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INDYCAR
GARA A INDIANAPOLIS
Marco Cortesi
Era l'uomo a cui era sempre mancato poco. Quello la cui sfiga alla 500 Miglia di India-
napolis era solo pari alla "maledizione" degli Andretti. Dopo 12 anni di tentativi, buona
parte dei quali con mezzi di altissimo livello, il brasiliano dal cuore buono ce l'ha fatta,
regalando al KV Racing di Kevin Kalkhoven e Jimmy Vasser un primo successo da far
girare la testa. Un degno coronamento per una delle edizioni di Indy più combattute ed
imprevedibili di sempre. Dopo aver vissuto 67 cambi di leadership, un record che ha rad-
doppiato quello della passata stagione, l'ennesima uscita a muro di Graham Rahal ha tra-
sformato gli ultimi tre giri in una lotteria nella quale chi si trovava al comando aveva un
biglietto perdente. Nulla da fare per il campione IndyCar in carica Ryan Hunter-Reay,
infilato in prima curva senza pietà da Kanaan prima e dal rookie-sorpresa Carlos Munoz
poi. A quel punto è bastato un attimo. La pessima giornata di Dario Franchitti, afflitto da
gravi problemi di bilanciamento, è volta alla conclusione nel modo peggiore, regalando
all'amico una passerella conclusiva commovente per tutti, dagli spettatori ai rappresen-
tanti della "vecchia guardia" Max Papis ed Alex Zanardi in testa. Munoz, secondo, ha sfio-
rato il capolavoro. Grazie alla scia, avrebbe senz'altro avuto un vantaggio decisivo, anche
se il duello Sato-Franchitti nel 2012 ha insegnato quanto possano contare l'esperienza e
la malizia in un finale al Brickyard. Sicuro, preciso, pulito, Munoz, che non aveva mai par-
ticolarmente brillato in Europa, ha comunque corso da veterano meritandosi la palma di
rivelazione della corsa. Dietro ad Hunter-Reay, terzo, hanno terminato Marco Andretti e
Justin Wilson. Alla fine, quattro vetture motorizzate Chevy nei primi quattro posti con il
portacolori Coyne primo rappresentante dello squadrone Honda.
IL POLEMAN CARPENTER
SOLTANTO DECIMO
Anche Helio Castroneves, come Franchitti, ha dovuto rinunciare al quarto successo in
carriera. Veloce e competitivo, il brasiliano non si è trovato al posto giusto quando è stato
il momento di scoprire le carte. AJ Allmendinger, per l'occasione sulla terza vettura Pen-
ske, ha invece impressionato. Riuscito a conquistare la leadership alla grande, lo statuni-
tense ha fatto i conti con una sosta aggiuntiva arrivata a causa del rilascio accidentale
delle cinture di sicurezza. Se si parla di sfortuna... Dopo aver condotto a tratti la gara, sia
EdCarpenter cheWill Power hanno progressivamente perso terreno, indifficoltà nelman-
tenere in mezzo al traffico lo stesso passo dei periodi di pista libera. Decimo il primo, solo
diciottesimo l'australiano. In difficoltà col bilanciamento anche Takuma Sato, grande
deluso della passata edizione, arrivato in Indiana al comando della serie. Un testacoda,
recuperato senza danni da vero samurai, l'ha portato a terminare tredicesimo. Grazie al
piazzamento di Indy, è però Andretti a presentarsi da leader per quella che possiamo defi-
nire, l’altra parte della stagione.
Poca fortuna per
il poleman Carpenter
La vera sorpresa
è stata la maturità
mostrata dal rookie
Carlos Munoz
L’immancabile doccia di latte
che il vincitore si regala ad Indy