiva primo vinceva
nel 70-75 per cento dei casi, mentre oggi siamo scesi al 25 per cento. Se
nonun inutileornamento, insomma, laqualificasuper èdiventataquan-
tomeno secondaria? Secondo Alonso chi punta alla pole si trova pena-
lizzato in gara, e viceversa. «E’ un discorso che vale per tutte le scude-
rie – analizza Paul Hembery dalla sponda Pirelli – tranne che per Vet-
tel alla Red Bull, infatti Webber è rimasto bloccato nel traffico. Poi dob-
biamo aspettare i prossimi circuiti, a Barcellona di gare noiose ce ne
sono state tante, e a Monte-Carlo partire davanti resta importante».
Intanto Vettel si gode la sua capacità di vincere in entrambe le manie-
re, con e senza pole. Dopo i veleni cinesi la Red Bull era sprofondata in
una crisi umana che però non ha intaccato le prestazioni e la sicurezza
da Cannibale di Seb, un campione evidentemente impermeabile ai sen-
si di colpa. Webber i dispiaceri di Shanghai li ha curati andandosene a
cena con Alonso, Vettel i suoi pasti li consuma da solo. E non importa
se lì davanti c’è un po’ di coda. Tanto lui, in un modo o nell’altro, è abi-
tuato a passare davanti.