Page 28 - Italiaracing

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MOTO GP
PAOLO SIMONCELLI
Stefano Semeraro
Paolo, come è nata la Marco Simon-
celli fondazione?
«Da un’idea di Carlo Pernat, il giorno del
funerale. Io non sapevo neppure bene cosa
fosse una fondazione, ma Carlo mi ha con-
vinto: ho capito che è un modo per ricorda-
re Marco nel corso del tempo e con la qua-
le si può fare qualcosa di concreto per aiu-
tare gente che ha bisogno».
Il 20 gennaio, il giorno del complean-
no di Marco, cosa succederà?
«Buon Compleanno Sic, con i comici di
Zelig, una cosa nata in cinque minuti insie-
me con Aldo Drudi, Carlo Sgrilli e il com-
missario-sindaco di Coriano. Volevamo
farlo in piazza, invece è stato il commissa-
rio a proporre di farlo al 105 Stadium di
Rimini».
Parliamo del futuro: le piacerebbe
seguire qualche giovane pilota?
«Bella domanda. In questo momento però
è come dar da mangiare a chi non ha fame.
Ho avuto anche proposte per il mondiale, e
da alcuni team per iniziare con dei bambi-
ni. Ma adesso è difficile. In questo momen-
to mi manca troppo il mio bimbo».
Kate, la fidanzata di Marco, lavorerà
per l’azienda che cura il merchandi-
sing di Valentino. Unmodoper resta-
re nell’ambiente di Marco?
«Kate soprattutto voleva continuare a vive-
re a casa nostra, avrebbe potuto farlo anche
con un altro lavoro. E’ stato il primo tenta-
tivo che abbiamo fatto, ci avessero detto di
no avremmo provato da un’altra parte.
L’importante era restare fra Rimini e Ric-
cione, da queste parti».
Il mondo dei motori vi si è stretto
attorno. Forse in altri ambienti più
toccati dallo star systemnon sarebbe
successo…
«Anche da noi stava cominciando ad arri-
vare questo sistema. Forse adesso con la
morte di Marco qualcosa è cambiato. Mi
hanno detto che sono diventati tutti più
buoni…».
Qualcuno dopo la Morte di Marco ha
scritto che le corse andrebbero abo-
lite. D’accordo?
«Sono i soliti stronzi. Da quando son bam-
bino io, ogni volta che muore qualcuno han
da dire qualcosa. Sono ragionamenti che
non hanno senso. Nel motociclismo oggi la
sicurezza è enorme, purtroppo dove c’è
velocità c’è pericolo. In quel momentoMar-
co doveva essere lì, doveva succedere quel-
lo. Se uno provasse a fare un film potrebbe
tentare di girare mille volte quella scena,
non ci riuscirebbe».
Le fa impressione vedere quanto
affetto, non solo in Italiamanelmon-
do, continua a riversarsi su Marco?
«Me ne stupisco anch’io. Magari voi che
siete più a contatto con il mondo potreste
spiegarmelo. E’ veramente una cosa strana.
Marco era speciale, mi ero accorto di quan-
to fosse accettato dalla gente, ma una cosa
così… Se porta qualcosa di buono mi rende
orgoglioso».
Cosa cambierebbe nel Mondiale?