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MOTO GP
GARA A AUSTIN
Luigi Ansaloni
I sintomi c’erano tutti, adesso si può dire
con certezza che c’è anche la malattia. Una
malattia chiamata fuoriclasse. Perché,
signori, questo Marc Marquez, 20 anni da
Cervera, ennesimo gioiello della cantera
spagnola dei motori, è semplicemente
questo: un fenomeno nato e cresciuto per
diventare un campione del mondo. Senza
voler fare troppi sensazionalismi, non si
diventa il più giovane vincitore di una gara
della classe regina, battendo il record di
Freddie Spencer che durava dal 1982, così,
per caso. Con due titoli mondiali in tasca
(
uno della 125 del 2010 e uno della Moto2
del 2012), non si è fatto problemi a stra-
pazzare i campioni ai quali, fino a poco
tempo fa, chiedeva l'autografo. L'immagi-
ne del giovane Marquez con Valentino
Rossi che gli firma un modellino di auto
da rally è ormai famosa e risale solo al
2008.
Lo stesso Dottore che alla fine del
GP di Austin lo ha applaudito, facendo il
gesto, meritatissimo, del “tanto di cappel-
lo”. Insomma poco, pochissimo tempo è
servito al ragazzino della 125 per diventa-
re l'uomo della MotoGP. Certo, il cammi-
no verso il bersaglio grosso, ovvero verso
il titolo, è ancora lungo, ma come ha det-
to sempre lo stesso Rossi, quello che ha
fatto Marquez non è un caso, e che per fare
certe cose bisogna essere dei fenomeni.
Marc dunque, nel gradino più alto di un
podio targato Spagna, e i suoi più esperti
e titolati connazionali non avevano certo
una faccia allegra nel vedere il ragazzino
svettare su di loro.
Dani Pedrosa ha certificato il dominio
Honda sulla pista americana, ma arrivan-
do ancora una volta dietro il compagno ha
anche mostrato che in questo momento
non è esattamente il pilota di punta del-
l’Hrc. Il campione del mondo Lorenzo,
terzo su Yamaha, ha fatto ciò che poteva
fare: non prendere un distacco siderale
con una moto nettamente inferiore ed
arrivare comunque sul podio è già suffi-
ciente. Rossi ha fatto una gara dal sapore
Ducati, e per lui non è una bella notizia:
sesto a 16 secondi dal vincitore e netta-
mente staccato da Lorenzo. E’ ancora pre-
sto per suonare i campanelli d’allarme:
per quello aspettiamo le gare europee, cir-
cuiti a lui (molto) più consoni. Con 41 pun-
ti, Marquez già guarda dall'alto i suoi col-
leghi. Certo, è in compagnia di Lorenzo,
anche lui con lo stesso ammontare di pun-
ti iridati, ma le parole dette dal ventenne
della Honda testimoniano quanto sia con-
centrato sul terzo titolo mondiale. In casa
Ducati, invece, Dovizioso sa di aver fatto
il massimo possibile con la Desmosedici.
«
Finchè non arriveranno aggiornamenti
importanti - ha detto l'italiano - non potre-
mo fare risultati migliori. Il settimo posto
va benissimo». Le parole del forlivese
sono quasi identiche a quanto Rossi ripe-
teva in sella allamoto italiana e questo non
è un buon segno. Alla Ducati serve emer-
gere e alle giapponesi serve una rivale.
Vedere il debuttante Iannone che finisce
decimo con la Ducati privata in un circui-
to così difficile va bene, ma non sarà stato
soddisfacente per i due statunitensi della
Casa italiana, Nicky Hayden e Ben Spies,
finire una delle gare davanti al loro pub-
blico rispettivamente nono e tredicesimo.