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IL RICORDO
GIANPIERO MORETTI
Alfredo Filippone
La notizia, purtroppo, era attesa: si sapeva
da tempo che Giampiero Moretti non sta-
va bene. A 67 anni, il gentleman driver e
imprenditore lombardo, ha dovuto arren-
dersi al tumore contro cui lottava da anni.
Se ne va un personaggio irripetibile, davve-
ro uno degli ultimi romantici delle corse. Lo
ha fatto in punta di piedi, con l’eleganza di
sempre: quando il male lo ha aggredito, è
uscito dalle scene delle corse per andare a
combattere la sua personale battaglia, pre-
ferendo non farsi vedere più ed evitare
imbarazzi e pietosismi. E così, di lui ci
resterà per sempre l’immagine gioviale ed
entusiasta dell’imprenditore e del team
owner di successo, sempre con mille pro-
getti, del personaggio che irradiava una
simpatia e una gioia di vivere coinvolgenti.
Giampiero è stato, innanzi tutto, il “signor
Momo”, il creatore di un’azienda corsaiola
che non ha bisogno di presentazioni. Crea-
ta negli anni ’60, laMoretti-Monza, è decol-
lata grazie ai volanti e ai cerchi per poi
diventare un vero impero dell’equipment
sportivo e tecnico e spaziare sino ai karto-
dromi. Cominciò tutto con quel volante un
pò strano, dall’impugnatura più spessa, che
un amico gli presentò e che John Surtees
adottò nel 1964: Giampiero aveva il fiuto
dell’imprenditore vero e non perse mai
un’idea, specie se avveniristica. Nel 1995,
vendette la maggioranza del pacchetto
azionario alla Mercury Holding americana,
ma è rimasto simbolicamente alla guida
della sua azienda sino all’ultimo.
Col successo commerciale dei suoi prodot-
ti arrivò la possibilità di correre, da gentle-
man driver doc, in un’infinità di categorie
e su una sfilza di vetture diversissime, con
una preferenza per le GT e le Sport dell’epo-
ca d’oro. Basti ricordare il periodo delle
Porsche 935 (successo al Giro d’Italia ’79
con Schon e Radaelli) e 962, immancabil-
mente rosse a strisce gialle con le quattro
lettere magiche della Momo. Ma il nome di
Moretti rimane soprattutto legato alla Fer-
rari, che lui riportò col proprio team nelle
gare americane, alla fine degli ’80, dappri-
ma con le GT, poi con la stupenda 333 SP,
che segnava il rientro, seppur non ufficia-
le, del Cavallino nei prototipi e portò una