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FORMULA 1
DI RESTA
Lì però i sentieri dello scozzese e del tede-
sco si sono divisi, Vettel in tre anni si è let-
teralmente impadronito del Circus, Paul
dopo 43 gare non è ancora riuscito a salire
sul podio. Sta ancora aspettando l’ascenso-
re per il successo. Si era mormorato di un
suo passaggio allaMercedes dopo l’addio di
Schumi, ma davanti ad Hamilton la sua
candidatura si è squagliata. Per salire di
livello quest’anno dovrà sudarsi un altro
campionato alla Force India, mentre il suo
ex compagno Hulkenberg ha deciso di sal-
tare in corsa sul treno della Sauber. A fian-
co si è ritrovato Adrian Sutil, e Fernley sa
spiegare bene quale sia il “gioco di squadra”
che ha in mente.
«
Per noi è lo scenario perfetto. Nel 2011,
quando Paul e Adrian lottavano l’un con-
tro l’altro si trattava di un duello quasi alla
pari, ma quello che volevamo noi era met-
tere pressione su Paul, perché ogni pilota
deve essere in grado di esprimersi al pro-
prio limite. Funziona così: noi dobbiamo
dargli filo da torcere, loro devono darci filo
da torcere». Una giungla. Nel 2011 Di Resta
finì per perdere la gara contro il compagno
di squadra, e lo stesso gli è successo con
Hulkenberg lo scorso anno. Non ci deve
essere tre, dopo il due. Dovesse inchinarsi
un’altra volta a Sutil, lo scozzese probabil-
mente perderebbe l’occasione di staccarsi
dalla massa, da “quel 50 per cento di pilo-
ti che potrebbero vincere il mondiale”. Ma
che non lo vinceranno mai, perché non
avranno la chance di sedersi su una mac-
china veramente competitiva. Dopo il
Bahrein a Di Resta servono altri risultati,
altre gare convincenti. Possibilmente un
podio. E lui lo sa. Così ha iniziato a mette-
re a sua volta sotto pressione il team.
«
Datemi una macchina più veloce, e io vi
darò un podio. Con unamacchina più velo-
ce mi sarei qualificato davanti a Raikkonen
e l’avrei battuto: in F.1 funziona così. Il
team sta lavorando bene, ma non deve
dimenticare che devono lavorare ancora
più duro per portarci nuovi sviluppi. I
ragazzi sanno che devono lavorare anche
più di noi piloti, in questo momento». Gli
chiedono molto, ma anche lui da bravo
scozzese non vuole fare sconti. Perché la
F.1 è una giungla.