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Marco Cortesi
Gran parte dell'America da corsa pende dalle labbra
di Germania e Giappone… chi l'avrebbe mai detto?
La rivoluzione decisa da DTM e SuperGT riguardo
ad un innovativo regolamento comune ha colto nel
segno, creando di fatto un oligopolio tra due dei cam-
pionati di più grande successo al mondo con cui tut-
ti dovranno rapportarsi. Telai di fatto comuni, con le
uniche differenze dovute ai format di gara, motori 4
cilindri turbo da due litri (anche se non è ancora arri-
vata la conferma dai tedeschi) e molte componenti
condivise daranno la possibilità ai costruttori di
allargare i propri orizzonti. Di fronte a tanta innova-
zione, la GrandAm si è mossa trovando l'accordo con
ITR per la realizzazione di una categoria DTM tutta
a stelle e strisce, anche se con discussioni ancora in
corso sui regolamenti 2015, è impossibile non pen-
sare ad una qualche sinergia che coinvolga i Dayto-
na Prototype. Audi, di par suo, ha già confermato
l'intenzione di puntare sugli USA dopo la cessione
del "testimone" alla Porsche per Le Mans, e la pos-
sibilità di correre in così tante serie con un solo pro-
pulsore non potrà non avere un peso enorme nella
scelta. Anche perché non sono ancora state annun-
ciate le modalità di svolgimento del "DTM USA" ed
i suoi rapporti con la nuova United SportsCar Series.
Con anche la Ford interessata all'ingresso, oltre che
al downsizing motoristico e ai propulsori turbo, il
mix risultante potrebbe essere eccellente sul piano
dei contenuti e dell'interesse dell'industria.
Con così tante prospettive per le gare endurance,
dov'è l'IndyCar? La categoria, che dal punto di vista
della competizione sportiva pura vive un momento
straordinario (quasi 20 auto in mezzo secondo a
Long Beach) è ancora "decapitata" e senza stabilità
dal punto di vista manageriale - un elemento fonda-
mentale nell'orientare le scelte dei costruttori. La
categoria che per prima ha puntato tutto sul downsi-
zing (qualcuno si starà mangiando le mani pensan-
do alla proposta dei 4 cilindri 2 litri di Tony George)
si troverà ad un bivio. La formula attuale, pensata
per far felice la Honda e che offriva sinergie sul mer-
cato dei prototipi, rischia di diventare "senza pari" e
la GrandAm (quindi la NASCAR) si troverà col col-
tello dalla parte del manico. Se l'Audi non ha esclu-
so la pista delle ruote scoperte, è difficile pensare di
vedere due o tre impegni ufficiali con regolamenti
completamente diversi, per di più nello stesso con-
tinente. Per il nuovo CEO della categoria - il quaran-
tunenne manager e promoter Zak Brown, manca
solo la conferma - sarà difficile trovare una strada da
intraprendere, specie considerato quanto può esse-
re pericoloso toccare equilibri di interessi vecchi di
decenni. Se, come si dice, Randy Bernard ha perso il
posto per l'eversiva idea di trovare un nuovo e sicu-
ramente piùmunifico fornitore di gomme (strappan-
do peraltro lo sponsor Continental alla GrandAm) si
può immaginare quale vaso di pandora possano
diventare i regolamenti motoristici. In altre parole,
chi vivrà vedrà, ma sicuri che senza piani concreti, a
quel punto si rischia davvero di non arrivarci…
ONE IN VISTA
L’accordo tra Grand Am e DTM, esteso anche al giapponese Super GT,
l’idea di un unico regolamento tecnico per quanto riguarda
l’utilizzo dei propulsori ci si chiede come si comporterà la Indycar