Michele Montesano
Il riscatto dovrà attendere. Anche quest’anno per Toyota e Porsche la 24 Ore di Le Mans non ha portato gioie ma solo tanti rimpianti. Tra le Case favorite alla vigilia della maratona francese, sia il costruttore giapponese che quello tedesco sono stati i primi a uscire sconfitti dal circuit de la Sarthe. Nonostante la regolarità della GR010 Hybrid LMH o la superiorità numerica Porsche, entrambe si sono dovute inchinare alla Ferrari.
Dopo la sconfitta subita lo scorso anno, Toyota si è presentata a Le Mans con l’obiettivo di riprendersi lo scettro. A differenza di dodici mesi fa, il BoP (Balance of Performance) è stato meno penalizzante per l’Hypercar nipponica. Ciò lo si è subito visto fin dalle prime prove libere, dove le GR010 Hybrid sono apparse subito competitive con il terzetto composto da Sebastien Buemi, Brendon Hartley e Ryo Hirakawa. Ma a impressionare è stato il ritmo che le Toyota sono riuscite a imprimere durante le sessioni notturne. Perché, anche con il divieto di pre-riscaldare gli pneumatici, le LMH giapponesi si sono rivelate le più efficaci nello sfruttare le gomme, sia soft che medium.
Toyota ha quindi lavorato principalmente sul passo gara e lo si è potuto constatare nel corso delle qualifiche. Se Hartley ha chiuso fuori dai primi dieci, pagando un distacco di un secondo dalla BMW del leader Dries Vanthoor, Kamui Kobayashi ha commesso un errore proprio guidando al limite. Nel tentativo di migliorarsi, il giapponese ha perso il controllo della sua vettura andando in testacoda alle curve Porsche. Ciò ha causato l’esposizione della bandiera rossa e, come da regolamento, la cancellazione di tutti i crono fratti registrare da Kobayashi.
Risultato: entrambe le Toyota hanno preso il via della 92ª edizione della 24 Ore di Le Mans fuori dalla top 10. Questo non ha scoraggiato minimamente la squadra giapponese che, già nelle prime fasi si gara, si è portata a ridosso dei primi. A differenza della Ferrari, in Toyota hanno optato per un assetto da bagnato su entrambe le GR010 Hybrid. Scelta azzeccata visto la quantità di pioggia che è caduta durante la gara, le LMH giapponesi si sono rivelate efficaci guadagnando agilmente la vetta. Ma le Toyota hanno fatto la differenza su asfalto viscido e leggermente umido, soprattutto se confrontato con il ritmo delle Ferrari.
Salite al comando delle operazioni nel corso della notte, dietro la lunga safety car, le Toyota hanno poi dettato l’andatura anche in mattinata. Purtroppo a mancare, nel caso della vettura di Kobayashi, José Maria Lopez e Nyck De Vries, è stata l’affidabilità. Oltre a due forature lente, che hanno costretto i piloti ad altrettante soste supplementari, a rallentare la GR010 Hybrid numero 7 sono state due noie al motore. La prima dovuta a un sensore difettoso e poi sistemato, la seconda a causa di un interruttore attivato accidentalmente da Lopez.
Inoltre, proprio l’argentino, durante un disperato tentativo di rimonta nei confronti della Ferrari di Nicklas Nielsen, si è girato alla chicane Dunlop nel corso dell’ultima ora. Al termine della gara, Lopez ha tagliato il traguardo staccato di appena 14”221, un distacco davvero minimo in una corsa di 24 ore. Quinta, l’altra Toyota ha avuto da recriminare per una toccata da parte di Alessandro Pier Guidi, poi sanzionato di cinque secondi, nei confronti di Hartley.
Pur disponendo di un pacchetto competitivo, così come lo scorso anno, la sensazione è che in Toyota non siano riusciti a massimizzarlo per piccoli inconvenienti tecnici ed errori da parte dei piloti. Ancora una volta i giapponesi non sono riusciti a reggere la pressione, ma si sa nella 24 Ore di Le Mans anche i più piccoli dettagli fanno la differenza.
Reduce da un avvio di stagione più che positivo, con le affermazioni nella 1812 km del Qatar e nella 6 Ore di Spa, Porsche era sicuramente tra i favoriti per la vittoria della maratona francese. Decisamente più matura, sia in termini di velocità che di affidabilità, la 963 LMDh si è dimostrata subito tra le Hypercar più competitive sul Circuit de la Sarthe. A differenza delle prime tre gare del FIA WEC, la vettura tedesca ha però subito un BoP meno favorevole. Nonostante ciò Kévin Estre è riuscito a stampare l’Hyperpole mettendo assieme un giro perfetto.
La musica, però, è drasticamente cambiata già nelle prime battute della gara. Scattato dalla prima posizione, Laurens Vanthoor non è stato in grado di tenere il comando venendo sorpassato dalla Ferrari di Nielsen. Il tallone d’Achille delle 963 LMDh si è rivelata proprio la velocità di punta. Per stessa ammissione di Urs Kuratle, direttore Porsche, i prototipi tedeschi hanno pagato circa 2-3 km/h di velocità di punta in meno rispetto gli avversari. Un problema che su un tracciato come quello di Le Mans, visti i lunghi rettilinei, si è rivelato altamente penalizzante. Anche in scia i piloti Porsche hanno faticato a tenere il ritmo di Ferrari e Toyota.
Di conseguenza il team Penske Motorsport ha cercato di colmare il divario provando ad attuare strategie più rischiose. Ma, viste le condizioni meteo variabili e la lunga safety car notturna, la squadra ha commesso qualche sbavatura che l’hanno penalizzata nell’economia della gara. Al comando delle operazioni, nella mattinata della domenica, la Porsche è scivolata nuovamente alle spalle di Ferrari e Toyota. Soprattutto nel corse delle ultime due ore, quando a Le Mans è tornata la pioggia, le 963 LMDh non hanno avuto il ritmo necessario per lottare per la zona podio.
Il quarto posto di Estre-Vanthoor-Lotterer e il sesto di Campbell-Christensen-Makowiecki è decisamente poco se confrontato con le aspettative iniziali. Inoltre la terza 963 LMDh schierata per l’occasione dal team Penske è stata costretta al ritiro per un errore commesso da Felipe Nasr. Il punto forte è stato sicuramente l’affidabilità, delle sei vetture presenti in griglia Porsche è riuscita a piazzare ben quattro LMDh nelle prime dieci posizioni. Oltre alle due vetture ufficiali, il team Jota ha terminato la 24 Ore di Le Mans all’ottavo e nono posto.
Così come nella 6 Ore di Spa, la squadra inglese ha occupato stabilmente le posizioni di vertice accedendo anche all’Hyperpole con Callum Illot. Proprio il britannico, nel corso delle successive prove notturne, si è però reso protagonista di un incidente danneggiando irreparabilmente la 963 LMDh. Il team Jota ha quindi iniziato una disperata corsa contro il tempo ricostruendo la vettura dal telaio arrivato direttamente dalla fabbrica Porsche. I meccanici hanno lavorato senza sosta fino alla mattinata del venerdì per poi effettuare un breve shakedown sul vicino aeroporto di Le Mans.
Potendo contare solamente sui quindici minuti del Warm Up, La Porsche numero 12 ha quindi affrontato la 24 Ore di Le Mans quasi al buio. Ciò nonostante Illot, Will Stevens e Norman Nato hanno mantenuto un ritmo regolare nell’arco di tutta la gara che li ha portati a chiudere a tre minuti dai vincitori. Una gara solida che ha ripagato lo sforzo di tutta la squadra completato dal nono posto ottenuto da Jenson Button, Oliver Rasmussen e Phil Hanson.
Più complessa la gara del Proton Competition che, esattamente come avvenuto a Spa, è stata rallentata da problemi alla portiera della sua 963 LMDh. La Porsche del team tedesco è stata l’unica a subire un guasto meccanico, all’albero di trasmissione, chiudendo sedicesima e ultima di classe Hypercar. Porsche cercherà di rifarsi già a partire dalla 6 Ore di San Paolo, prossimo appuntamento del WEC, puntando al titolo del Mondiale Endurance. La parziale delusione di Le Mans è stata, però, mitigata dalla vittoria in classe LMGT3 della 911 GT3 R di Richard Lietz, Morris Schuring e Yasser Shahin.