Page 29 - Italiaracing

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«L’unica cosa che può migliorare, visto il
livello tecnico che è altissimo, sono le gom-
me. Non è l’elettronica che fa male, anzi,
aiuta ad andare forte e a non cadere. Con
moto che sono ormai gioielli di ingegneria
bisogna avere gomme all’altezza. La mono-
gomma porta ad un abbassamento della
qualità, la concorrenza porta allo sviluppo».
Rimpianti?
«Non ho nessun rimpianto. Lui faceva
quello che gli piaceva, noi l’abbiamo aiuta-
to a realizzarsi. Marco aveva dentro una
forza spaventosa. Ed era felice».
C’è un’immagine di Marco a cui è più
legato?
«Non c’è un episodio. Tutta la vita andreb-
be ricordata. Anche perché siamo sempre
stati molto uniti, io lo seguivo fin sulla gri-
glia di partenza: perché lui voleva così. Non
accade spesso fra genitori e figli in questo
mondo».
Come avete fatto a mantenere un
rapporto così stretto?
«C’è un periodo nella vita, fra i 13 e i 18 anni
in cui un figlio si sente grande, e i genitori,
c’è poco da fare, rompono. Io e Marco sia-
mo riusciti a superare il momento, a capi-
re che lavoravamo tutti per uno stesso
obiettivo, che era il suo».
Valentino Rossi ha detto che per
Natale avrebbe voluto indietro il
Sic…
«Valentino, non l’ho più visto né sentito.
Non lo so».
Ci è rimasto male?
«Punto e a capo».
Cosa direbbe domani a un padre che
vede il figlio iniziare la carriera di
pilota?
«La cosa importante è che il figlio abbia un
obiettivo, non importa che sia fare il medi-
co, l’avvocato, il calzolaio o il corridore. Se
ha un obiettivo non può prendere strade
sbagliate. Ma se tu glielo togli, lo rendi più
fragile, più vulnerabile. I rischi li corri
anche andando a piedi per strada, se suc-
cede qualcosa lo devi accettare, anche se è
qualcosa di strano come quello che è suc-
cesso a noi, perché ormai le corse sono sicu-
re, non è più come una volta che correvi in
mezzo ai marciapiedi. Non puoi negare un
sogno ad un ragazzino».
Lei è religioso?
«A dire il vero lo sono sempre meno. Que-
ste cose mi fanno incazzare. Forse Dio
dovrebbe stare più attento. Mia madre ha
novant’anni e da vent’anni è sempre in
carrozzella… Il fatto è che i figli non devo-
no morire prima dei genitori. Bisogna
cambiare il regolamento, fare una regola
nuova».
Simoncelli, ci dice come si fa a vive-
re nell’ombra di questo dolore enor-
me?
«Onestamente, ancora non vivo. Tiriamo
avanti. Aspettiamo, piano piano. Abbiamo
un’altra figlia, un’altra bimba da tirare su.
Bisogna andare avanti, soprattutto per lei».
I rischi li corri anche
andando a piedi per strada, se
succede qualcosa lo devi accettare,
anche se è qualcosa di strano
come quello che è successo a noi,
perché ormai le corse sono sicure,
non è più come una volta che
correvi in mezzo ai marciapiedi
PAOLO SIMONCELLI