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FORMULA 1
IL CASO
Massimo Costa
Buongiorno Italia. Prima i telegiornali
nazionali del venerdì sera, poi praticamen-
te tutti i giornali il sabato mattina, ci han-
no informato, con un certo stupore, che
l'Italia si ritrova senza piloti nel mondiale
F.1. Vitaly Petrov, reo di aver sottratto il
sedile della Caterhama Jarno Trulli (nostro
ultimo baluardo difensivo) è stato denigra-
to in mille modi. Il pilota abruzzese, in F.1
dal 1997 quando debuttò con laMinardi, ha
accolto con stile la telefonata del teamprin-
cipal Tony Fernandes e con altrettanta clas-
se ha rilasciato le dichiarazioni post licen-
ziamento. Trulli non vive suMarte ed è ben
consapevole che le piccole squadre come la
Caterham necessitano di grandi finanzia-
menti. Petrov poteva permettersi di spen-
dere 12 milioni di euro per correre (questa
sarebbe la cifra), soldi importanti, e dun-
que ha bussato con forza alla porta della
Catheram trovando così la possibilità di
disputare la sua terza stagione in F.1. Trul-
li ha fatto la sua lunga e bella carriera, sem-
pre da pilota professionista. Minardi,
Prost, Jordan, Renault, Toyota, Lotus poi
divenuta Caterham. Ha totalizzato 252
Gran Premi, 256 le presenze. Una vittoria
con la Renault, quattro pole, undici volte
sul podio, quindici volte in prima fila.
Numeri importanti, la sensazione finale
che forse poteva ottenere molto di più.
L'uscita di scena di Trulli segue a ruota
quella di Vitantonio Liuzzi, rimasto fuori
dalla HRT nonostante avesse un contratto
firmato. Chi segue Italiaracing con atten-
zione, ricorderà che abbiamo più volte pro-
posto il problema del grande rischio che
l'Italia si ritrovasse senza piloti in F.1. Già
12 mesi fa realizzammo una inchiesta in
merito (chi scrive se ne è occupato anche su
Autosprint) cercando di capire qual è la
situazione nelle altre categorie, quelle dove
si formano i giovani piloti. E ne abbiamo
sempre tratto conclusioni piuttosto deso-
lanti. Per anni infatti, Trulli e Giancarlo
Fisichella, poi Liuzzi, hanno permesso di
nascondere il problema di un vivaio trico-
lore molto debole. Finiti fuori pista loro,
ecco il baratro.
Terminati i tempi in cui Flavio Briatore, col
suo programma junior piloti, e Giancarlo
Minardi con la propria squadra, hanno
offerto un concreto aiuto ai nostri piloti,
tra questi proprio Fisichella e Trulli, sono
cominciate le difficoltà. Nell'ultimo decen-
nio ci hanno provato Gianmaria Bruni e
Giorgio Pantano, ma non sono andati più
in là di una stagione. Luca Filippi era riu-
scito a divenire tester della Honda e per
Andrea Caldarelli pareva prospettarsi un
futuro luminoso, inizialmente come tester
poi chissà, in Toyota, ma i due colossi giap-
ponesi si sono ritirati dalla F.1 proprio
poco dopo aver prospettato ai due italiani
fatti concreti. Caldarelli poi provò anche la
Ferrari, a fine 2010, con ottimi risultati,
ma non se ne fece nulla. Chissà perché.
Ora che la nave tricolore della F.1 è affon-
data, ma presentava già diverse falle a bor-
do e si stava piegando sempre più su se
stessa, c'è stupore. E si legge un po' di tut-
to. Come dice il nostro collega e amico
Roberto Chinchero: "Diffidate di chi ci
vuol far credere che l’Italia sia una culla di
talenti tutti sfortunati e fuori dai giri che
contano: è una balla". Come abbiamo spes-
so ricordato, le occasioni bisogna conqui-
starle, le carriere, i percorsi da intrapren-
dere, vanno costruite con intelligenza. È
fondamentale confrontarsi sempre nelle
migliori categorie europee, fin da quando
si debutta in monoposto. Far trascorrere
gli anni inutilmente in campionati di
secondo piano, lontano dai riflettori di chi
può sostenere una carriera, è solo una per-
dita di tempo. Si parla tanto di crisi econo-
mica italiana. È vero, la crisi c'è. Ma esiste
anche negli altri Paesi del continente. E
nascondersi dietro questo paravento per
non far trasparire errori gestionali è piut-
tosto facile. Si incolpa la CSAI di non por-
tare in F.1 i nostri piloti. Ma, pur avendo
numerose colpe, la nostra Federazione
non può certo accollarsi le spese per por-
tare nel mondiale uno o più piloti. Quello
che deve fare e che diciamo da tempo, è
creare le condizioni necessarie affinché si
crei un movimento di giovani. Con il Fer-
rari Driver Academy si è finalmente avvia-
ta una politica che potrebbe dare i suoi
frutti tra qualche anno, ma questo testimo-