La Csai cancella la F.3 italiana
Massimo Costa e Dario Lucchese
La Csai cancella dal calendario 2013 il campionato italiano di F.3. Dopo quasi mezzo secolo (49 le edizioni disputate) la serie tricolore è costretta quindi a capitolare. Ad influire su questa decisione c’è sicuramente la crisi economica, che ultimamente aveva ridotto lo schieramento a poco più di una decina di vetture e la fuga dei pochi team rimasti in un ambiente che non apprezzavano più. Ma anche l’intenzione, si legge nel comunicato CSAI, da parte della federazione nazionale di concentrare i propri sforzi sulla F.Abarth, il campionato propedeutico lanciato nel 2010 con l’adozione delle monoposto Tatuus spinte dai motori 1.4 Turbo Fiat, e in una prospettiva futura, sulla Formula 4 che potrebbe prendere il via nel 2014.
Una scelta sicuramente non indolore (anche se i team dovrebbero avere già ammortizzato abbondantemente i telai impiegati nella F.3 italiana, dal momento che sono ormai gli stessi dal 2008), che rientra in una “strategia di razionalizzazione dei campionati adottata di concerto con la FIA", recita il comunicato CSAI.
A questo punto ci sarebbe molto da dire, chi ci segue conosce il percorso all'inverso compiuto dalla Federazione che in brevissimo tempo ha sbriciolato quanto aveva tra le mani. Partendo dal fatto che un buon promotore e organizzatore sa concentrarsi su due campionati, partendo dal fatto che soltanto nel mese di agosto venivano recapitati alla nostra casella postale comunicati dove si parlava di rilancio, la morte della F.3 era da tempo segnata.
Bastava parlare con i team manager presenti nella categoria. Ora, che poi ci vengano a raccontare che l'eutanasia della F.3 Italia è stata presa per lasciare spazio alla F.3 europea, questo è veramente troppo. La F.3 nazionale non ha mai influito di una virgola sulla sorte della serie continentale e poi vorremmo sapere come mai i campionati tedesco e britannico proseguono imperterriti nella loro attività... Ci auguriamo che Raffaele Giammaria possa mettere un po' di ordine. Ma gli ci vorrà tempo per rimediare ai danni incalcolabili fatti da coloro che lo hanno preceduto.