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Stefano Semeraro
Sussurri e grida. Il caso del GP del Bahrain che Ber-
nie Ecclestone e la FIA vogliono assolutamente
correre sta diventando un tormentone amaro, fat-
to di voci pubbliche e opinioni private, di interes-
si contrapposti e rischi palesi che potrebbe porta-
re la F.1 in uno dei peggiori vicoli ciechi della sua
storia. Le premesse sono note: in Bahrain da più di
un anno è in corso una rivolta contro il governo
costata per il momento la vita a 45 persone – ma
gli incidenti sono all’ordine del giorno - che già nel
2011 aveva condotto alla cancellazione dell’appun-
tamento mondiale e che quest’anno ripropone
drammaticamente la situazione. I ribelli minaccia-
no manifestazioni (o addirittura attentati) se il Cir-
cus sbarcherà nel golfo fra due settimane, gli orga-
nizzatori, in primo luogo il presidente del circuito
di Al Sakhir, Zayed R Alzayani, sostengono che la
situazione è sotto controllo, la famiglia reale (che
sborsa 40 milioni di euro nelle tasche di Ecclesto-
ne, della FOA e della FIA) è grandissima fan della
F.1 e la disputa del GP aiuterà la nazione a unirsi e
l’economia locale a risollevarsi. In questo scenario
si muovono gli umori di team e piloti. Secondo
quanto riportato dal Times, molte delle squadra
avrebbero preparato per i loro staff un doppio
biglietto di ritorno dalla Cina, uno con destinazio-
ne Bahrain e l’altro che prevede il rientro in Euro-
pa via Dubai, nel caso la FIA decida all’ultimo
momento di abolire il GP.
C’è chi, come Eric Boullier, boss della travagliata
Lotus, ha pubblicamente sostenuto la disputa rego-
lare della corsa. La McLaren, fra i cui proprietari c’è
il fondo sovrano del Bahrain Mumtalakat, si è
rimessa alle decisioni degli organizzatori, molti
team in pubblico fanno spallucce e si dichiarano
pronti a gareggiare, mentre in privato, secondo
quanto riferiscono fonti (peraltro anonime) della
stampa britannica, non vedono l’ora di evitare la
trasferta. «Speriamo tutti che la FIA annulli la gara
– avrebbe dichiarato al Guardian un anonimo team
principal – perché dal punto di vista legale e del-
l’assicurazione abbiamo l’ok per andare, ma è il fat-
to che ogni giorno ci sia un nuovo problema in
Bahrain ci preoccupa molto».
Poi c’è il fronte degli oppositori netti, nel quale spic-
ca l’ex-campione del mondo DamonHill. «La situa-
zione in Bahrain è sempre più incandescente – ha
dichiarato Hill - il Presidente del comitato per i
diritti umani Alkhawaja è in una grave situazione.
Mancano solo due settimane alla corsa, ma credo
che se passasse l’idea che la FIA è indifferente a ciò
che sta succedendo laggiù per la F.1 non sarebbe
una bella cosa. Le misure di sicurezza necessarie a
garantire la regolarità del GP sarebbero enormi, e
sarebbe errato per il motorsport dare l’impressione
di schierarsi a fianco di una delle due parti in con-
flitto». Parole sagge.
Che il Bahrain non sia un posto adatto a correre un
Gran Premio in questo momento è abbastanza evi-
dente, ma la F.1 ha un codice “etico” molto pragma-
tico da rispettare: contano i miliardi, più delle per-
sone. La domanda però è: se la gara dovesse svol-
gersi e succedesse qualcosa di grave, chi si assume-
rebbe la responsabilità? Medita, Bernie, medita…
IL BARATRO DEL
BAHRAIN