Aggiornamenti e informazioni
sull'incidente di Sophia Floersch
Da Macao - Stan Lee
Sophia Florsch è in attesa di un intervento chirurgico per sistemare la frattura alle vertebre che ha riportato nel tremendo incidente del Grand Prix di Macao. La diciassettenne tedesca è stata sottoposta alle analisi del caso, e sembrano scongiurate lesioni al midollo spinale (si parla di spinal injury e non di spinal cord injury). Un gran sospiro di sollievo in un motorsport ancora scosso dall’incidente di Robert Wickens a Pocono. Vista la dinamica dell’impatto, è difficile pensare ad un esito migliore.
Cosa è successo? La Florsch, che si trovava in coda a Jehan Daruvala, non ha fatto in tempo a rallentare per una bandiera gialla che - per qualche motivo - era ancora in essere dopo il re-start. Quindi ha cercato di scartare, ma ha toccato la vettura dell’indiano, girandosi e non riuscendo a rallentare.
A quel punto, è decollata su uno dei dissuasori blu arrotondati all’interno del cordolo e, alzandosi, ha colpito la vettura di Sho Tsuboi, all’altezza del rollbar, prima di divelgere le reti e centrare il bunker dei fotografi impennandosi dalla parte del casco. Nel punto di rilevamento, successivo alla staccata, la fotocellula ha segnato oltre 276 all’ora, il picco più alto dell’evento, mostrando quanta poca velocità la Florsch avesse perso.
Oltre a Tsuboi (che ha riportato mal di schiena, ma dovrebbe essere OK) sono stati coinvolti due fotografi (trauma cranico e lacerazione del fegato rispettivamente, e un marshal, colpito fortunatamente non dalla vettura, ma da un palo (mandibola fratturata e lacerazioni varie). Tutti coloro che sono coinvolti sono in ospedale non in pericolo di vita.
I soccorsi sono arrivati in fretta, anche se il personale presente, che era a sua volta sotto shock, ha faticato a ritrovare lucidità nel prestare assistenza nei primi secondi. Fortunatamente, sono subito arrivate le ambulanze, dimostrando un ottimo livello di professionalità per questo tipo di corsa. È inoltra ancora una volta emersa la qualità delle vetture prodotte dalla Dallara a Varano de’ Melegari che, pur essendo al termine del loro percorso, rappresentano uno standard altissimo: la deformazione della macchina nella parte posteriore (e anche la deformazione del bunker fotografi in metallo) ha assorbito molta dell’energia consentendo di minimizzare per quanto possibile le conseguenze.