Pagina 52 - Italiaracing.net Magazine

del’affettività,lacredibilità.PergliEuropeiilValoreevo-
ca rarità, bellezza. Per gli Americani è il “prezzo atteso”
ed evoca buona fattura, gusto, forma, solidità, comodi-
tà, qualità evidenti al consumatore come facilità di
acquisto, scelta disponibile, consegna a domicilio,
manutenzione, assistenza. Comprimere il valore (prez-
zo atteso) entra in conflitto con il Valore (gusto, civiltà,
cultura). La cultura è quello che un’organizzazione (una
famiglia, un’associazione, un team, un’azienda, una
nazione ) accumula collettivamente nel tempo mentre
impara con successo ad affrontare la sfida con l’ambien-
te esterno e l’integrazione al suo interno. La cultura
nasce dal contesto e produce un comportamento otti-
male adeguato perché conviene, è saggio, sicuro e spe-
rimentato; i “valori “ sono quindi ciò che unisce i com-
ponenti dell’organizzazione, sostiene i comportamenti
funzionali al sistema, penalizza i comportamenti dan-
nosi. Sono, in sintesi, la ragione dello stare insieme, il
legame forte tra le persone, il codice etico. Alla luce di
quanto abbiamo appena scritto, la Cultura del Motor-
sport è un’ intrattenimento ad altissima emozione il cui
codice etico fondamentale è il rispetto dell’avversario in
condizioni di rischio evidente a tutti. Se non si genera-
no emozioni o se non si rispetta l’avversario, si viene
meno al senso del Motorsport”.
Passiamo ad un po’ di “geopolitica” delle corse: quali
sono state le grandi nazioni che hanno portato allo svi-
luppodell’automobilismo equali ritieni sia stata lanatu-
ra del contributo di ciascuna allo sviluppo del settore?
«
Ogni nazione ha trovato la strada per sviluppare l’au-
tomobilismo secondo la propria cultura. In Inghilterra
i circuiti sono derivati dai campi volo: Snetterton, Sil-
verstone aeroporti dismessi della II Guerra Mondiale -
mentre la riconversione post-bellica delle officine spe-
cializzate ha favorito l’affermazione di talenti ingegne-
ristici abituati a pensare e realizzare veicoli leggeri e
veloci. Negli Usa i circuiti sono nati dalla riconversione
degli ippodromi (poi trasformati in autodromi), soprat-
tutto sulla costa Est; più a Ovest, nella zona delle gran-
di praterie, sono sorti gli “strip” dei “dragster”; nel Mid
West, terra di motori che comprendeva Indianapolis e
Detroit, sono nati gli Speedway per verificare l’affida-
bilità dei veicoli destinati alla produzione di massa. In
Italia e In Francia i circuiti sono sorti nelle città (Mode-
na, Reims, Digione), o nei parchi (Monza) e nelle città
Termali (Spa). In Germania, i tracciati di Avus e Nur-
burgring sono stati pensati per affermarepubblicamen-
te la potenza del regime. Le corse riflettono la cultura e
la cultura è sempre legata alla storia e alla geografia: dai
grandi spazi dell’Arizona alle strade polverose della
Targa Florio».
Le ragioni del business e quelle dello sport agonistico
puro: credi ci sia un approccio “filosofico” in grado di
conciliare questi due aspetti spesso così contrastanti fra
di loro?
«
Lavorare nel Motorsport richiede una pratica rigoro-
sa, un impegno di tempo cha va molto al di là dell’ora-
rio contrattuale perché comprende di norma il sabato
e la domenica, un’onestà intellettuale di fondo: ogni due
settimane il cronometro è impietoso, non c’è marketing
che tenga. Per sopravvivere e trovare soddisfazione nel
Motorsport, questo “abito mentale” si impara subito e
si mantiene per sempre, anche nelle relazioni umane;
per questo è difficile avvicinarsi al Motorsport prove-
nendo da altri settori industriali. In ogni attività il trian-
golo maledetto - “tempo”, “costi”, “prestazione” - impe-
disce di raggiungere tutti i vertici: per ridurre i tempi
aumentano i costi o si riduce la prestazione (o la quali-
tà del prodotto); per ridurre i costi aumentano i tempi
o la qualità; per aumentare la prestazione aumentano i
costi, eccetera…. In questo conflitto perenne, la peculia-
rità del Motorsport è l’enfasi sul fattore tempo: «Se sei
pronto, la gara è domenica alle 15, se non sei pronto la
garaèdomenicaalle 15». Per completezzapossiamodire
che l’enfasi sulla prestazione è tipica del settore milita-
re, infine l’enfasi sul costo è tipica dei prodotti industria-
li di largo consumo. Al di là di queste estreme situazio-
ni, tutte le altre attività industriali operano compromes-
si nelle tre dimensioni».
Nello sport c’è spesso un richiamo ad un lato “mistico”
dell’esperienza sportiva – vedi la definizione di Forster
Wallace di “Federer come esperienza religiosa”. Credi
che questo accada anche con le corse? Ayrton Senna è
forse stato un “mistico” delle corse?
«
Ad Olimpia, nel VII secolo avanti Cristo i giochi erano
espressionedirettadelcultoreligiosocomunetralevarie
città-stato, oggi diremmo fra le varie nazioni. Il Motor-
sport e tutto lo Sport in generale con dimensione mon-
diale (pensiamo al Campionato di Formula 1 o ai Cam-
pionati di Calcio) è la nuova religione che, nell’uso di
questa parola, indica ciò che “lega” insieme, accomuna
persone di continenti diversi, razze, credenze religiose e
idee politiche. Ecco quindi spiegato il fatto che gli “eroi
sportivi” nell’immaginario collettivo assumono conno-
tazioni “mistiche” e “carismatiche” soprattutto quando,
come Federer e Senna, mantengono con impegno e coe-
renza comportamenti pubblici ineccepibili nel tempo.
Le tragedie dello Sport, nei casi di Senna, Villeneuve e
tanti altri, esaltano la dimensione “religiosa” perché
l’emozione pubblica è fortissima, immediata e comu-
ne».
Infine, per chiudere con qualche indicazione per chi ha
voglia di approfondire l’argomento: ci sono libri la cui
lettura ti senti di suggerire?
«
Consiglio vivamente di leggere il libro “The unfair
advantage”, la storia del Team Penske scritta da Mark
Donuhue, ingegnere, vincitore di Indianapolis, pilota di
Nascar, GT, e altro ancora. Questo libro descrive la cul-
tura della ricerca rigorosa e continua del vantaggio com-
petitivo, misurabile, concreto e pratico; racconta gli
insuccessi e le lezioni imparate inun ambito in cui il cro-
nometro è giudice imparziale. Durante la lettura di que-
sto libro è immediato per ciascuno trarre paralleli e ana-
logie alla propria realtà lavorativa».
Post scriptun a questa ultima risposta e all’intera con-
versazione: c’è una personalità che a tuo avviso può
incarnare un atteggiamento “umanistico” al mondo del-
le corse?
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Senza dubbio Harvey Postlethwaite».
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SPECIALE
IL CUORE NELLE CORSE - 2a PUNTATA