Da Le Mans – Michele Montesano
A distanza di un anno, il circuit de la Sarthe si è tinto nuovamente di rosso Ferrari. Ma questa 24 Ore di Le Mans ha un sapore tutto diverso, quello della conferma. Dopo il successo ottenuto al debutto, in occasione dell’edizione del Centenario, era difficile, se non impossibile, ripetersi. Contro ogni pronostico, la Ferrari ci è riuscita al termine di una gara intensa, dal ritmo serrato, ricca di colpi di scena, condizioni meteo avverse e, quando non inframezzata da safety car, vissuta ogni giro come fosse una gara sprint.
Sebbene la narrazione può avere dei punti in comune con lo scorso anno, questa 24 Ore di Le Mans è maturata in condizioni totalmente diverse. Partendo dal numero e dalla qualità degli avversari, Porsche in primis, che a distanza di un anno si sono presentati sul circuit de la Sarthe decisamente più competitivi e preparati. Senza tralasciare un BoP (Balance of Performance) diverso e l’introduzione del Power Gain per limitare le prestazioni delle Hypercar sopra i 250 km/h.
Un successo sicuramente della squadra che ha saputo riscattarsi dopo un avvio di stagione più difficile del previsto. Lo stesso Antonello Coletta, dopo i festeggiamenti, ha ammesso che l’errore strategico della 6 Ore di Imola è servito per lavorare a fondo ed essere più reattivi in una gara, come la 24 Ore di Le Mans, che è stata inframezzata da diversi scrosci di pioggia.
Una vittoria più dell’uomo che del mezzo. Ne sono l’emblema gli eroi dell’impresa: Antonio Fuoco, Miguel Molina e Nicklas Nielsen, tutti alla loro prima affermazione nella maratona francese. Un traguardo sfumato lo scorso anno, per colpa di un sasso che ruppe il radiatore della loro 499P quando occupavano le posizioni di vertice, e fortemente cercato. Per la Ferrari la gioia è stata doppia, perché anche la numero 50, dei vincitori in carica Alessandro Pier Guidi, Antonio Fuoco e James Calado, è salita sul podio.
Menzione speciale per la Ferrari gestita da AF Corse con Robert Kubica, Yifei Ye e Robert Shwartzman che hanno sfiorato il colpaccio, saltato solamente per un problema tecnico della 499P. Erano nelle prime posizioni quando, rientrata ai box a quattro ore della fine, dalla LMH di Maranello è uscito del vistoso fumo dall’anteriore. La causa pare sia stato un blackout elettrico del sistema ibrido che agisce sull’asse anteriore.
Una gara, quella della 24 Ore di Le Mans, in cui si è deciso di massimizzare il pacchetto e i punti forti della 499P LMH senza cercare di stravolgere la vettura. Come raccontato nel post gara da Ferdinando Cannizzo, Direttore Tecnico della divisione GT ed Endurance della Ferrari, si è lavorato soprattutto sul cercare di ottimizzare il bilanciamento della vettura sulle mescole medie, le più performanti per la LMH di Maranello.
Lo si è visto già dalla partenza in cui le Ferrari, sia di Nielsen che di Giovinazzi, si sono subito fatte largo per poi guadagnare la testa e cercare di allungare. Sempre Cannizzo ha spiegato che l’obiettivo era di creare un margine affinché gli avversari non potessero prendere la scia delle Ferrari poiché, per via del Power Gain, in quel caso le 499P non sarebbero riuscite a difendersi.
Dopo l’ottimo avvio sono arrivate, però, le penalità da scontare. Dieci secondi per tutte le Hypercar del Cavallino Rampante, la numero 51 e 83 per un errore di procedura ai box nel corso delle qualifiche e la numero 51 per unsafe release nel corso della prima sosta. Scivolate alle spalle di Porsche e Toyota, le Ferrari hanno dovuto iniziare quindi la rimonta.
Recupero propiziato anche dal primo scroscio di pioggia. Questa volta, però, gli uomini di Maranello non si sono fatti cogliere impreparati. Innanzitutto, si è cercato di studiare la durata e l’intensità delle precipitazioni, per poi decidere, assieme al pilota in macchina, se restare in pista con le slick o se rientrare ai box per montare le gomme da bagnato.
Se la prima parte di gara si è svolta con le gomme medie, le temperature più basse e la possibilità di pioggia hanno fatto sì che nel prosieguo della gara si sia optato per le soft, in grado di garantire un elevato livello di grip anche in caso di pista umida. Veloce su pista asciutta e in caso di bagnato, la Ferrari 499P ha invece subito il ritmo delle altre Hypercar in caso di pista leggermente umida. Lo si è visto soprattutto quando il tracciato tornava ad asciugarsi dopo i vari scrosci di pioggia.
Anche col calare della notte, tutte e tre le Ferrari si sono dimostrate competitive sfrecciando sul circuit de la Sarthe. Unica sbavatura l’errore di Kubica che in fase di doppiaggio ha tamponato la BMW LMDh di Dries Vanthoor. Manovra penalizzata con uno Stop & go di trenta secondi. Poi la gara, di fatto, è stata neutralizzata dall’acqua caduta abbondante su Le Mans. I piloti sono stati costretti a girare dietro la safety car per quasi sei ore, con il restart che è avvenuto dopo le otto.
Ad emergere nelle prime ore della mattinata è stata Toyota, ma le Ferrari hanno seguito in scia. In questi frangenti il muretto box rosso ha deciso di diversificare le strategie, affinché si potesse massimizzare il risultato. La Ferrari numero 51, che in quel momento era quella più indietro in classifica, godendo di un ampio margine sui diretti inseguitori ha fatto da apripista per l’utilizzo delle varie tipologie di pneumatici.
Di fatto il momento chiave della gara è arrivato a due ore dalla bandiera a scacchi. Dopo un’intesa rimonta culminata con la conquista della leadership, Nielsen è rientrato ai box ma uscendo la portiera destra è rimasta aperta. Dopo vari tentativi, il danese è stato costretto a rientrare nuovamente ai box per farsela chiudere dai meccanici. In questo frangente si è deciso, con un’abile mossa strategica, di sfruttare questo inconveniente come un punto a favore. In Ferrari sono quindi usciti fuori sequenza approfittando della sosta supplementare per caricare altra benzina a bordo.
Rientrato in pista, Nielsen ha quindi spinto per cercare di recuperare terreno e ritrovarsi nuovamente al comando al termine dell’ultima tornata dei box. Infine gli ultimi giri al cardiopalma in cui il danese, con estrema freddezza, ha gestito la benzina residua andando a tagliare per primo il traguardo. Un capolavoro di strategia, quello del muretto box Ferrari, che fa il paio con le minori soste effettuate durante l’aro della gara: 26 contro le 31 fatte dalla Toyota dei secondi classificati José Maria Lopez, Kamui Kobayashi e Nyck de Vries.
Una vittoria ampiamente meritata per Ferrari con la numero 50 che è stata in testa per 72 dei 311 giri totali della gara. I vincitori della passata edizione Pier Guidi-Giovinazzi-Calado hanno tagliato il traguardo terzi ma staccati di soli trentasei secondi rispetto i compagni di squadra. A pesare un contato, avvenuto nelle ultime due ore, tra Pier Guidi e la Toyota di Brendon Hartley con il ferrarista sanzionato con cinque secondi scontati nella sosta successiva.
Per il Cavallino Rampante si tratta dell’undicesima vittoria assoluta nella 24 Ore di Le Mans, la seconda consecutiva dopo quella ottenuta l’11 giugno dello scorso anno nell’edizione del Centenario. Il successo nella classica maratona francese consente a Ferrari di tornare prepotentemente in lotta per il campionato WEC. Seconda in classifica iridata costruttori, a sole nove lunghezze dalla Porsche, e altrettanto in quella piloti con il terzetto Fuoco-Molina-Nielsen. La rincorsa mondiale della Ferrari è ripartita da Le Mans.