19 Giu [18:12]
L'ingegnere Costa racconta:
"La W10 era nata con due grossi errori"
Aldo Costa, ingegnere di lungo corso e da ormai otto anni legato alla Mercedes (ora si reca a Brackley una settimana al mese), in un incontro con gli appassionati avvenuto a Bologna, Palazzo D'Accursio, ha raccontato alcuni curiosi segreti riguardanti il team diretto da Toto Wolff: "Una volta Wolff ci ha portati nelle ex carceri di Oxford, un’altra volta siamo stati nel salone in cui Harry Potter mangiava, non ricordo il nome, credo Christ Church College. Ecco, ogni anno andiamo due giorni a disegnare la mission dell’anno che verrà, ci diciamo tutto, creiamo, pianifichiamo, miglioriamo». Escono magie.
"La Mercedes vincente di oggi nasce dall’insoddisfazione dei piloti. Nei primi test eravamo dietro, più lenti della Ferrari, sul giro e sul passo-gara c’erano dei problemi, Hamilton e Bottas non erano contenti. Così, abbiamo ritoccato, cambiato il sovrasterzo, sistemato le sospensioni, rifatto l’impianto di raffreddamento. E oggi posso dirlo: all’inizio ci sono stati due grossi errori, succede dappertutto, di calcolo e valutazione. Ma tutto ci ha poi portati alla macchina odierna".
"Nei due nostri centri, Brackley e Brixworth, 900 dipendenti da una parte e 700 dall’altra, succede tutto e tutto è sotto controllo, anche come centrale più grande collegata con la pista nei giorni dei Gran Premi. Ci sono tre grandi persone e personaggi dentro a questo sistema: Toto Wolff, carismatico e sorridente, James Allison e soprattutto Niki Lauda. Lui c’è ancora, è sempre con noi. Quando mi vedeva, aveva un modo di salutarmi tutto nostro, irriferibile ma scherzoso, un intercalare italiano. Niki è ancora uno dei nostri leader, a Brackley non veniva quasi mai ma non mancava alle gare e poi si faceva sentire. Nelle fasi operative lui c’era e c’è tuttora. È stato fondamentale nel prendere Hamilton. Posso dire di aver lavorato assieme al mio idolo".
"Abbiamo cinque basi di sviluppo in Mercedes: passione, innovazione, rispetto, determinazione ed eccellenza. E vige la regola del no blame, del non colpevolizzare nessuno. Un esempio fu Wolff quando sbagliammo in un Gran Premio: non diede colpe né volle che si cercassero colpevoli. E poi, da noi, vige il cosiddetto see it, say it, fix it, chiunque deve e può partecipare e se c’è qualcosa che non funziona va detto subito e non sottaciuto. Nessuno escluso".
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