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GP BAHRAIN
IL CASO
Paolo D’Alessio
Lo avevamo detto la scorsa settimana, dopo la
perentoria vittoria di Fernando Alonso in Cina:
la Ferrari c’è, ma attenzione a cantare vittoria.
Nel pazzomondiale2013, o sepreferitenellapaz-
za stagione delle gomme imprevedibili, i cambia-
menti sono all’ordine del giorno. Solo che a
Sakhir a fare la differenza non sono stati quegli
accessori tondi e neri che stanno togliendo il son-
no ai tecnici, ma il DRS, che nella domenica nera
della Ferrari ha pensato bene di andare in tilt.
Come noto il DRS (acronimo di Drag Reduction
System) venne introdotto dalla Federazione nel
2011
per movimentare le gare e aumentare il
numero dei sorpassi in corsa, sfruttando la con-
formazione dell’ala posteriore, composta da un
profilo principale e da un flap. Nel tratti rettili-
nei “consentiti”, quest’ultimo può essere aperto:
al variare dell’incidenza del flap diminuiscono la
deportanza e la resistenza all’avanzamento,
mentre aumenta la velocità e con essa la possibi-
lità di sorpassare la monoposto che precede. Il
sistema, come noto, può essere utilizzato sola-
mente quando tra la vettura che segue e quella
che precede c’è un distacco inferiore al secondo,
mentre per disattivarlo basta agire sul pedale del
freno. Come tutti i dispositivi tecnici presenti in
Formula 1, non si rompe solo quello che non c’è
e, siccome anche il DRS risponde a questa ferrea
legge tanto cara a Colin Chapman, può capitare
che su una delle migliori monoposto del lotto si
verifichino cedimenti tanto imprevedibili quan-
to dannosi.
Ed è quello che è accaduto al buon Alonso, che
forse avrebbe potuto insediare il primo posto a
Sebastian Vettel e invece, dopo appena sette giri,
è stato costretto a disputare una delle gare più
complicate della sua vita.
Ma cosa ha prodotto un simile guasto e soprat-
tutto la Ferrari ha reagito correttamente o è si è
fatta prendere dalla foga? Al momento di scrive-
re queste righe non si sa ancora cosa abbia pro-
vocato il problema, se un’anomalia nel funziona-
mento del dispositivo, che agisce sull’incidenza
del flap, o dei piccoli detriti, che avrebbero impe-
dito il ritorno di quest’ultimo nella posizione
standard (nei primi giri di gara c’era un forte ven-
to, che ha portato parecchia sabbia e sporco in
pista). Una cosa è certa però: il flap della Ferra-
ri di Alonso non è rimasto solo bloccato in posi-
zione orizzontale ma, come si è potuto chiara-
mente vederenelle immagini, ha subitouna rota-
zione di 180°. Una conformazione aerodinamica
da incubo, che rende praticamente inguidabile la
monoposto. Aparte il fatto che seAlonsonon fos-
se rientrato prontamente ai box, sarebbe stato
sanzionato dai commissari di gara perché viag-
giare in quelle condizioni voleva dire avere
discrete prestazioni sul dritto (ma fino a che pun-
to, con un profilo alare che poteva diventare
addiritturaportante?) epoco cariconei tratti cur-
vilinei, dove invece l’ala posteriore deve garanti-
re il massimo della deportanza. A questo punto,
dato per scontato il fatto che così non si potesse
andare avanti, sorge spontaneo un secondo
interrogativo e se cioè non sarebbe stato meglio
bloccare subito il flap, evitando una seconda
sosta ai box, dopo un solo giro? Col senno di poi
la Ferrari poteva risparmiare una ventina di
secondi, permettendo forse ad Alonso di termi-
nare la gara a ridosso del podio, se non addirit-
tura in terza posizione. Ma sono calcoli teorici,
pure illazioni. L’unico dato certo è che il solito
inaffondabile Alonso ha terminato il secondo
Gran Premio maledetto dell’anno a poco più di
37
secondi dal vincitore, in ottava posizione. Ora
assommando ai 20 secondi della seconda sosta i
4/5
decimi al giro, che perdeva nelle fasi di sor-
passo, quando non poteva utilizzare il DRS, si
capisce perfettamente dove sarebbe potuta arri-
vare la rossa numero 3. Ed in fondo, questi fred-
di numeri, sono le uniche consolazioni rimaste
allaFerrari, che cullava il sognodella seconda vit-
toria consecutiva e si è invece trovata col classi-
co pugno di mosche in mano.