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FORMULA 1
GP MONACO
Massimo Costa
Ha vinto sul circuito di casa, nella città che lo
ospita per tutto l’anno. Benché sia di nazio-
nalità tedesca e i finlandesi lo considerino
cosa loro, per viadi papàKeke cheproprionel
Principato di Monaco vinse nel 1983 con la
Williams, Nico Rosberg si sente monegasco.
E conquistare il suo secondo Gran Premio
proprio su queste strade ha un sapore parti-
colarmente dolce per lui. Che magari rivivrà
nei prossimi giorni comodamente seduto al
bar della Rascasse. Nico come Keke dunque.
E al volante di una Mercedes che finalmente
cancella l’incubo di partire dalla pole senza
poi raccogliere nulla. Merito di una strategia
volutamente a… basso regime. Rosberg e il
suo compagno Lewis Hamilton sono partiti
dalla prima fila e subito hanno impostato un
ritmo blando, tanto da far dire a Sebastian
Vettel, attaccato a loro, che tenevano una
andatura da crociera. La conformazione del
circuito permette questi giochi, tanto per chi
è dietro superare è praticamente impossibile
senza prendere grandi rischi come abbiamo
visto e come ha ammesso Ross Brawn, team
principalMercedes:“Eratuttocalcolato,vole-
vamo salvaguardare gli pneumatici. Non
volevamo spingere tantoqui nonci avrebbero
superato”. Vettel di rovinare la corsa con un
sorpasso azzardato dopo pochi giri e buttare
a mare punti, non ne aveva proprio voglia.
Quindi si è proseguiti così, poi ci hanno pen-
sato le safety-car e labandiera rossa amettere
un po’ di pepe al GP, ma Rosberg non si è per
nulla emozionato. Ed ha portato a compi-
mento un weekend a dir poco eccezionale:
primo in tutte le classifiche. Non ricordiamo
un simile dominio. Al comando nei tre turni
di prove libere, inqualifica, ingara. Tutto faci-
le quindi? Quando si corre a Monaco nulla è
mai facile. Problemi alle gomme risolti alla
Mercedes? Impossibile dirlo, non lo sanno
neancheloro:“Nonpossodirechesiamofuori
dal tunnel, la strategia che abbiamo adottato
a Monaco non è fattibile su altre piste, ci
avrebberopassato subito.Quindi nonsappia-
mo se tenendo un passo elevato fin dall’inizio
le gomme avrebbero retto”. La vittoria Mer-
cedes ha ovviamente alimentato la polemica
del test privato fatto dopo il GPdi Spagna con
ipilotiufficialielaW04.Hannovintoperque-
sto motivo? Chi vuol pensare male può farlo,
l’assist offerto dalla stessa Mercedes e dalla
Pirelli è notevole, ma come ha specificato
Brawn, a Monaco non hanno spinto a fondo
dunqueèimpossibilesapereseillavorosvolto
aMontmelò abbia portato qualche progresso
reale. Magari lo capiremo aMontreal il 9 giu-
gno.
Rosberg, 134 gare disputate in F.1, una car-
riera avviata nel 2006 dopo la vittoria nella
GP2 del 2005, è da ben otto anni nelmondia-
le, ma è sempre stato un oggetto piuttosto
oscuro. Capace di belle prestazioni, ma anche
di scomparire nei suoi quattro anni alla Wil-
liams e nelle quattro stagioni alla Mercedes.
Non un talento puro allaHamilton o alla Vet-
tel. Però, proprio Hamilton sta subendo
RosbergcomeloavevasoffertoMichaelSchu-
macher, certo non più giovane e rientrato in
F.1 dopo lunga assenza. E proprio Hamilton
non deve avere digerito bene la pole persa, a
vantaggio di Rosberg, in qualifica. Su un cir-
cuito che esalta le sue caratteristiche, le sue
qualità. E’ vero che l’inglese alla McLaren in
qualche occasione ha sofferto anche Jenson
Button, ottimo pilota certo, ma non con le
caratteristiche di Hamilton. Che sembra
andare in crisi psicologica con una certa faci-
lità. Il buon Lewis non è neanche salito sul
podio domenica, “fregato” dalla safety-car
che lo ha portato, dopo il pit-stop, a ritrovarsi
dietro alle due Red Bull. Hamilton ha cercato
di beffare Webber alla Rascasse, lo ha affian-
catoper diversimetri,ma lo spuntodellaRB9
èstatomigliore.Dopodichenoncihaprovato
più. Dunque, siamo davanti ad unaMercedes
che alla lunga potrà inserirsi nel discorso iri-
dato? Montreal ci dirà la verità.