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Non tutti l’hanno raccolto, qualcuno ha fatto finta di non sentirlo. Ma l’atto di accusa
di Robert Kubica è stato forte: “Non ha senso costringerci a correre nella polvere come
è successo in Sardegna”, fa notare l’asso polacco a bocce ferme. Dopo aver maramal-
deggiato in Wrc-2 con la DS3 Regional ed essersi rilanciato nella corsa al titolo. Dopo
aver fatto sapere che sul finire della prima tappa aveva seriamente pensato di ritirarsi
per continuare a sfidare il destino in una specie di roulette russa: “E’ una questione
di sicurezza: quando mi avvicinavo a Wiegand, mi trovavo davanti degli spettatori che
non si aspettavano due auto in rapida successione. Questa volta è andata bene, ma
non capisco perché solo i primi avessero avuto il diritto di partire a due minuti uno
dall’altro”. Non è l’unico a non capirlo. Anche se nel Bel Paese succede assai spesso
che non venga adottata la più elementare norma di sicurezza. Soprattutto quando
nelle stanze dei bottoni si aggira Lucio De Mori. Uno che pure, per la sua storia,
dovrebbe essere molto sensibile ai problemi della sicurezza del pubblico.
KUBICA VINCE ANCORA NEL WRC2
MA AVEVA PENSATO AL RITIRO
NEL WRC3 VITTORIA DI RIEDMANN
MA QUANTA SFORTUNA CONSANI
Di tutto e di più. Ne capitano di cose nella sfida sarda fra i protagonisti del Wrc-3,
quelli che si battono per un titolo ma soprattutto per il posto al sole garantito dalla
Citroen Academy. Subito tagliato fuori Simone Campedelli, presto fermo anche
Bryan Bouffier, a fare la corsa sono soprattutto Stéphane Consani, al debutto nella
serie, Quentin Gilbert, Sébastien Chardonnet e Keith Cronin. Le pietre che affiorano
sulle piesse sarde complicano loro la vita e uno dopo l’altro pagano pegno. Ad emer-
gere, allora, è il regolare e nulla più Christian Riedmann che vince con un distacco
da maratona su Croni e Gilbert. A masticare amaro è soprattutto Consani tradito da
un cavo elettrico quando il più per lui pareva fatto. Riesce a concludere, l’ennesimo
giovane francese proiettato nel mondiale, ma nelle retrovie.