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FORMULA 1
ANTEPRIMA MELBOURNE
Se c’è una cosa apparente immutabile, nel
panorama in costantemovimentodelmotor-
sport, è Bernie Ecclestone. Ultraottantenne
ma vispo come un teenager, cinico, vulcani-
co, iperattivo, Bernie seppellisce avversari e
polemiche e ogni giorno ha un’opinione da
lanciare, un commento da stampare su ciò
che avviene. La vigilia del nuovo campiona-
to è il momento giusto per interrogarlo su
cosa si aspettadal 2012,maper riuscirci biso-
gna alzarsi presto la mattina. Come lui. «Mi
sono svegliato alle 7 di mattina, ho iniziato
subito a lavorare – dice il Supremo – e non
so ancora quando finirò».
Tanto lavoro è dovuto anche ai proble-
mi di budget di tanti team?
«Mettiamola così: c’è ancora tanta gente in
F.1 che indossa occhiali con le lenti tinte di
rosa. A loro piace vedere il mondo come vor-
rebbero che fosse: meraviglioso, con il sole
splende, e una vita che non potrebbe essere
più meravigliosa – e non come è davvero. Il
lato brutto di quegli occhiali è che ti rendono
cieco davanti alla realtà».
Il suo consiglio, a chi indossa quegli
occhiali?
«Cambiate il colore delle lenti e allacciatevi
le cinture. Smetteteladi spenderepiùdi quel-
lo che dovete».
Cosa intende esattamente?
«I teamdevono imparare ad essere competi-
tivi senza spendere tonnellate di denaro.
Devono concentrasi di nuovo sulle cose fon-
damentali – sulle corse, investendo nello
sport – e non inseguendo motorhome farao-
nici e ogni tipo di divertimento».
Ma lei intende consigliare il risparmio
anche a team ricchi come Red Bull,
McLaren, Ferrari?
«E’ da tempo che abbiamo questo problema,
perché ovviamente loro spendono tuttoquel-
lo che possono. Potremmo imporre un tetto
di spesa per tutti i team– sulla base del bud-
get delle squadre più piccole – ma i grandi
team si sono sempre opposti fieramente».
Nonostante la loro opposizione il tetto
potrebbe entrare in vigore nei prossi-
mi anni?Magari come conseguenza di
un nuovo Patto della Concordia
«Sì, potrebbe succedere, e io sicuramente lo
accoglierei favorevolmente. Proprio ora sia-
mo nel mezzo delle trattative».
Non è preoccupato dai problemi di
coesione della F.1? Da un lato ci sono
attori globali come Ferrari, Merce-
des, Red Bull che non puntano ad
altro che a vincere, dall’altra team le
cui ambizioni non sono così facili da
capire…
«Be’, nel football c’è un detto saggio: la rispo-
sta la dà il campo. Vale anche per la F.1. Tut-
ti vogliono vincere, no?Meglio riesci a fare in
pista, migliore sarà la tua immagine. Devono
capire tutti questo messaggio».
I piccoli team sono condannati a
ingaggiare piloti paganti?
«Il termine piloti paganti nonmi piace. Han-
no sponsor dai portafogli molto capienti che
li sostengono. Che c’è di sbagliato in questo?
Non ho mai visto un pilota che usasse i pro-
pri soldi per correre».
Ma quando uno degli sponsor che ha
promessodi finanziareunpilotasi tira
indietro?
«E’ una rottura del contratto. Io lo porterei
in tribunale».
Negli ultimi 30 anni piloti e teamsono
andati e venuti dalla F.1, la FOTA si è
praticamente autoeliminata, e la FIA,
l’ente che deve governarla, è qualcosa
di virtualmente invisibile. E’ lei l’unica
costante della F.1?
«Sono ancora qua, questo è vero! La verità è
che non è facile trovare un accordo fra tutte
le parti coinvolte. Capita anche nella vita di
tutti i giorni: è già difficile mettere d’accordo
due persone, immaginate dodici team prin-
cipal! Parlando della FIA, non vediamo forse
i loro rappresentanti in giacca blu ad ogni
corsa?Quindi non sono invisibili. Credetemi,
lavoromoltissimo permantenere l’equilibrio
fra tutte queste componenti e le loro esigen-
ze».
Però il fatto di essere nell’ambiente da
tanto tempo per lei è un vantaggio, nel
giocare questo ruolo?
Bernie Ecclestone
con Sebastian Vettel,
il favorito designato
dal “padrino” della F.1