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LA TRAGEDIA DI LE CASTELLET
Marco Marelli
Semaforo verde. Acceleratore giù tutto.
Destinazione: paradiso. AndreaMamé ci ha
lasciati. Sul rettilineo di quello che si pen-
sava essere il circuito più sicuro di tutti: il
Paul Ricard. Un contatto tra la sua vettura
e quella di Solime è stato letale per “cuore
generoso”, alias Andrea Mamé. Pilota del
SuperTrofeo Lamborghini Blancpain, ma
anche anima del Gruppo Mamè, industria
leader nel settore della forgiatura. Lombar-
do, 41 anni appena, solo la sera prima aveva
confidato a Mirko Zanardini suo compagno
di squadra e amico di sempre: “Tutti abbia-
mo un destino”. Beffardo il suo. Perché
morire in pieno rettilineo a Le Castellet in
questo modo ha dell’incredibile. Tutto è
successo alle 9 di domenicamattina. Le vet-
ture sono schierate. Vicine, vicine. Inizia il
giro di lancio. Fila liscio. Zaugg è in pole,
dietro di lui Amici quindi Geraci e gli altri.
Mamé è in tredicesima posizione. Davanti a
lui nello schieramento Solime. Scattano tut-
ti bene, Mamé addirittura meglio. Passa
davanti ai box, scarica la quarta. Poi ecco il
contatto tra la sua vettura e quella di Solime,
le due LP560 vanno a muro. Petch, Kral e
Cerati si trovano sulla traiettoria e si scatena
l’inferno. Vola in cielo un dieci cilindri, una
portiera, parti di carrozzeria. Scattano i soc-
corsi. E’ bandiera rossa. I primi inchiodano,
Zucchi colpisce chi lo precede. I superstiti
arrivano sul traguardo e spengono i motori
mentre i soccorsi poco più avanti lavorano
furiosamente. Passano minuti che sembra-
no ore. Non si riesce a sapere nulla. Di nes-
suno. Finalmente arrivano al centromedico
del circuito i piloti coinvolti. Solime parte
per Tolone in autoambulanza, (spalla e altre
fratture si dice, poi si saprà: costola e pol-
mone), Mamé è dentro. E non uscirà più.
Alle 11 "cuore generoso" ci lascia.
SULLA PISTA
CALA IL SILENZIO
Sul SuperTrofeo, e non solo, cala il silenzio.
Viene deciso di non correre, di annullare
tutto. Il dolore è troppo forte. Marc
A.Hayek, Peter Knox, Albert von Thurn
und Taxis impegnati nella Endurance
Series con due Lamborghini GT3 decidono
di tenere i motori spenti per "cuore gene-
roso" che è stato portato via dal destino. Un
uomo, AndreaMamé, che ci piace ricordare
come di poche parole e grandi fatti. Unpilo-
ta che lottava per le posizioni, ma anche per
il continuo miglioramento. Un manager di
quelli che in questi tempi sono sempre più
rari e di cui invece avremmo un gran biso-
gno. Impegnato a costruire un radioso
futuro per il suo gruppo, che voleva far
diventare il nr. 1 al mondo nella produzione
di forgiati oltre le 60 tonnellate, non uno
semplicemente concentrato a ridurre l'atti-
vità per stare in piedi sul difficile presente.
Un uomo di vero motorsport che, oltre a
cimentarsi dietro a un volante, si era lan-
ciato nella gestione del circuito di Francia-
corta per il quale stava preparando grandi
progetti. Tutti quelli che l’hanno conosciu-
to non dimenticheranno i suoi modi gentili,
la sua volontà di ferro e l'inarrestabile
voglia di arrivare. Perché come ci aveva det-
to: “Non bisogna mai mollare se l’obiettivo
è migliorarsi”.
MAMÉ E IL PAUL RICARD...
Nel 2011 la sua prima corsa al Ricard. Ancora ricordiamo quando lo incontrammo: era entusiasta
della pista, ma disse che non era facile, bisognava conoscerla bene per non fare errori del cavolo. Lo
scorso anno aveva concluso decimo assoluto la seconda garamentre la prima quinto assoluto. Quando
scese dall'auto venendoci incontro ci disse: "Adesso si che va bene." E proprio parlando del Ricard,
di questa struttura incredibile che si pensò a quanto sarebbe stato bella averla in Italia.