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sfilza impressionante di successi in IMSA,
coronati dai successi del 1998, quando la
sua macchina centrò la “triple crown” 24
Ore di Daytona-12 Ore di Sebring-6 Ore di
Watkins Glen, con Didier Theys, Arie
Luyendyk e Mauro Baldi. A Daytona, dove
si può correre in quattro, vinse pure lui,
anche se fece pochi turni di guida e gli ulti-
mi, trionfali venti minuti, con i compagni,
che ne conoscevano l’estro scherzoso, a rac-
comandarsi: “Giampiero, per l’amor di Dio,
non fare cazzate…”. Fu proprio lui a con-
vincere Piero Ferrari, di cui era amico, a
varare nel 1994 quell’incredibile 333 SP che
rifece l’immagine della Ferrari negli USA e
che forse non sarebbe mai nata se Moretti
non fosse andato aMaranello qualchemese
dopo, quando era iniziata la nuova era di
Montezemolo. Già, l’America… Moretti è
uno di quelli che può davvero dire di aver-
la conquistata, sia come imprenditore sia
come uomo di gare. Lì ha lasciato un’im-
pronta indelebile di imprenditorialità e di
classe “made in Italy”. Mi viene in mente il
ricordo di una gara IMSA in una landa
sperduta e desertica del Mid-West, forse in
Kansas, non lo ricordo nemmeno, sotto un
solleone impietoso. Dopo le qualifiche, si
girava tutti senza sapere cosa fare nell’im-
provvisato paddock, quasi depressi. A sal-
vare la situazione poteva essere solo Giam-
piero: “Bè, ragazzi, qua l’unica cosa da fare
è una bella spaghettata”, e il camper diven-
tò il centro del mondo…
Sono in tanti, ovviamente a ricordarlo con
affetto e con gratitudine, perchè non va
scordato che a lui devono la carriera o par-
te di essa in molti. “Sono addolorato, per
me Giampiero è stato lamia rivincita”, scri-
ve dall’America Max Papis. “Aveva quella
classe innata e quella creatività che solo gli
italiani possono avere. A volte inmodo con-
fuso e disorganizzato, ma ne venivamo
sempre fuori, non si sa come. Era un gran-
de e io gli devo tanto”, rincara Didier Theys.
“Mi chiamò la prima volta agli inizia degli
Anni ‘80”, ricorda Mauro Baldi, “e legam-
mo subito. Poi ci fu quell’incredibile serie
di successi inAmerica, con lui ad orchestra-
re tutto, ma non va scordato che era anche
un’ottimo gentleman-driver. Ci siamo
divertiti tanto, con lui si rideva e si scher-
zava sempre, ma sul lavoro sapeva essere
serissimo. Ha vissuto la vita appieno, in tut-
ti i sensi, e ha fatto bene. Lo rivedo con l’im-
mancabile antico toscano in bocca. Fuma-
va quelli lunghi, li tagliava a metà, dieci al
giorno ne fumava. Vedendolo, mi è venuta
la voglia di provare, io che non avevo mai
toccato una sigaretta. Ecco, mi ha lasciato
il vizio del toscano…”
Sotto, Moretti nel 1971 a Monza
con una Ferrari 512 M.
Sopra, assieme a Papis, Wolleck e Theys
sul podio di Daytona nel 1996