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Stefano Semeraro
Incidente di percorso o passo indietro? Per ora sicuramente un passo falso. Un
flop, un weekend nero, mettetela come volete, ma per la Ferrari il GP di Monaco
si chiude con un bel meno nella casella delle ambizioni. Qualifica mediocrissima
per non dire scarsa, gara sconfortante. E questa volta sotto accusa non finiscono
tanto la macchina, il team, o magari le strategie sbagliate, ma in primo luogo i
piloti. Felipe Massa, che dopo aver tirato una mina alla Santa Devota nelle libere,
con conseguente rinuncia alle qualifiche, ha concesso il bis in gara. Stesso punto,
e paura anche più grossa, visto che il brasiliano è finito in ospedale per accerta-
menti dai quali – per fortuna, e con grande sollievo di tutti – è risultato solo un
po’ ammaccato al collo. La Ferrari, Stefano Domenicali per primo, conta di recu-
perarlo in tempo per il Canada, e nei comunicati del team le colpe delle due uscite
sono state imputate ad un “dosso” (la prima) e ad un problema all’anteriore della
macchina (la seconda), ma la performance del brasiliano non è apparsa certo, per
usare un eufemismo, all’altezza delle sue ultime uscite.
A preoccupare anche di più, però, è stata l’esibizione di Fernando Alonso, il Con-
ducator. Sesto in qualifica, settimo in una gara nella quale non è mai sembrato il
Fernando che conosciamo, subendo tre sorpassi beffardi e finendo per difendersi
con le unghie dall’assalto della Toro Rosso di Jean-Eric Vergne. Di positivo c’è che
Alonso, onesto come sempre, non ha cercato scuse. «Non eravamo in forma – ha
detto sconsolato – sono mancati il pilota, la macchina e il set up. Non ho mai tro-
vato il feeling giusto». E se le sverniciate subite da Jenson Button e Sergio Perez
sono comprensibili (e nel secondo caso anche discutibili), quella incassata da
Adrian Sutil è sembrata frutto, oltre che delle gomme non al meglio, anche di un
filo di distrazione, quasi di ingenuità. Difetti che non sono proprio tipici di Nando.
«
Il ritmo, ci è mancato soprattutto il ritmo», ha insistito lo spagnolo. «Di solito
la domenica riusciamo a recuperarlo dopo le qualifiche, ma stavolta non ci è riu-
scito. Per dieci giri c’è stata una busta di plastica che si è impigliata sull’anteriore
danneggiando l’aerodinamica, poi abbiamo avuto un pezzo della macchina di
Perez che si è incastrato sul fondo, ma per i primi 40 giri eravamo stati comunque
troppo lenti. Il sorpasso di Perez? Quando lotti per il mondiale e qualcuno tenta
di passarti al Loews o alla chicane ti guardi allo specchio e pensi a cosa puoi per-
dere. Ma se ci siamo trovati in quella posizione vuole dire che non siamo stati
bravi nelle qualifiche e non abbiamo trovato il ritmo in gara».
Serve un «bagno di umiltà», come ha ammesso Domenicali. Dopo la Spagna,
Maranellopensava probabilmente di avere risolto tutti i problemi, invece c’è anco-
ra molto da lavorare. Se l’applicazione delle strategie è stata complicata da una
gara serrata in cui tutte le vetture sono rimaste bloccate in un trenino, come ha
fatto notare Pat Fry, lo scacco nelle qualifiche resta, e partire dietro complica sem-
pre le faccende. «E’ stato un weekend complicato da questioni tecniche – ha detto
Domenicali – e anche sfortunato. Quello che conta è che Felipe stia bene, il nostro
obiettivo èmigliorarci inqualifica e ritrovare il ritmo di gara che avevamo». Invece
di diminuire, i problemi aumentano. A ritmo preoccupante.