Page 42 - Italiaracing

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L’INTERVISTA
ANDREA PONTREMOLI
Ingegner Pontremoli, è soddisfatto
del 2011 della Dallara?
“Sì, soddisfatto, perché in un momento di
crisi siamo riusciti a crescere e nel contem-
po ad andare incontro alle esigenze del
mercato, adeguando i nostri prezzi. Abbia-
mo realizzato prodotti sempre più di qua-
lità ad un prezzo corretto. Ciò è stato pos-
sibile grazie ad un lavoro interno di razio-
nalizzazione che porta frutti ora, ma che li
porterà anche in futuro con benefici per
noi e per i nostri clienti”.
Quali sono stati i settori da cui sono
venute le soddisfazioni più grandi?
“Non c’è stato un settore in particolare,
tutti hanno lavorato al meglio, portando il
loro contributo”.
E le vittorie più importanti, anche in
prospettiva futura?
“La vittoria più importante probabilmen-
te è stata contrastare la crisi attraverso
l’innovazione”.
Automotive e racing: vogliamo ana-
lizzare i successi e le prospettive di
questi due settori?
“Per quanto riguarda il racing, è in atto
una profonda trasformazione e questa va
gestita partendo sempre dall’innovazione:
bisogna cambiare il modo di fare le cose
per ottenere risultati superiori alle aspet-
tative dei nostri clienti.
Quest’anno il fatto di aver dato alla luce tre
nuove vetture, la nuova Indy, il nuovo
World Series Renault e la nuova F3, ne è
un esempio. Se non fossimo riusciti a for-
nire un prodotto di qualità, con prestazio-
ni superiori, il mercato non ci avrebbe per-
messo di fare questi nuovi prodotti”.
E per l’automotive?
“Il settore sta crescendo velocemente.
Molte delle tecnologie usate nel racing
stanno avendo successo n0el mondo auto-
motive, come l’utilizzo della fibra di carbo-
nio, l’aerodinamica, la simulazione della
dinamica del veicolo, che sono le tre aree
in cui stiamo investendo.
La spinta verso il green si traduce infatti
nella progettazione di macchine sempre
più efficienti, leggere, con una buona aero-
dinamica, che quindi consentano di ridur-
re i consumi a parità di prestazioni”.
Il 2011 è stato un anno importante
per l’espansione dei progetti ameri-
cani della factory: può farci il punto
della situazione e parlarci di ciò che
accadrà l’anno prossimo?
“La factory è terminata e sono state conse-
gnate nel nuovo edificio le prime 15 Indy-
car. La nostra previsione è di procedere
con l’official opening il giorno della 500
miglia di Indianapolis. Per noi, è una tap-
pa molto importante perché, oltre a
costruire le nuove vetture per la Indy e fare
da centro di distribuzione per i ricambi, ci
consentirà di creare un polo di engineering
per la consulenza”.
Una crescita per tutto l’indotto ame-
ricano quindi?
“Esatto, perché ci sarà maggior valore per
la Dallara nel suo complesso, ma anche
una crescita economica nell’area dello
Speedway per chi lavora nel mondo racing.
Ci sono già decine di fornitori della nuova
Indy che si sono basati ad Indianapolis, nei
pressi della nostra sede”.
In un momento di crisi economica
profonda e globale come l’attuale,
l’analisi e la ricerca di nuovi merca-
ti diventano vitali. Verso quali oriz-
zonti sta guardando la Dallara?
“Sicuramente gli Stati Uniti sono un’area
dove stiamo andando. Altre aree sono l’In-
dia, dove nell’ultima gara di F1 si è visto
che la passione per il motorsport è sor-
prendente, cosa che in Cina per esempio
non è ancora vera. L’altra area è il Medio-
oriente, dove la cultura del motorsport è
molto diffusa, basta vedere il numero di
circuito che ci sono negli Emirati. In que-
sti nuovi paesi, la nostra intenzione è
costruire un percorso per i giovani piloti
partendo dalle formule addestrative fino
ad arrivare alla F1 o alla Indycar”.
Con la nascita del Mondiale Endu-
rance vedremo la Dallara intensifi-
care il suo impegno di consulenza in
questa categoria che sembra poter
attirare l’interesse di tanti impor-
tanti marchi mondiali?
“Sicuramente per Dallara è un’area
importante. Già oggi siamo presenti con
attività di consulenza e produzione con
prestigiosi marchi. L’aumento di interesse
su questo tipo di categoria ci porterà ad
avere una crescente mole di attività”.
Parliamo del simulatore: soddisfat-
to del plus tecnologico e di immagi-
ne che ha significato per la Dallara?
“Per quanto riguarda l’immagine, non
abbiamo fatto leva su questa in modo
estremo. Sono soddisfatto per la tecnolo-
gia perché ha consentito una crescita del
know-how dei nostri ingegneri: oggi riu-
sciamo a capire meglio le interazioni fra le
varie componenti di un auto (motore,
peso, aerodinamica ecc…). Il simulatore ci
aiuta a trovare il miglior package, avendo
simulazioni rappresentative della realtà
prima di costruire la macchina e, quindi,
riducendo i costi”.
Cosa dice chi l’ha provato?
“E’ rimasto sorpreso dalla versatilità dello
strumento e della coerenza dei risultati
con la pista, dove gli scostamenti in termi-
ni di tempistiche sono ridottissimi.
Si sta inoltre rivelando uno strumento uti-
le per i grandi OEM (produttori di motori,
elettronica, gomme, vetture…), come per i
racing team, che possono provare diversi
set-up e/o soluzioni, verificando la sensi-
bilità della vettura ai cambiamenti.
E poi non dimentichiamo il pilota che ha
l’opportunità di addestrarsi con nuove vet-
ture o nuovi circuiti, migliorando attraver-
so il colloquio con gli ingegneri di pista la
comprensione della dinamica della vettu-
ra”.
Il drammatico incidente di Indiana-
polis ha mostrato che anche sul pia-
no della sicurezza, carissimo a Dal-
lara, esistono sempre sono margini
di miglioramento.
Che novità vedremo in questo cam-
po?
“L’incidente di Dan Wheldon ci ha profon-
damente scosso e ci dice che strada è anco-
ra lunga in questo sport, che è per defini-
zione pericoloso. La nuova Indy, sviluppa-
ta proprio da Dan, ha alcune soluzioni che
sono state pensare per aumentare la sicu-
rezza. La sicurezza comunque è un lavoro
continuo che deve essere fatto tra i diver-
si stakeholder, come i costruttori di circui-
ti, gli organizzatori, chi scrive i regolamen-
ti, i piloti: tutti devono avere lo stesso
obiettivo di ridurre i rischi, sempre pre-
senti”.
La F.1 e il motomondiale sono alle
prese con una ristrutturazione
indotta dalla crisi economica globa-
le. Come vede, in generale, il futuro
del motorsport?
“Credo che se non ripensiamo il modello
che è dietro il motorsport, avremo crisi
sempre più forti. Il motorsport deve esse-
re più vicino alle nuove generazioni e più
vicino alla vita di tutti i giorni, di modo che
sia visto come un centro di ricerca per il
motorismo ed un elemento di divertimen-
to.
Occorre essere attenti agli strumenti che le