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MONDIALE RALLY
ARGENTINA
Guido Rancati
Due a uno e palla al centro. Vincitore sul-
l’asfalto del Monte-Carlo, battuto sulla neve
e il ghiaccio dello Svezia, Sébastien Loeb
s’impone nel testa a testa argentino con
Sébastien Ogier e può tornare a concentrasi
sui tanti impegni di una stagione che lo vede
impegnato su più fronti con la certezza che,
vada come vada la sfida d’ottobre sulle stra-
de alsaziane, lascerà il palcoscenicodelmon-
diale rally dopo aver dimostrato di essere
ancora gran protagonista. Mica poco, per
uno che in carriera ha vinto quasi tutto quel-
lo che c’era da vincere. Uno che ha vinto tal-
mente tanto da potersi permettere di affron-
tare le sue ultime gare su strada con la sere-
na consapevolezza di non dover dimostrare
niente a nessuno.
“
Perme non era fondamentale vincere”, dice
alla fine della tre giorni sulla terra bagnata e
a tratti fangosi del rally latino-americano.
Per ribadire il concetto espresso con altret-
tanta chiarezza alla vigilia, aggiunge: “Era un
po’ che non correvo sulle strade bianche e
non sapevo quanto tempo avrei impiegato a
ritrovare certi automatismi”. I tabulati sono
lì a dimostrare che non ci ha messo niente:
pur un pelino meno veloce di Sébastien
Ogier alle prime battute, non ha mai perso il
contatto con il suo giovane connazionale.
Non ha mai smesso di alitargli sul collo, l’ha
costretto all’errore – venalissimo – che ha
cambiato definitivamente i connotati della
classifica. Non più lepre, l’altro Seb del ral-
lismo mondiale ha pagato con una gomma
tagliata la feroce voglia di tornare davanti e
a quel punto, solo a quel punto, s’è rassegna-
to a pensare solo a un titolo che niente e nes-
suno può impedirgli di far suo.
“
E’ stato un bel fine settimana”, racconta
l’Extraterrestre a bocce ferme. Facile che lo
avrebbe detto anche se il risultato fosse sta-
to diverso. Perché ad esaltarlo nel cordobe-
se non è stato solo il risultato: “E’ sensazio-
nale gareggiare davanti un pubblico appas-
sionato e caldo come questo”, spiega senza
enfasi. Fuori da ogni retorica. Con la consa-
pevolezza che le sciocche teorie imposte per
anni alla gente dei rally da David Richards
(
e seguite ormai solo dagli sconsiderati fede-
ralotti che occupano le stanze del potere nel
Bel Paese) sono ormai sepolte. Del resto, non
è un caso se nelle quattro gare da lui scelte
per accomiatarsi da un mondo al quale ha
tanto e dal quale ha ricevuto tanto aveva
inserito l’appuntamento argentino. Nelle
pampas, infatti, i rally sono quello che
dovrebbero essere ovunque: una enorme
festa popolare. Gli ottantamila spettatori
sulle prove finali sono lì a dimostrarlo.
Yves Matton si gode il successo di Sébastien Loeb, ma non può non pensa-
re che senza l’apporto decisivo del nove volte iridato avrebbe da commenta-
re un altro risultato non propriamente positivo. Eppure, questa volta, Mik-
ko Hirvonen ha poco da rimproverarsi, solo la gomma a terra che lo ha
costretto a perdere il contatto con l’Extraterrestre. Non certo il problema che
lo ha fatto scivolare dietro e gli ha impedito di chiudere dove avrebbe meri-
tato. “I progressi di Mikko – osserva il manager belga – sono evidenti come
in Portogallo lo erano stati quelli di Dani Sordo. A loro, adesso, resta da gua-
dagnare qualcosa in continuità”. Già, ma non è poco.
PER HIRVONEN È ANCORA
UN BUCO NELL’ACQUA